Agosto 2021

I finti vapori delle sorgenti del Livenza ci accolgono al nostro ingresso in Friuli in camper. Non ricordo se Caramps o Park4Night ci hanno consigliato questo posto: un comodo parcheggio ad una delle due sorgenti del fiume Livenza, a Santissima, in provincia di Pordenone. Una nebbiolina fredda si alza dall’acqua creando un’atmosfera particolare e una temperatura idilliaca. E’ agosto e la canicola di Torino è solo un lontano ricordo.

Polcenigo e le sue sorgenti

A colazione discutiamo sul mezzo di trasporto più adatto alla giornata: osiamo spostare il camper per soli 4 chilometri per vedere l’altra sorgente, il Gorgazzo? Meglio andare in bici? Non abbiamo trovato tracce GPS di percorsi in bici, seguiamo la statale e via, in dieci minuti dovremmo essere là.

Oggi sperimentiamo l’assetto bici&trekking: culo imbottito e bastoncini nello zainetto. Non è esattamente l’emblema della comodità e possiamo migliorare, ma intanto lasciamo il camper lì dov’è e ci spostiamo per pochi chilometri in bici, raggiungendo l’altra sorgente del fiume Livenza, la più famosa: il Gorgazzo. Da lì dovrebbe partire un itinerario a piedi di cui ha tessuto le lodi una blogger sconosciuta e qualche fan del gruppo Facebook.

Quale gruppo Facebook? Quello che ci ha accompagnati per tutta la vacanza Friuli Venezia Giulia in Camper (camperisti fur da puarte): ogni giorno qualche post interessante ci faceva scoprire un angolo nuovo, a loro dobbiamo molte meritevoli deviazioni, come le sorgenti del Livenza appunto. Se intendente andare in Friuli in camper e non avete un account Facebook fatevelo.

Diamo due pedalate verso la statale e subito capiamo che in questa zona ci sono molti itinerari escursionistici e per mountain bike, ben segnalati. Prendiamo la prima sterrata che incontriamo, direzione Gorgazzo. Attraversando boschi, saltando qualche radice e destreggiandoci su un po’ di fango sbuchiamo a Polcenigo, la nostra meta ufficiale.

Polcenigo dall’alto

Saliamo al castello, che poi castello non è, diroccato ma pulitissimo. Infine scendiamo al Gorgazzo: impressionante tanto è profonda l’acqua, qualcuno è sceso fino a 212 metri ma pare sia molto più profondo. Nell’acqua si vede benissimo una statua di Cristo, peccato solo per il poco sole che non fa giocare i colori come avremmo voluto, quindi non mettiamo nessuna foto: andatelo a vedere in una giornata di sole.

Alle 10 abbiamo visto quel che c’era da vedere e ci spostiamo verso Barcis.

Lago di Barcis

Come in tutti gli spostamenti, ecco la classica domanda:

“Dobbiamo fermarci a un super?” “Ma no figurati, ho tutto!”

Tutto tranne i sughi per la pasta, ma lo scopriremo solo alla sera, dopo aver aperto un pacco di mezze penne. Vogliamo parlare di cosa non dovrebbe mai mancare nella cambusa di un camper? Magari dopo.

Il cielo minaccia pioggia ma noi ci proviamo lo stesso. Sapevamo che al Lago di Barcis non avremmo trovato un bel parcheggio gratuito da sosta libera, meglio andare al Camping San Francesco: costa come l’area di sosta camper ma è più bello. Chiamiamo. Pieno. Passiamo lo stesso per provare e un posto ce lo trova, non c’è lo spazio per tavolini e sdraio, ma ci basta.

In effetti non ci sono tanti camper e neanche tante persone in giro per il paese. Continuiamo in assetto bici&trekking e facciamo il giro del lago.

Forra del Cellina

Oltre al già citato gruppo Facebook, avevamo anche qualche guida cartacea, in particolare le brochure tematiche della regione Friuli Venezia Giulia (https://www.turismofvg.it/info-utili/cataloghi) . Avevamo accuratamente selezionato il Sentiero del Dint, quindi cambio di assetto: le bici restano legate a due alberi a bordo strada, estraiamo i bastoncini dallo zaino e su, nel groviglio di radici che ci offre questo sentiero. Forse è famoso per la vista che regala sulla forra, forse per le doline e i pozzi carsici di cui tanti pannelli offrono spiegazioni e immagini, ma quello che più ci è sembrato straordinario è l’impressione di essere in una scena di Maleficient.

Il Sentiero del Dint o il Bosco di Maleficient?

Liberati dall’incatesimo del bosco, siamo in grado di apprezzare i punti panoramici lungo il sentiero, postazioni talvolta rialzate che offrono una bella vista sulla forra del fiume Cellina. Che poi qui son tutte forre, da noi sono fiumi, letti di fiumi, qui solo forre e una forra è definita così: “Profonda gola a pareti verticali e avvicinate, tra le quali scorre un corso d’acqua.”

Dal sentiero del Dint si vede la strada degli anni 50 che corre lungo il fiume, schiacciata contro la roccia: oggi è sostituita dalla più recente, meno romantica ma più pratica, che è tutta una galleria. Peccato pero’, perchè la strada vecchia passa proprio vicino alla forra e io vorrei esser lì sotto, a vedere la forra da vicino. Sarà chiusa? E invece no, qualcuno ci sta camminando su quella strada. E’ chiusa alle auto, ma aperta a pedoni e ciclisti: andiamo subito! Riprendiamo le nostre bici e andiamo a fare il biglietto per “La vecchia strada della Valle Cerrina“. Non servono frontali solo se ce l’hai porta un casco (e se sei in bici dovresti teoricamente averlo), altrimenti ti danno un elmetto da cantiere che ti cade ad ogni pedalata e che magicamente si tuffa dentro lo zaino alla prima curva.
Finalmente siamo giù, siamo dentro. Pedaliamo ammirando scorci coloratissimi e acque che cambiano colore ad ogni curva.

Pedalando sulla vecchia strada della Valle Cerrina.

Davvero bella, questa strada, sicuramente molto piu’ in bici che a piedi e casco in testa ben allacciato. Costo ingresso 3 euro (7 Agosto 2021).

Sulla via del rientro ci fermiamo per un tuffo nel lago. Non abbiamo il costume ma mica è un problema: mentre ci spogliamo sento due ragazzi giovanissimi dirsi con rammarico “Dovremmo sempre portare un costume”. Ma no ragazzi, non è vero, basta non indossare biancheria bianca! Mi fa sorriderei l’idea che gente giovane e bella si faccia tanti problemi quando noi, attempati, con la cellulite o la panzetta, o come nel mio caso con la cellulite e la panzetta ci togliamo pantalonicini e maglietta e ci tuffiamo nel lago. Solo dopo il tuffo scopriamo che forse sarebbe stato meglio essere più “genà” come i due ragazzini: l’acqua è gelata, fuori subito! Non avere il costume non è un problema, ma non avere un asciugamano forse sì: si risale in bici in mutande!

La risalita al campeggio non e’ rilassante, soprattutto se sbagli strada, ma in vacanza anche gli errori vengono premiati con la discesa nel bosco passando davanti alle pecorelle belanti della malga La Mantova. Siamo al camper 10 minuti prima che inizi a piovere. Ed è subito gioia.

Randagia, che quando una vacanza inizia bene…

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