L’uomo con la corda

Ferrata de La Brigue

In collina si iniziano a vedere le primule, le giornate sono più luminose, c’è aria di primavera, c’è aria di ferrate. “Andiamo a fare la Brigue! E’ tutta al sole”. Hai iniziato l’anno scorso, non ha mai osato superare il livello D (difficile), lasciandolo per l’anno successivo. Eccerto, ma non intendevi per la prima ferrata dell’anno successivo! Peccato o fortuna, non hai letto la relazione tecnica, quindi non lo sai.
Si paga l’ingresso all’azienda di turismo, 5 euro prezzo ufficiale, cui viebne applicato uno sconto su base simpatia, credo.

“Randa, devo prendere la corda?” Sì, certo. Che non si sa mai.

Si parte in verticale, ovvio, le ferrate non sono in piano. Sì, ma c’è verticale e verticale: questo ti sembra verticale tanto, ma sarà solo che non sei più abituata. Sali un pofrom_unixtime( l’allegria del paesaggio ti prende. Sali ancora un pofrom_unixtime( le braccia danno segni di affatacicamento. Una nicchia nel primo pilastro ti invita a sedertici dentro, come le statuina della bambina con l’agnellino che mettevi sulle montagne del presepio, e stava lì, fino a Natale. Pensi di stare lì, fino a Pasqua. Ma è un po’ troppo presto per arrendersi, e non hai nessun agnellino da fare arrosto. Sali ancora un pofrom_unixtime( una vocina dentro ti dice “Dopo una stagione passata a tentare di allenare il fiato, vai a fare una ferrata dove servono le dimenticate braccia? Ma se vai a dare un esame di storia, prima ripassi inglese? Se vuoi farti segare, magari sì.” E infatti a farsi segare sono le braccia. I battiti salgono, per il panico non per la fatica, il cuore si è spostato nelle narici. E’ bastato un quarto d’ora, in cui non hai applicato nessuno dei trucchi imparati l’anno prima, per trovarti panata. Possibile che tu non abbia imparato niente? Sì sì, una cosa te la ricordi: attacchi il cordino corto, lasci giù le braccia, e stai seduta sull’imbrago urlando un “Raga, aspettate che non ce la fo di braccia!”. Chi ti conosce meglio, annuisce e tace. Chi ti conosce meno, continua a fare incitazioni. Chi è più esperta, ti consiglia “Molla giù tutte e due le braccia, poi quando te la senti, levati veloce di lì che ti manca un cambio e sei fuori”, e con andi materno aggiunge “Vuoi che ti venga vicino lui che ha la corda?”. L’uomo con la corda e con la fiducia, mi comunica pacato “Ti aspetto qui!”. Eh, arrivarci “qui”. Gli avambracci, rossissimi, sono duri: il “cicin” che li caratterizza si è pietrificato. Minchia Randa, le gambe! Dovevi usare di più le gambe, ricordi? ‘Ca troia, invece hai fatto la figa, un ferro dopo l’altro e su veloce. E mo? E mo stai lì appesa finchè il cicin si depietrifica. Ti aspettano, il tempo che ti serve, non ti mettono fretta, non ti mettono ansia, per questo adori i tuoi compagni di gita. Quando riprendi, sali gli scalini ricordandoti bene di metterci su entrambi i piedi e alzarti di gambe, tieni le braccia tese il più possibile, e vai su senza fermarti. Il cuore torna nella cassa toracica, gli occhi ridono, anche questa è fatta. “A posto Randa?” Eh si, un po’ idiota ma a posto. Passato il primo pilastro le cose si semplificano, sempre esposta ma non così strapiombante, la ferrata percorre tutto il massiccio in traverso, per poi regalare una bella tyrollien, senza farsi mancare i ponti delle scimmie, nove in tutto, neanche necessari, ma messi lì per il divertimento delle masse. Tutti i ponti sono rivolti alla parete, tranne l’ultimo, da fare faccia a valle: come se servisse a mantenere l’equilibrio fissi quell’albero, sulla montagna innevata davanti a te, ma poi ti fai prendere, e lasci che lo sguardo spazi su tutta la valle, i piedi scandiscono un passo dopo l’altro, gli occhi una vetta dopo l’altra, un sorriso al cielo su e uno sguardo al paesino giù. All’arrivo uno ti dice “Sto ponte si sentiva nelle braccia”. Dirà davvero o per prenderti per il culo? Non chiedertelo, ma soprattutto non chiederglielo. La ferrata continua ancora per alcuni traversi, e poi scende verso il sentiero. La roccia nei tratti più bassi, mista cespugli, un po’ si sfalda, ma poco.
Tutti entusiasti, andiamo a mettere le gambe sotto il tavolo, facciamo un tour per il paesino di Briga, che qualcuno valuta come possibile meta di una tre giorni romantica, e poi si rientra, con la tappa alla Venchi a Vernante.

Randagia, che tra fiato e braccia, è meglio allenare la memoria!

PS: se volete fare la ferrata di Brigue, qui la relazione seria.