primavera a capraia

“Per il 25 Aprile vado a Capraia con la mia compagna di avventure da una vita, ma non vuole portarsi la bici!” mi confessa preoccupata un’amica.

“Non ti serve la bici: Capraia è un’isola a misura di piede!” o almeno quella è la prima risposta che mi è venuta ricordando quell’isola speciale. Pochi secondi dopo ecco riaffiorare tutti i ricordi di quelle calette spettacolari, di quegli animali selvaggi, di quella macchia mediterranea “avvolgente” e fuori controllo.

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L’avvolgente macchia mediterranea

Era il Primo Maggio di quasi dieci anni fa, ma certe cose non si dimenticano, soprattutto se si scrivono.

La conversazione con l’amica continua, mettendo alla prova la non molto performante memoria di entrambe:

“Ho una b&b fantastica da consigliarti sull’isola, con delle colazioni da urlo, devo rileggere sull’ebook perché non ricordo il nome…”

“Eh peccato ho già prenotato. Andiamo da … era il nome di un colore… c’era del verde ma non era verde…”

“Azzurra, Il Giardino di Azzurra! Dai, proprio lì ti volevo mandare! “

Nonostante le premesse, tra qualche mese anche la sua memoria manterrà ben impresse le colazioni sull’isola.

Dalla pagina Il giardino di Azzurra (28 Marzo 2024)

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All’amica consiglio spassionatamente la lettura del nostro ebook Trekking a Capraia, un’isola a misura di piede. Se solo non fosse così negata con la tecnologia le chiederei anche di metterci una recensione amichevolmente positiva, ma sarebbe chiederle troppo. Dopo pochi giorni ricevo un messaggio: “L’ho quasi finito, bellissimo! Ci sono due momenti in cui mi sono proprio sentita già lì, uno è quello dei gabbiani”. Già quello dei gabbiani, quella sensazione spaventosa e al tempo stesso bellissima. Sono andata a rileggerla, ed ora eccomi qui a riscriverla.

la Torre delle barbici e i suoi gabbiani

Quarta giornata di trekking sull’isola di Capraia. Arbusti fitti, pungente macchia mediterranea, cielo terso, felicità dirompente. Procediamo in silenzio, anche perché se devo tenere il passo dell’uomo, il fiato per parlare non mi avanza. Per un lungo primo tratto non incontriamo anima viva, poi ne incontriamo un bel po’, tutti con le corna: un folto gruppo di mufloni ci aspetta. Anche oggi il meteo è favorevole, quindi vale la regola “tempo bello, qualunque sentiero incontro percorro anche quello” e via, una deviazione dopo l’altra. Proprio grazie a una di queste posso dar sfogo al binocolo: insegui la famiglia di mufloni qui, guarda quello grande là, più a destra, là dietro, ehi passa a me… Dopo esserci soffermati a lungo, assorti a contemplare i quadrupedi e il panorama, puntiamo a Punta della Teglia o Teja. Incontriamo la Torre delle Barbici, l’unica a pianta quadrata su tutta l’isola. Sembra che i gabbiani la difendano: più ci avviciniamo, più fischiano e volano frenetici, agitati.

Ma quanti sono? Urlano quasi di disperazione, ci volano così vicini che sembrano volerci aggredire, beccare. Proviamo a difenderci con i bastoncini da trekking. Ma cosa gli abbiamo fatto? Siamo in un film di Alfred Hitchcock? Ci guardiamo meglio attorno e subito tutto si spiega: a terra a pochi metri da noi ci sono i nidi. Ecco perché i gabbiani sono così aggressivi, siamo entrati nella loro zona di nidificazione, meglio levarsi e in fretta! L’uomo concepisce il concetto di tornare indietro di fronte ad un pendio innevato che potrebbe trasformarsi in valanga, ma di fronte ad un pennuto che sbraita non ha tanta voglia di rinunciare: “Ormai siamo qui, andiamo!“. Io mi fermo a guardare e lo lascio avanzare. Nonostante qualche “Ohi, ahia! Questi mi vengon addosso!” lui imperterrito prosegue e io alla fine lo seguo. Capiremo poi solo dopo, che il nostro passaggio potrebbe creare problemi alla specie, la loro. Infatti questa zone è sconsigliata, o giustamente vietata, nei periodi di nidificazione, ad averlo saputo non saremmo venuti. Indenni raggiungiamo Punta delle Teglia, da qui vediamo Capraia paese, gli scogli, il carcere con le sue diramazioni.

La Torre delle Barbici e i suoi gabbiani, in un momento in cui lui scattava e io lo difendevo.

Scattiamo qualche foto, beviamo un po’ d’acqua. Poi prendiamo coraggio e ci poniamo il problema. “Senti, dobbiamo ripassare dai pennuti, che si fa? Non abbiamo il caschetto” chiedo timidamente al mio uomo guida. La risposta è tanto risoluta quanto inquietante: “Testa bassa e passo veloce. Quando scatto una foto, difendimi.”

Superiamo indenni l’attacco dei volatili e completiamo il nostro giro. Ripetiamolo, per buon senso: se vai sull’isola, prima di vagare informati se è periodo di nidificazione e in caso quali zone vanno evitate. E’ una lezione che abbiamo imparato.

“Ci sono due momenti in cui mi sono proprio sentita già lì, uno è quello dei gabbiani… ”

Randagia, che l’altro lo raccontiamo nel prossimo post ma potrebbe essere diverso per ognuno di noi.

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