La ruta del cares nei picos de europa
Agosto 2024. Il cielo plumbeo che ci ha accompagnati qui in Spagna del Nord non ha intenzione di mollare, ma le previsioni danno speranza: puntiamo al Parco dei Picos de Europa.
Ruta del cares da poncebos a cain
Le descrizioni e le app dei parcheggi confermano che con il camper si arriva fino a Poncebos ed hanno ragione: non ci sono ampi parcheggi, ma a bordo strada c’è posto per tutti, in fila, ordinati. Così ordinati che la porta a stento si apre, tanto è vicina al guard rail. Usciamo a fare due passi prima di cena e troviamo solamente un bar, ma infiniti bidoni dell’immondizia: uno anche per l’olio esausto. A Torino dobbiamo fare la coda in discarica per buttare l’olio, mentre qui tra i bricchi hanno il loro bidone? Paese che vai, differenziata che trovi. Complimenti.
Siamo a Poncebos perché da qui parte la Ruta del Cares, nota anche come “Garganta Divina” che in poco più di 12 chilometri porta fino a Caìn, seguendo il fiume Cares appunto. Un nastro bianco danza tra i picos e il verde, si insinua nelle gallerie scavate nella roccia, scollinando di valle in valle: è la mulatteria che segue come un’ombra il corso del fiume.
Ruta del cares andata e ritorno
Il modo più pratico per percorrere la Ruta del Cares è quello più faticoso: la fai in una direzione all’andata e a ritroso al ritorno, per un totale di 26 chilometri e poco più di 500 metri di dislivello.
Temendo la caldazza che la parola “Spagna” porta con sè, partiamo molto presto. Evidentemente c’è qualcuno che la teme più di noi perché non siamo i primi. Due lucine nella notte nascono da un altro dei camper parcheggiati ordinatamente lungo la strada. Le luci sono due ma le zampette sono molte di più: due ragazze e un cane, non esattamente silenzioso. Si mettono in marcia di buon passo, mentre noi addentiamo pane e marmellata di buon morso. Le imiteremo un’ora dopo, senza frontali ma con un litro e mezzo d’acqua in ogni zaino. In realtà il cielo non è così terso (ma va?) e non patiremo un gran caldo.
E’ mattina presto, siamo solo noi e le gole. Le ali di un rapace planano silenziose tra le nostre teste e le nuvole, la spirale delle corna di un caprone bianco fa timidamente capolino da una roccia. Camminiamo vicini, noi e il fiume: qualche saliscendi per noi, qualche insenatura per lui. L’acqua e il tempo hanno lavorato queste rocce creando curve e anelli, l’uomo realizzando gallerie e ponti.
Senza troppa fatica arriviamo a Caìn, ma non ci spingiamo fino al paese, ci fermiamo alla fine del sentiero. Ignoriamo il turistico bar con i bagni riservati. Due chiacchiere con la ragazza delle informazioni ci convincono ad avventurerarci, domani, verso Coinga de Onis e i suoi laghi.
Torniamo indietro qualche decina di metri ad una pozza, per rinfrescarci i piedi e poi ripartiremo.
ritorno trafficato da cain a poncebos
Al ritorno incontreremo molte persone in più, chi in tenuta da runner, chi da camminatore della domenica, chi in ciabatte.Gli italiani sono rari in zona, ma qualcuno qui c’era. E non incontreremo solo persone. Sotto una galleria veniamo attratti da un frizzante pigolio. Quattro piccolini cinguettano nel nido, migliaia di turisti passano lì sotto, non hanno esattamente nidificato nel posto più tranquillo, ma probabilmente non gli mancherà mai il cibo.
Anche le capre non si nascondono più, si siedono a lato del sentiero, padrone del territorio, per niente disturbate da tutti noi, bipedi di passaggio.
Rientriamo al camper molto soddisfatti della nostra giornata. La pioggia che inizia a cadereci convince ad abbandonare l’idea di Coinga de Onis e dei suoi laghi, tagliamo la tappa e proviamo ad avvicinarci al Portogallo.
Per ulteriori dettagli sul percorso visitate il sito visitEspana.