Dritta come un’aquila!
SMS del venerdì “8:30 da Vicky, andiamo all’Aquila”. E andiamo. Passate Giaveno, proseguendo per Pontepietra, dove riconosci un’auto dagli inconfondibili adesivi: “Fermi!”, urli manco avessi riconosciuto l’auto di Brad Pitt. E sbucano a destra e manca facce CAI UGET. Qui? Sì, è l’uscita di esercitazione prima di imbarcarsi, nel vero senso dela parola, in Selvaggio Blu Integrale: un nome che è tutto un programma per una settimana in Sardegna, imbrago e corde, mica secchiello e paletta. Un paio di volti nuovi, che per te nuovi non sono, li hai già visti in tutt’altro contesto. A forza le socie ti strappano dalle chiacchiere e si riprende la strada. Parcheggi all’Alpe Colombino, dove una volta partiva la seggiovia. Segui uno stradone ex pista che non è che sia tutta sta figata, anzi brutto proprio. All’intermedio di quella che era una seggiovia, sembra di essere nelle scene di un film di zombi: skilift rotti, piloni coricati, casupole distrutte. Dopo scoprirai che stanno ripulendo tutto, ma quella sensazione di desolazione ti rimane, nonostante il panorama susciti tutt’altra emozione. Dopo va meglio, un quasi sentiero c’è. All’orizzonte un’altra faccia nota, Mario di Verticale ma non troppo, lui che mette sempre su Facebook la gita del giorno dopo. Tu che per una volta non apri Facebook, e proprio una bella figura non fai. “Randa, ma come fai a conoscere sempre tutti?” E’ un caso, un piacevole caso.
Arrivate alla chiesetta, ti viene un dubbio “Ma la punta sarà qui o sarà quella la’?” “Ma va Randa, è qui! Siediti e mangia!”. Fai ancora due passi per guardare dall’altra valle, bello il panorama, misto sole nuvole… “C’è il libro di vetta!” ti urlano le socie. Colpo basso. Subisci il fascino dei libri di vetta. E inizi a leggere. Monica si scusa di aver bruciato i libri degli altri anni, ma aveva freddo quella notte che è rimasta bloccata qui. E assumi sia poi tornata a scrivere giorni dopo, altrimenti avrebbe bruciato anche quello. Qualcuno si firma CAI Lingotto. Ah, c’è pure il CAI Lingotto? Se sfogli ancora un po’ trovi il CAI Gru Village? Mister qualcosa chiede “Ma qua niente figa?” Alice e Laura si presentano. Chissà se hanno concluso. C’è poi Andrea che sale qui quasi tutti i giorni, in corsa solitaria. Roba che qualcuno chiede se questo una casa ce l’ha. Una giovane alpinista, con calligrafia spiccatamente maschile, gli chiede il numero di cellulare. Ale e Maura erano qui in una notte di luna piena. Mauro era qui a festeggiare il compleanno scrivendo “Chissà se anche il prossimo anno avrò le forze di salire” e quando vedi l’età, capisci che il dubbio è legittimo.
Mentre leggi arriva una madama che vi chiede “Ma non siete andate in punta?” Punta? Ah, sì certo alla croce. Sì certo l’avevate vista che era più in alto, ma ci volevate andare dopo il caffè. Ti senti un’idiota, “drita cume n’aquila”, ma non stai a scriverlo sul libro di vetta. In piedi, e si continua.
Randagia, che “drita cume n’aquila” glielo diceva sempre la nonna, e non si sbagliava.
PS: l’itinerario.