“Ragazze belle, avete prenotato l’estetista? Via il pelo che il week end si avvicina….”
Questo messaggio risveglia una chat sopita da inizio estate, quando sei compagne di scuola, che non si frequentano da decine di anni, scelgono di festeggiare il mezzo secolo insieme, al mare.
La scelta cade sul weekend del 21 settembre 2024. Prima no?
No, perché una ha la maturità (sì ce l’ha il figlio, ma cuore di mamma la vive come fosse sua), un’altra ha le gare (no, non corre lei, corre dietro a quelle dei figli), le altre sono in ferie e in un attimo si fa settembre.
Il rischio che si corre a riprendere a distanza di mesi un discorso su una chat di cinquantenni è che qualcuno dei genitori non ci sia più. E ovviamente è questo il caso.
Ecco la prima defezione per giusta causa: un abbraccio virtuale all’amica che ha perso la mamma. Una seconda dichiara di essere anche lei in una brutta situazione: è morto il cane. Meno due. CVD.
Si aggiunge last minute la comasca e si da il via alle danze. In rispetto dei recenti lutti, la vita di chi resta prosegue comunque.
L’organizzazione non è banale. Un branco di cinquantenni su whatsapp non ne quadra una. Chi vuol partire già il venerdì, chi tornare il lunedì, chi vuol andare in treno e chi a fine giornata scrive in privato a un’altra: “Mi fai un riassunto che lavoravo e non ho capito niente?”. Siamo la generazione X, quella che usa il telefono e odia i vocali, concessi solo quando sta correndo per prendere il treno. E infatti solo una telefonata vecchio stile, supportata dalle nuove tecnologie, consente di mettersi d’accordo. Nonostante lo starnazzare simultaneo qualcosa si quaglia, mentre in chat vengono riportati le principali decisioni:
Da Torino, una non ha la patente perché l’ha persa insieme alla memoria, l’altra non ha l’auto perché insieme alla maturità c’era anche la scuola guida, la terza non ha scuse e prende l’auto ma teme le code, convince quindi il gruppo a partire alle 6:30 di un sabato mattina di settembre di brutto tempo, un sabato di quelli che solo quattro gatti spelacchiati hanno voglia di andare al mare, e quattro non fanno una coda.
Per l’occasione Spotify è predisposto sull’album “anni 80” ma non verrà mai acceso, non se ne sente la necessità quando ci sono 30 anni di chiacchiere.
La mattinata si chiude in spiaggia, bandiera rossa: si fa la pucia ma non il bagno, sempre starnazzando. Recuperata la comasca alla stazione del treno ci si dirige a Cervo, per godersi un pranzo in terrazza sul mare. E dove fare le rivelazioni, se non a tavola? “Allora ragazze, qualcuna lo sa già ma… mi hanno diagnosticato una malattia poco simpatica”. Lei spiega, le altre ascoltano a bocca aperta e alla fine chiedono “Chi vuole il dolce?”. C’è modo e modo di voler bene, non hai bisogno di chiedere la cartella clinica…
L’imperiese d’adozione ci tiene ad offrire lei il pranzo, per la gioia che prova ad avere le altre in terra ligure. Le fa talmente piacere che paga il conto del tavolo vicino, dove le persone sono almeno il doppio e hanno bevuto il triplo. Se ne renderà conto solo la sera a cose fatte, sul momento l’emozione ha avuto il sopravvento sulla matematica, che peraltro non è mai stata il suo forte.
Nonostante il meteo, insistono con la spiaggia, a prendersi un po’ di vento e perdersi in parole. Quella che anni fa ha perso la memoria e poi ritrovata, parla ininterrottamente del presente e del futuro, scusandosi ogni tanto: “Ho la memoria di un canarino stanco, ripeto le stesse cose”. Ma questo canarino regge bene gli sforzi, non ripete mai niente.
La sera continua il tour enogastronomico. Le chiacchiere non si sono fermate. Il canarino stanco ripete una storia già raccontata al pomeriggio, le altre si scambiano uno sguardo, non la interromperanno. Quando arriva la cameriera a portare il dolce cerca con lo sguardo chi sia la festeggiata: lo sono tutte! Ognuna ha portato le vestigia dei festeggiamenti originali: chi la candelina, chi la fascia o la coroncina, chi niente tanto bastano quelle delle altre. E si accendono le 50 candeline, una per tutte.
Stanno ormai per salutarsi quando il canarino stanco chiede “Vi ho ripetuto tante cose? “. No, no, una sola. Quale? Le altre si guardano in cerca di un aiuto: non si ricordano quale. “E meno male che quella che ha problemi di memoria sono io!”
Per i cinquant’anni si sono fatte il regalo più prezioso: almeno per un weekend si sono regalate il loro tempo.
Randagia, contenta di essere una di loro
Le amicizie pluridecennali sono un bene raro che va molto mantenuto, perché sono fonte dell’unica cosa che non si può ripetere, il tempo. Sono quelle che custodiscono il ricordo della ragazza che eri, che conoscono la fatica che hai fatto per essere la donna che sei, che ricordano l’entusiasmo che avevi e quello che è rimasto, gli errori da cui ti sei salvata e quelli da cui ti hanno salvato loro. Non sono amici: sono testimoni e complici. Nel tribunale ostile che a volte è la vita guai a non averne.
Michela Murgia