Pratobotrile, 1982. Con una brigata di amici, ci stiamo godendo la merenda sinoira: dopo affettati acciughe e tomini, viene servita in tavola una intera teglia di tiramisù. Avvicino il naso attratta da quell’inconfondibile profumo e la mia amorevole madre mi dà uno scappellotto tale che tutta la faccia finisce nella teglia. Ho ancora il cacao nel naso a oltre trent’anni di distanza, ma sul momento nessuno si è fatto problemi di igiene, ognuno ha preso la sua fetta.

Aramengo, 1986. Dopo il freddo di una gita d’inverno una bacinella d’acqua calda sulla stufa sembra fatta apposta per noi. Abbiamo ancora le mani nella bacinella quando dalla cucina sentiamo l’ostu che ordina al garzone “Va a piè l’eva, che campuma gli agnulot” (“Va a prendere l’acqua che buttiamo gli agnolotti!”). Mangiamo frittate, tomini al verde e salame, ma gli agnolotti li evitiamo. L’amico di papà racconta barzellette e continua a riempirmi il bicchiere di grignolino regalandomi la prima ciucca a dodici anni.

Queste sono le immagini d’infanzia che mi vengono in mente quando si parla di “piole”. Dopo una gita in montagna, se non eravamo abbastanza vicini a casa, ci fermavamo per la “merenda sinoira” in piola. Noi si cenava alle sette: sarebbe stato impossibile avere cena pronta in tempo quando alle quattro eravamo ancora in giro per i bricchi, allora si optava per la soluzione della merenda che andava a sostituire la cena.

Per i diversamente piemontesi, la “piola” è un’osteria, una taverna spartana a buon prezzo e la “merenda sinoira” è una merenda che fa da cena, un’antenata dell’apericena: tipicamente con i tomini e le acciughe al verde, salumi e formaggi e vino rosso.

Adesso sono pochi gli amici che dopo una gita ti propongono “Fuma na merenda sinoira?”(Facciamo una merenda sinoira?), di solito ti dicono “Ci facciamo una birra?”. La barbera ha lasciato il posto alla birra, i tumin al verd al panino, il dialetto piemontese alla lingua italiana. A rimanere invariate sono solo la fame e la sete del classico dopo gita.

Le piole tradizionali esistono ancora, non sono tantissime ma ci sono. A loro si sono affiancati i bar, quelli che oltre al caffè offrono panini e taglieri a tutte le ore o i locali di prodotti tipici: servono da bere e da mangiare, mentre espongono prodotti locali, libri di montagna, talvolta anche attrezzatura.

Io sono una gran frequentatrice di piole nelle loro forme più varie e non posso che rendervi partecipi di questo immenso patrimonio.

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