Non si accettano caramelle dagli sconosciuti, ma gli zuccherini …

Cielo promette pioggia, destinazione vicina e salita breve: Monte San Giorgio, da Piossasco. Lasciate la macchina alla sbarra. Controllate gli avvisi esposti, mica che vi sfugga una banalità come “Divieto di accesso al parco causa battuta di caccia al cinghiale”. L’esperienza insegna. Oggi il cartello parla di una salita in notturna pianificata per la sera stessa, luna piena. Quindi tutto tranquillo. E allora su, per la strada sterrata nel bosco, perché il sentiero, mica sei mai riuscita a trovarlo. Solo qualche scorciatoia. Due caprioli che vi tagliano la strada e si fermano a guardarvi vi fanno quasi sentire importanti. Il tempo che ancora regge mette di buon umore. In un’oretta siete su.
Quando la strada esce dal bosco, si affaccia su un bel prato inclinato, da cui si lanciano con il parapendio. Ora non c’è nessuno. Sorridi al cartello “Vietato Volare”. Ti fermi a guardare il panorama e senti un “Oh ma anlura a ie cheidun!”(Oh ma allora c’è qualcuno!). Ed ecco due simpatici pensionati, stupiti che sia salito qualcuno anche oggi che il sole non c’è. Dimentiche delle raccomandazioni della mamma, accettate uno zuccherino da uno sconosciuto, ma a questa età nessuno più pensa di fregarvi con uno zuccherino: o ha la Z4 o niente. I due si stuzzicano su chi è più vecchio e acciaccato, loro che vengono qui tre volte a settimana, perché le mogli li mandano fuori casa. E quando tornano a casa si sentono dire “Oh, ma sei già qui?!”. Un po’ di chiacchiere, poi iniziano a scendere, avvisandoci “C’è la chiesa più in là, bisogna andar a dire la preghierina, non che serva eh..” E con questo ottimismo, proseguite poco oltre verso la chiesa, che la preghierina non servirà, ma il panorama merita. Anche stavolta, valeva la pena di salire: Monviso, e tutte le altre intorno, che il nome non lo ricordi. Non ci fosse foschia, vedresti anche il Musinè, che sa di casa. Lasciate l’immancabile rima sul libro di vetta, scattate un paio di foto, e poi giù, si scende. Presto si raggiungono i due degli zuccherini, che allungano il passo e non vi mollano più. E la socia che doveva far pipì, e se la tiene. Uno è più spavaldo, chiacchiera a manetta e lascia indietro l’amico controllandolo ogni tanto “Luigin, anduma trop fort?(andiamo troppoo forte?) perché sapete, lui è vecchio” . Ti fa impelagare sul bordo strada per annusare il rododendro nano. Ti spiega che quella puntarella lì si chiama Rubatabo, perché una volta i buoi ci rubatavano, cadevano, tanto era ripida. “E poi ci siete mai andate alla Sacra di San Michele? E poi…”
E poi mai che un paio di bei quarantenni ci attacchino un bottone così? Eh ma questi son più motivati, han la moglie che li aspetta a casa da trent’anni, ritardano il rientro il più possibile…
“Ma poi Randa, non credi che saremo così anche noi da vecchie: tu davanti che parli anche con i muri e importuni i ragazzini, io che arranco paziente dietro? ” Che belle prospettive.
All’arrivo alla sbarra chiediamo se andranno a far la salita notturna citata nel cartello. “Mi? A m’antrapu già parei, figurte se a sa sciaira nen” (Io? Mi inciampo già così, figurati senza luce”)

Randagia, che si inciampa già così, e non ha ancora la pensione