“Guglie simili a meteore nel cuore dell’Appennino”? Ci vuol una bella fantasia, ma si sa, tu non hai mai visto una meteora, quindi magari ha ragione il sito del parco di Parco dei sassi di Rocca Malatina che le definisce così. Si cammina tanto in un bel bosco, spuntando fuori di tanto in tanto a godersi un panorama, sulle rocche appunto. Ad accompagnarci in questa passeggiata è il simpatico Riccardo Solmi, il presidente di Promo Appenino, un’associazione per la promozione dell’appennino modenese e bolognese. Riccardo ad ogni sosta si prodiga in spiegazioni e aneddoti. “Quello è il Monte Cimone, dove ha iniziato Tomba, quello è l’Abetone”. Già l’Abetone, quello dove seguendo i ragazzini che “Minchia dai, facciamo il muro!” lo stai ancora cercando adesso. Tutto è relativo, Alpi e Appennini hanno in comune solo l’iniziale.

Il sentiero è pulitissimo, merito dei due ragazzi che lo mantengono, e si vede che non è troppo ampio perchè lo tengono davvero bene. Così bene da avvertirti di ogni imminente pericolo, perché chi non ha paura di Zio Teofilo? Ti viene annunciato 50 metri prima, e ti chiedi perchè. Due ciclisti ti sfrecciano di fianco, e capisci perchè. Già ti vedi i due ragazzotti catapultati, perchè figurati se l’han visto il cartello: Zio Teofilo è una robinia, che il 3 gennaio 2011 si è “adagiata”, ostacolando la strada, e lì è stata lasciata, per aumentare la biomassa vegetale in decomposizione e diventare alimento per tanti microorganismi, e spunto di crescita per la tua scarsa consapevolezza del mondo vegetale.

Mai visti tanti ponticeli in un bosco, ci si diverte a fare zig zag sull’acqua che in questa stagione, siamo in autunno, non c’è. Ogni ponticello ha il suo bel nome, Rampichino o Rospo che sia, con il suo bel cartello. Ha anche una struttura che sembra dirti “A me fa un baffo Calatrava!”. Evvabbè, basta essere convinti nella vita, e anche nell’architettura.

E arriviamo a Zocca. Qui tornano alla mente ricordi d’infanzia, o quasi. Ricordi quando Marco era tornato entusiasta dalle vacanze, perchè lui non era andato a Rimini, no no, lui era andato a Zocca, aveva conosciuto la mamma di Vasco, lui! E l’emozione e l’affetto che ricordi negli occhi del ragazzino Marco, li rivedi negli occhi dell’uomo Riccardo quando ti parla di Vasco: “lasciamo stare i problemi di adesso, la droga e quelle robe lì. Vasco lo trovavi in paese, e lo lasciavi tranquillo, un ciao, due chiacchiere. Non era un fenomeno mediatico, come ora, che non può più star tranquillo neanche a casa sua…” E Vasco piace, anche a te. Zocca ne ha tirati fuori di fenomeni, non stiamo a elencarli tutti, ma vantano anche l’astronauta Maurizio Cheli. Saranno gli effetti delle crescentine o quelli del gnocco fritto? Nel dubbio, li provi entrambi, chissà che diventi qualcuno anche tu.

L’itinerario continua il giorno dopo verso Montese, nei boschi e colline, perchè a chiamarle montagne non ci riesci, della linea gotica. E non importa che hai fatto il liceo, lo sa anche chi ha la terza media cos’è la linea gotica, ma tu no. Quindi ci metti un attimo a inquadrare che qui era la linea difensiva dei tedeschi, che han resistito dal novembre 44 all’aprile 45 all’avanzata degli alleati tra cui, udite udite, anche dei brasiliani della Forca Espedicionera Brasialiana, la FEB.E immaginati un brasiliano d’inverno sull’appennino, in braghe di tela, letteralmente perchè di più non avevano. A Montese c’è un museo: vedi la divisa dei soldati americani, che sembra anni luce più avanti di come ti vesti tu adesso per andare a sciare, e quella dei brasiliani che fa freddo solo a pensarci. Hanno subito un sacco di perdite, ma eroicamente hanno portato a compimento la loro missione, nonostante la diffidenza generale. Il loro simbolo? “a cobra fumou” , un serpente che fuma, perchè c’era chi diceva che sarebbe stato più facile vedere un cobra fumare che la FEB imbarcarsi, ed eccoli serviti, l’Italia ringrazia il serprente che fuma.

Randagia, che questo non te l’hanno detto nè alle medie, nè al liceo.