Una telefonata e via
La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio.
E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida.
Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino. Spento. Un telefono elegante, femminile, bianco.
Sistema con cura la camicia sulla stampella e la appende. Una linea candida immersa in un arcobaleno di colori. Rimarrà lì a lungo, fino a quando tutto sarà finito. Oppure per sempre.
E’ la sua preferita, leggera, attillata, con quel bottone che di chiudersi proprio non ne vuole sapere. Ha ancora quel profumo, di festa, di amici, di gioia. Non servono le foto, quando c’è la mente per ricordare.
Ieri sera non era sola: la sua famiglia, i suoi amici, il suo coniglietto da appartamento erano lì con lei a festeggiare. C’erano proprio tutti.
Anche le sue amiche, donne in carriera o presunte tali, che non trovano mai i venti minuti per prendere un aperitivo insieme. Ieri il tempo l’han trovato, per lei. Accompagnate dalla scusa “E’ un po’ che non controllo se esistono ancora single interessanti, è ora di dare un’occhiata”. Quelli che “io, la vita mondana no” hanno fatto un’eccezione, per lei: non che siano stati l’anima della festa, ma c’erano, forse anche per deludere le aspettative delle amiche in carriera.
Ha respirato a pieni polmoni, cercando di impossessarsi di tutte quelle sensazioni, emozioni, di tutto quell’affetto. Ha ammiccato senza esagerare, cercando di memorizzare gli sguardi degli uomini che non puntavano dritto ai suoi occhi blu, ma un po’ più giù: quella scollatura non passa mai inosservata.
Fino ad oggi. Da domani, forse sarà diverso. Una lacrima le ha solcato il volto, quando ha lasciato il suo coniglietto nelle mani dell’amica di sempre. “E’ solo per poco”, ha detto. E invece potrebbe essere per sempre, ha pensato.
E’ sola. Vuole sempre essere sola quando, guardandosi negli occhi, indossa la sua acconciatura del giorno: oggi sceglie il carrè blu elettrico. Ha la faccia troppo grande per permettersi il taglio del soldato Jane, ma ha l’anima troppo sincera per cercare di mascherare la verità.
Non ha nessuna parrucca che ricordi anche vagamente il colore dei suoi capelli naturali, non li vuole ricordare: un giorno torneranno, forse. Nel frattempo, vuole stupire e divertirsi: la chioma rossa portata con le trecce, quando è sobriamente allegra, quella corvina e riccia, da evitare quando va in moto, la testa bionda, quando vuole sembrare oca, senza riuscirci. Ed il carrè blu elettrico, quando serve.
C’è chi cambia occhiali tutti i giorni, c’è chi cambia trucco, chi cambia orecchini: Sonia cambia i capelli, da sei mesi a questa parte. Il carrè blu le toglie dieci anni. Oggi, le toglieranno anche altro. Si infila un paio di jeans, una maglietta bianca, banale e poco attraente, e le paperine, bianche anche quelle. Oggi la guarderanno negli occhi, tutti. Accende il cellulare. Ci sono dei messaggi, non li legge. Cerca un numero e chiama: “Un taxi al quattordici di via Verdi, con carta di credito, destinazione Ospedale San Luigi”