Il tempo della moda

“Chiama mamma, che c’è la moda!”. E la bimbetta corre obbediente in cucina. Con un canovaccio e le mani ancora umide dei piatti, la signora Adelaide accorre in salotto a guardare ragazze anoressiche che sfilano indossando abiti dalle forme improbabili. Ma quella è moda, pensa, fantasticando su quali colori si celano davvero dietro quello schermo in bianco e nero. La figlia è troppo piccola per condividere, il marito troppo “uomo” per capire che non sono le curve assenti delle modelle, ma il taglio degli abiti a dover essere commentato. Adelaide si gode lo spettacolo in silenzio, per poi tornare con un sorriso ai suoi lavori.

“Mamma, c’è la moda!”. E la ragazzina, tutt’altro che anoressica, rimane imbambolata davanti allo schermo mentre Adelaide accorre in salotto. “Ma è trasparente quello, si vedono le mutande! Che coraggio!”. Abiti dai colori sgargianti e dalle abbondanti trasperenze si avvicendano sullo schermo, mentre l’entusiasmo della figlia sovrasta le iniziali note polemiche della madre: “Ma no mamma è moda, è stile. Non sono mica più i tuoi tempi. Quanto lo vorrei! Ma quanto costerà?” Una voce paterna conclude il sogno ad occhi aperti: “Tu studia, poi lavora, poi se ti va te lo compri!”. Adelaide risponde scuotendo silenziosamente la testa, cede il canovaccio alla figlia e si siede sul divano con il marito, constatando che pur non avendo abiti firmati, ha tutto quello che le serve per essere felice. E non sta pensando alla tv a colori.

“Donne, c’è la moda!”. Rumore di rubinetto che si chiude, e madre e figlia accorrono in salotto, asciugandosi le mani nello stesso canovaccio. Ad ogni passo delle modelle un commento.
“Quel colore è troppo. Questo è Cavalli, non ci è mai piaciuto.”
“Beh no mamma, a te non sarà mai piaciuto, a me piacerebbe anche, sono i prezzi che me lo rendono antipatico.” Passano le modelle di Versace, e Adelaide si fa propositiva “Bambin, se questo modello esce su Burda te lo faccio. E’ svasato, ti starebbe bene.” Un sorriso esagerato si dipinge sul volto della figlia, che ha studiato abbastanza per permettersi un abito fatto a mano dalla madre, con gli speciali poteri di Burda. E ben più di uno. Adelaide glieli avrebbe confezionati a prescindere, anche fosse stata l’ultima della classe, ma questo la figlia non lo sa. Vedere la propria bambina indossare capi creati da lei, le riempie il cuore. Un po’ come quando il marito chiede il bis dell’ultimo manicaretto servito. Certo ai fornelli si fa più in fretta che alla macchina da cucire, ma ad ognuno le proprie passioni, ad ognuno le proprie gratificazioni: le dimostrazioni d’affetto sono su misura.

“Bambini silenzio! C’è la moda!”. Con un deciso colpo di fianchi chiude la lavastoviglie e accorre in salotto. Si siede sul divano, accanto a nonna Adelaide, che sta faticosamente cercando il silenzio dei nipotini che le siedono sulle ginocchia. La voce paterna interviene, quasi provvidenziale: “Dai bambini, venite di là con me. Noi giochiamo alla uiiiiiiiii, la tv è delle donne per altri dieci minuti.” Nonostante le modelle sfilino con la collezione autunno inverno dell’anno appena iniziato su uno schermo piatto, tutto sembra un deja vu. Forse perché anche quest’anno, nonostante il grande impegno dei media, le curve delle modelle continuano ad essere assenti. Sfila Versace, sempre notevole, ma si nota che Gianni non c’è più. Custo invece porta una ventata di novità che entusiasma l’una, ma lascia perplessa l’altra: “Bambin, devi perdere venti chili prima di mettere quella roba da extraterrestre.” La figlia sospira e sogna. La voce paterna tuona dalla cucina “Custo costa! Hai un mutuo e due figli, pensaci quando sarai in pensione!”. “Quello viola, sembra quel vestito che ti ho fatto dieci anni fa, ce l’hai ancora?” Certo che ce l’ha. Lo indossava ieri, ma Adelaide non lo ricorda più.

Le due donne si guardano, si sorridono, e vanno a salvare il nonno da umilianti imprese con i videogiochi. Lo stile di un abito firmato scalda il cuore, l’armonia di una famiglia di più.