Un banale volo in bicicletta ed eccoci in ospedale. La botta è stata brutta: trauma cranico anche se indossavi il caschetto.
Ti tengono in osservazione. Già, ma dove? Gli esperti parlano di un reparto OBI, Osservazione Breve Intensiva, ma un letto in reparto non esiste. Esiste una barella. Una barella tutta per te, nel trafficato corridoio del Pronto Soccorso, ma tranquillo non sei solo: sono tante le barelle in corridoio. Uomini, donne, vecchi, bambini. C’è di tutto.
La notte la passerai lì. Ti portiamo la tuta, la coperta, la cena. Certo perché nessuno serve cena ai pazienti che passeranno la notte in corridoio. E nemmeno la colazione. Tranquillo papà, ti portiamo tutto noi. Infermieri e medici corrono da un paziente all’altro con un’efficienza encomiabile: lastre, visite, gessi, tac.
Noi veniamo a vederti uno per volta, come ci insegna la guardia all’ingresso del corridoio. Ci fermiamo anche poco perché come ti metti ti metti dai fastidio in questo via vai continuo di barelle e medici, come è giusto che sia al Pronto Soccorso.
Quello che non è giusto è che una persona di 75 anni, che ha pagato tasse per tutta la vita, si ritrovi a dover passare la notte su una barella in un corridoio. Quello te lo aspetti negli ospedali di Emergency, quello te lo aspetti quando fai il turista in Africa e ti prende lo squaraus. E invece scopri che il terzo mondo è anche a Rivoli, quando ti schianti in bici su una rotonda vicino a casa tua.
Ma sono contenta di vivere qui, continuiamo pure con tutti i tagli alla sanità! Magari se tra trent’anni sarò ancora così fortunata da poter andare in bici come mio padre e così sfortunata da schiantarmi ad una rotonda, faranno che lasciarmi lì, tanto non ci sarà posto neanche più in corridoio perché per “spending review” saremo riusciti a chiudere gli ultimi Pronto Soccorso che avevamo, esattamente come abbiamo fatto con i manicomi anni fa. Solo che i matti sono andati al governo, i malati andranno al cimitero.