Indossavo ancora il grembiule bianco e rosa dell’asilo quando iniziammo a salire a Sauze d’Oulx tutti i weekend, la famiglia al completo: genitori, nonna ed io.

Non era proprio Sauze, era Richardette, una frazione tre chilometri sopra il paese, circondato dai prati e dal Gran Bosco di Salbertrand. Qui i condomini si chiamano per nome: “Simonetta”, “Lichene”, “Nido d’Aquila”. La quiete, l’aria buona, il panorama. 

A distanza di 50 anni ci vado ancora volentieri. Con piacere e malinconia, torno a percorrere la passeggiata al Lago Laune da Richardette.

Si parte da dove Via Richardette incontra la Strada per l’Assietta, si parcheggia a bordo strada o in uno slargo davanti a una chiesetta con splendidi arredi in legno di betulla. Con la nonna ci fermavamo spesso a dire una preghiera, adesso la trovo per lo più chiusa. 

Un cartello dice “Alpe Laune 20 minuti”: correndo, forse. Camminando, di minuti ne servono 40.

Il percorso parte da quella che per noi era “La Sperimentale”: la Stazione Alpina Sperimentale Vezzani che Google Maps e Fraternali sembrano ancora conoscere, come un punto sulla cartina, ma che io non riconosco più. La Stazione Vezzani era più di un semplice alpeggio: fino al 2000 è stato un centro di sperimentazione per attività montane, zootecnia e produzione di formaggi e che formaggi! Oltre alle stalle, c’erano le aule, oltre alle mucche si incontravano gli studenti. Adesso tutti gli stabili sono in stato di abbandono, in mano alla nostra regione: la desolazione mi pervade quando li attraverso per salire verso il lago. A destra rimane ancora la casetta in legno delle anatre. 

Abbandonando la malinconia, si inizia a salire su un’ampia strada sterrata. Si ignorano tutte le deviazioni che la cartellonistica propone e si sale dolcemente. Alcuni tratti nel bosco, altri panoramici.  Se siamo fortunati e l’inverno è generoso, siamo circondati da una foresta di alberi carichi di bianca neve, altrimenti siamo semplicemente in un bosco.  Ad ogni tornante un ricordo diverso: qui il pic nic di pasquetta con gli amici di scuola, qui con la nonna che non voleva mettere i pantaloni, ma che dopo essere caduta nella neve ha cambiato idea. 

Arco di ingresso all’alpe Laune, 5 gennaio 2025

In stile western, un maestoso arco in legno annuncia l’arrivo all’Alpe Laune e saluta il bosco. Di fronte a noi l’alpeggio, alla nostra destra il lago, tra i nostri piedi… il gatto.

Il gatto delle nevi ci accoglie al Lago Laune, 5 gennaio 2025

D’estate i prati sono pieni di gente sdraiata al sole e i tavoli da pic nic brulicano di leccornie. In questa domenica di inizio inverno siamo invece in pochi, ci salutiamo e chiacchieriamo seduti sulle poche panche che rimangono al sole. I numerosi tavoli in legno ricoperti di neve li lasciamo stare così, fino alla prossima estate.

Lasciamo che il sole tiepido di dicembre ci scaldi le ossa. Lo sguardo sale verso il Faro degli Alpini del Genevris: quante volte l’abbiamo salito in scialpinismo, senza la nonna? L’attenzione poi si sposta sull’alpeggio: il ritorno si effettua sullo stesso percorso dell’andata, ma con un pezzo di toma in più nello zaino.

Nel periodo invernale non vi sono punti d’acqua, sono consigliati i ramponcini o le ciaspole. In primavera e estate c’è una fontana prima dell’arco dell’alpeggio.

Randagia, che ci torna sempre volentieri in tutte le stagioni.

Per informazioni su escursioni e altro a Sauze contatta l’ufficio del turismo.

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