Alti e Bassi

Le Grigne. Vicine ma sconosciute. Fino all’altra settimana.

Grignetta. Grignone. Grigna Meridionale. Grigna Settentrionale. Oh, ma quante sono? Solo due, il resto è scena. La Meridionale, la più bassa di quota (2184 m.) è la Grignetta. Quindi per esclusione, ed anche per quota (2410 m.), la Settentrionale è il Grignone. Poi abbiamo il Resegone, che con i suoi nove dentoni, è stato protagonista, insieme al più popolare “Quel ramo del lago di Como”, dell’incipit dei Promessi Sposi: con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega.

La grandine di questo insolito ferragosto, ci consiglia di trasformare la già programmata traversata delle Grigne di due giorni, con pernotto al Rifugio Brioschi, in una di un giorno solo, con partenza dal Rifugio Carlo Porta. Ah no, l’itinerario non cambia, il dislivello rimane di 1800 metri, solo hai un giorno in meno per percorrerlo.

Al Porta oltre noi, solo altri due ospiti. Hanno attraversato il lago a nuoto stamattina, e salgono nel pomeriggio. Ma allora vedi che i NuotoEscursionisti esistono? Esistono, ma non arrivano. Nell’attesa Claudio, il simpatico gestore, ci da due dritte per la Traversata Alta. Le nostre domande per capire se si può alleggerire lo zaino di imbraghi e caschi lo fanno sorridere: “Io vado sempre con lo zaino pieno, perchè poi succede la volta che lo devi riempire e non ce la fai”. E lo so, caro Claudio, ma quella volta per me potrebbe essere domani. Avendoci ormai presi per delle mezze calzette, ci consiglia anche dove parcheggiare la macchina per evitare l’ultimo tratto di strada asfaltata al rientro. E noi mezze calzette ti ringraziamo, Claudio. Alle 22 arrivano gli altri ospiti, notevolmente provati dalla giornata. Tutti sani e salvi, si può andare a dormire.

Partiamo presto, che il sole c’è ma non scalda ancora. Saliamo alla Grignetta seguendo il sentiero 7. Dapprima nel bosco, poi all’aperto su un sentiero sassoso che dipinge i contorni della cresta nel verde, la Cresta Cermenati. Fonti d’acqua, niente. L’acqua qui è venuta, ha distrutto i sentieri, ed è andata via.
Un uomo porta sullo zaino due materassini, un ragazzino lo segue. Stanno scendendo dopo aver dormito al Bivacco Ferrario, in vetta alla Grignetta: a zero gradi, alla faccia del Ferragosto! Il ragazzino sembra voler far colazione al caldo dalla mamma, e forse anche il papà.
Superiamo un canalone, aiutandoci con le mani. Mancano venti metri alla vetta, e sto bivacco ancora non si vede. Ma possibile? Ancora qualche passo, un paio di comode catene aiutano quando si fa un po’ esposto, ed eccoci. Di fronte a noi, il modulo lunare del bivacco: un esagono essenziale, senza nulla dentro se non un diario di vetta, esaurito, e qualche candela. Sul diario qualcuno discute se siamo a 2177 o 2184 metri. A noi poco importa la quota esatta, siamo sulla Grignetta. Attorno a noi, il panorama è bellissimo: si vede il Rosa, il Bianco, il Grignone. Ma mentre per il Bianco ed il Rosa è tutta poesia, per il Grignone son cazzi: lo devi raggiungere in giornata ed è lontanissimo!

Proseguiamo la Traversata Alta scendendo il canalino Federazione, dietro il bivacco. Bolli e catene indicano bene la strada. “Randa, in fuori con quel culo! E vai serena che quelle braccia ti reggono”. Sì sì, la teoria è quella, ma nella pratica, non è facile persuadersi che le braccia attaccate ad una catena sappiano tenere su me e il mio impercettibile fondoschiena. Comunque, obiettivamente, è facile per chi ha un minimo di dimestichezza con la roccia.

Da qui si scende, si scende, si scende. Sempre in cresta, sempre panoramico, ma si scende, fino al Buco di Grigna (1803 m), dove inizia un’altra gita: per il Grignone, risalendo per sentiero distrutto, roccia bagnata e fango. Sbucati su una cresta erbosa, ci ritroviamo in mezzo ad un’infinità di pecore, belle, bianche. Fanno poco nella vita: mangiano e cagano. Mangiano nei prati, cagano sul sentiero. E non è bello, quando nei tratti successivi su roccia, tu devi mettere le manine dove il socio ha già messo i piedi. Non è bello.

Risalite verticali e traversi, sempre con l’aiuto di catene, sempre da prestare attenzione, ma mai difficili o tecnici. Non ci siamo assicurati. Il casco? Con tutti i corvacci che volavano e atterravano facendo cader pietre sarebbe stato meglio indossarlo. Dopo tanta roccia, un bel traverso in piano, e dal sentiero deserto arriviamo all’autostrada: alla bocchetta della Bassa incontrariamo la folla che sale da Plareial per il pranzo al rifugio Brioschi.
La stanchezza si sente, la foschia in parte aiuta: almeno non vedo quanto il rifugio sia ancora lontano. C’è chi sale leggero, chi scende in bici, due ragazzine salendo parlano del loro primo amore, ma camminano troppo piano: se rallento per sentire come va a finire la loro storia, arrivo talmente tardi che finisce anche la mia. Un piatto di polenta al Brioschi con il socio che commenta “Ma non starò diventando troppo merendero? Dai dai non rilassarti troppo che si riparte”. Il rifugio è un buco, ma ben tenuto. Quattro tavolate ben stipate, polenta servita subito. Qualunque sia il meteo, il gestore ti dirà che c’è il sole. Infatti così aveva fatto ieri con me quando gli avevo detto che annullavo la prenotazione per maltempo. “Qui c’è il sole”. Ora che lo vedo, non mi faccio più tante domande. Mezza altezza, massiccio, tatuato. Uno che non farei incazzare mai, e se dice che c’è il sole, mi metto la crema protettiva.

Si torna alla bocchetta della Bassa, e si scende verso Prareial. Inizia la traversata bassa. Ormai ci sono le nuvole, ed il panorama non è spettacolare come prima, nè ci sono passaggi su roccia. Si può scendere in relax, per quanto relax si sappia concedere su un sentiero che è tutto un sasso. Dopo Prareial, si addentra in un bosco e le ultime due ore di cammino sono più morbide. E’ stata lunga, non vedo l’ora di togliermi gli scarponi, ma quando il sentiero sbuca sullo sterrato cambio idea. Siamo a Pian delle Fontane. Un cartello “Vendita Formaggi” e qualche bel tavolo nel giardino di una cascina invitano ad una merenda sinoira. Non puoi non fermarti a comprare qualcosa. Quartirolo e caciotta da portar via e un formaggio fresco da consumare subito. E buoni che sono. Ora è tutta strada sterrata fino al pian dei resinelli, il socio scherzando ti dice “Da qui è legale fare l’autostop”. Tre minuti dopo ho già il culo poggiato sulla macchina di una simpatica coppia: se il socio vuol salire e sballare le statistiche del GPS bene, altrimenti lo aspetto alla macchina.

Randagia, che se vuoi le indicazioni serie leggi gulliver