“Randa, domani niente sci, andiamo al mare.”

“Bene! Non avevo proprio voglia di svegliarmi presto per andare a sciare!”

“Infatti, ti sveglierai presto per andare al mare: alle 5.30 da me.”

Ecco, la mia vita è piena di illusioni che durano meno di 5 secondi.

Circa due ore e mezza di auto e 40 euro di autostrada separano Torino da Sestri Levante, ma se il meteo è bello solo al mare, noi andiamo al mare. Beh, il mare a modo nostro con scarpette e bastoncini, lungo il sentiero che collega Sestri a Riva Trigoso. Alcuni amici hanno condiviso qualche foto di questo percorso su Facebook qualche giorno fa (Grazie!) e andiamo a vedere anche noi.

Partiamo così presto non perché ve ne sia reale necessità, ma perché non sopportiamo il traffico. Abbiamo quindi tutto il tempo per una buona colazione in pasticceria. Parcheggiamo vicino alla stazione e attraversiamo il paese a piedi. In centro i parcheggi sono per lo più con disco orario 1-2 ore o a pagamento e nessuna delle due condizioni fa per noi. Una sosta alla pasticceria Dolcemente ci da la carica per iniziare.

Il sentiero per Punta Manara inizia proprio dal centro del paese (Su gulliver descrizione e traccia), su una mulattiera lastricata che sembra nuova di pacca. Il sentiero è panoramico, ben alto sul livello del mare.

Vista su Sestri da Ciappa ddu lu (pietra del lupo)

A neanche un’ora dalla partenza, deviamo verso la nostra prima meta: il mare di “Ciappa du Lu” (Pietra del Lupo. Un sentiero un po’ ripido ma ben visibile conduce verso una baia rocciosa tutta per noi. Qualcuno fa il bagno e ne esce “frizzante” come la temperatura dell’acqua, qualcuna si sdraia al sole sapendo che la giornata sarà ancora lunga.

Arriviamo a Punta Manara che c’è folla, da qui si vede il golfo di Riva Trigoso, la Fincantieri e in fondo lo Scoglio dell’Asseu. Per non farci mancare nessuna deviazione saliamo al Monte Castello e finiamo per scoprire postazioni di avvistamento ben mimetizzate tra gli alberi. Le pallottole a terra ci fanno pensare che non si tratti solo di bird watching.

Un bel grazie all’associazione sentieri a Levante

Attraversando Riva vediamo molti con il caschetto bianco che mangiano sul lungomare, tutti stranieri: sono gli operai della Fincantieri. Il sentiero ci butta brutalmente sulla statale per circumnavigare lo stabilimento. Un tratto non molto naturalistico ma sicuramente interessante, vediamo da vicino uno stabilimento naval

Musica allo scoglio dell’Asseu

Sapevamo che trovare il percorso da Riva Trigoso allo Scoglio dell’Asseu sarebbe stato “trigoso”, ma in realtà non più di tanto. Ci avviciniamo allo scoglio: si può arrampicare o passare in acqua, scegliamo di passare in acqua. Scegliamo di toglierci le scarpe.
Le note di un violino accompagnano la salita allo scoglio (facile, dotata anche di scala metallica): una ragazza sta suonando sul molo che unisce la terra allo scoglio, un ragazzo le elargisce suggerimenti. Sicuramente stiamo disturbando: chiedo scusa e ringrazio per la musica mentre passiamo oltre per andare in quella nicchia dove non tira vento e gustarci finalmente la focaccia comprata questa mattina. Il passaggio non è difficile, ma neanche banalissimo. “Aspettami” urlo all’uomo che intanto è già schizzato avanti. Sono lì che studio dove mettere i piedi per passare e sento la ragazza che chiede al maestro “Aspettami, what does it mean?”. Significa “wait for me”, ma come vedi manco lui che è italiano l’ha capito! Ride e ci saluta. Un pezzo di focaccia normale e uno alle cipolle, secondo gli esatti crismi dell’alimentazione sportiva. E per digerire, leggiamo la leggenda del sofferto amore tra Riva e Trigoso, che trovate qui .

Continuiamo sulla spiaggia, fino a costeggiare il muro su cui poggia la strada e infilandoci in un finestrone diroccato, sbuchiamo sulla strada stessa. Adesso viene il bello: le gallerie. Le gallerie sono vietate ai pedoni e io ligia, avrei voluto fare l’autostop anche se, altrettanto ligia, la frontale nello zaino l’avevo messa. Ma non si può fare l’autostop a un’auto incolonnata che va in retromarcia, tantomeno a cinquanta auto incolonnate che vanno in retromarcia. Cosa succede? Succede che le gallerie sono aperte in senso alternato ogni 20 minuti. Sembra che un vecchino molto lento fosse ancora in galleria quando ormai il verde era scattato per la direzione opposta. Uno di quei tanti momenti in cui essere a piedi è meglio che essere in auto: andiamo a piedi, tanto siamo fermi. Avevamo considerato che essendo le auto incolonnate non ci sarebbe stato pericolo per noi ma sbagliavamo: una panda indietreggia a zig zag, alla guida una signora con lo sguardo da “Vi prego aiutatemi, la patente l’ho presa solo per andare avanti!”. Ho avuto paura a passarle accanto, davvero la signora non sapeva andare dritta in retro, come nelle peggiori barzellette maschiliste.

Usciamo dalla galleria e continuiamo il nostro percorso fino al pilone della Madonna del Buonviaggio. Non esattamente una mulattiera lastricata, piuttosto una scalinata diroccata: sfasciumi e scalini di mattone franati. Uno di quei percorsi che mentre lo fai vedi i titoli “Escursionista esperta si frattura il bacino cadendo lungo un percorso sconsigliato…” Arrivati al pilone ci godiamo il panorama e per distrazione torniamo indietro, ci accorgeremo solo più tardi che avremmo ancora dovuto salire, ma il percorso, per gli stessi motivi di prima, non ci sembrava così invitante.
Il tratto di costa tra le gallerie e il pilone è frequentato da amanti della tintarella integrale, tutti di sesso maschile. Il rientro dalle gallerie è molto più semplice, un gentile tedesco ci da un passaggio (di italiani non se n’è fermato manco uno).

Ci fermiamo a Sestri per un tuffo anche se la spiaggia, complici le vacanze pasquali, è troppo affollata per i nostri gusti.

Randagia, che è iniziata la primavera, ufficialmente.

Abbiamo effettuato questo percorso dopo aver visto le foto di Laura3841 su gulliver e la descrizione su I luoghi da sogno di Davide Pitto.