E ora facciamo i conti con tutte le chat che propongono le gite del weekend, bisogna confessare:
“Testa di Cervetto (non è un’insulto ma una montagna, n.d.r.), neve ventata, io schiantata. Nulla di rotto, ma qualcosa di stirato c’è, in caso avete un ortopedico da consigliare per il ginocchio?”

E qui gli amici si sbizzarriscono prima con le battute “Un ginocchio stirato? Forse stava prendendo una brutta piega?”  poi con i consigli frutto della loro pluriennale esperienza infortunistica negli sport più disparati: l’autore della sopracitata battuta vanta nel proprio palmarès una frattura al polso cadendo su un albero durante un volo con il parapendio.
Raccogli nomi e osservazioni, sapendo che il medico fa la differenza, ma è la fortuna a decidere.

“Oh, ma come e’ successo?”  Era una di quelle gite in cui sai che la neve non e’ bella, ma c’e’ il sole e a casa non stai. Già in salita si diceva di far attenzione a portare a casa le gambe, un commento frequente durante le gite di scialpinismo: mentre in pista la neve è sempre facilmente sciabile perché i gatti delle nevi la lavorano di notte affinché sia perfetta di giorno, fuori pista non é la stessa cosa. Nessun gatto selvatico si occupa dei pendii e proprio qui sta il bello: trovare un tappeto di neve soffice e intonsa è un piacere unico. Questo vale quando le cose vanno bene. Poi ci sono quelle gite in cui la neve sembra una donna con le sue cose: un metro è liscia e soffice, un altro dura come il marmo, un attimo è crostosa poi torna morbida. Si scia anche su questa certo, solo bisogna stare più attenti o essere decisamenti bravi. E tu non sei abbastanza brava, ma soprattutto non sei stata abbastanza attenta: un paio di curve vanno, alla terza lo sci si pianta nella neve e non si sposta più. “Quando ti pianti ti devi lasciarti cadere” è la regola. Ti sei lasciata cadere ma non nella direzione giusta evidentemente: l’attacco non ha accennato a staccarsi e il piede è rimasto bello fisso sullo sci mentre tutto il tuo corpo ci ha fatto un bel giro attorno, come la terra intorno al sole.

A un paio di settimane dal fattaccio, c’e’ la visita di controllo. E’ la vigilia di Natale, speri in un regalo. Ti provano il ginocchio con i vari test: il test del cassetto, quello di lackman, insomma spingono indietro una parte e se ne viene avanti un’altra significa che un legamento non lega più. E infatti avanti viene. “Nulla che le impedisca una vita normale, lei non e’ una sportiva, no?” Certo, i tuoi 60 chili su 1,60 di altezza non fanno di te una sportiva, ma come il calabrone osa volare, tu osi sciare quindi abbozzi timidamente una risposta “Non sono un’atleta, ma mi piace fare scialpinismo”. Ti guarda interdetto e decreta che sarai da operare, quat a gnun.

Esci con il morale sotto i piedi, ma almeno il ginocchio lo muovi. Non sei troppo soddisfatta del Servizio Sanitario Nazionale e decidi di affidarti a uno dei nomi consigliati dagli amici: dal ginocchio esce ancora una bella siringata di versamento, ti vengono dati spiegazioni e istruzioni con tono pacato e senza la fretta di un ambulatorio sovraffollato, anche perché con quanto lo paghi non ha bisogna di avere la coda per arrivare a fine mese. Ne esci con il sorriso e la lista di esercizi da fare per riprendere possesso della tua articolazione.

Cosa vuoi che ci voglia a muovere un ginocchio, l’hai fatto per 45 anni! Già ma dopo qualche giorno ti accorgi che nonostante la buona volontà, hai paura ad osare e quel ginocchio non migliora. Scegli la via dell’accompagnamento: la fisioterapia in un centro vicino a casa. La popolazione è varia: alcuni sono lì per riprendere la mobilità, altri la stanno rincorrendo inutilmente da anni. Siete soprattutto donne: come mai? Gli uomini hanno più forza di volontà, tendono a far da soli, magari in palestra. Sono più forti? Sono più tosti? Sono diversi. I fisioterapisti sono attenti e dopo un paio di sedute già cammini meglio e siete entrati in confidenza, accetti scommesse sull’esito della risonanza che ancora stai aspettando: secondo uno si tratta solo del legamento crociato e non e’ neanche troppo rotto, secondo un altro anche il menisco ha patito, ma puoi stare tranquilla “de menisco non se more”. 

Gli esercizi cambiano di volta in volta, tu provi anche a ricordarteli e a ripeterli a casa. In una seduta il fisio di turno ti fa stare in piedi sul bosu, una mezza sfera e commenta:“Beh ma se scii, questi esercizi li facevi già, no?” . Sulla tua faccia si dipinge un sincero “no”, sulla sua prende forma un “E allora non ti stupire se ti scassi”.

Randagia, che de menisco non se more