In termini di popolarità “Un libro al mese” se la gioca con “Quest’anno dimagrisco” tra i buoni propositi di inizio anno, ma chissà perché lo vedo realisticamente più realizzabile. Come dice la copertina della mia agenda “Credici e sei già a metà strada”: quindi è come se ne avessi già letti sei…
#1 Gennaio
A Radici Nude, di Cristina Converso
Ho voluto iniziare con un libro local, ambientato a Chianocco, con un dettaglio dell’orrido che i miei occhi da escursionista frettolosa non avevano mai colto. Lo consiglio a chi vuol leggere qualcosa di local, agli amanti della natura e delle storie che si intrecciano .
Lo trovate nel catalogo delle Biblioteche Civiche Torinesi, sugli store online e nelle librerie.
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#2 Febbraio
stella di marE, di piergiorgio pulixi
Avvincente, sì dovendo scegliere un aggettivo direi avvincente. I personaggi, tantissimi, ben definiti. È il primo libro che leggo di questo autore: fino all’ultimo credi di aver capito e invece… C’è molto dialetto, sardo, non sempre tradotto e comprensibile, ma all’inizio non capivo neanche Camilleri, quindi insisto.
In alcuni punti le scene sono credibili come un film di Steven Seagal, ma i personaggi mi hanno conquistata, ne leggerò un altro.
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Lo trovate nel catalogo delle Biblioteche Civiche Torinesi, ma fai attenzione a controllare l’autore o leggerai anche tu la bellissima graphic novel di Giulio Macaione
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#3 Marzo
L’estate in cui fiorirono le fragole, di Anna Bonacina
Libro in lettura, torna qui nel mese di marzo…
#4 Aprile
La controra del Barolo, Orso Tosco
Ho trovato esilaranti le sue metafore, o almeno una buona parte. Non richiedono tre lauree per essere capite e neanche la cittadinanza piemontese, ma rendono, parecchio: “una settantenne dai capelli color incendio in una fabbrica di smalti per unghie”
La trama si fa seguire, ma chi come me ha poca memoria, alla fine si ricorda tutti i simpatici personaggi ma si dimentica del morto e dell’assassino, forse perché non c’erano?
#5 maggio
Pista Nera, Antonio Manzini
No, non è l’ultima gita fatta sugli sci, ma il primo “episodio” scritto da Manzini con protagonista Rocco Schiavone, uno che a noi donne piace, giusto un pelo meno di Montalbano, ma piace. Non me ne voglia Orso con il suo Pinguino, che detto così sembra di essere più allo zoo che in biblioteca.
Un giorno la mia dolce metà mi dice “Vorrei leggere dei libri, che se no perdo troppo tempo con sti video al telefono”. Stavolta non cerca “Grido di Pietra” di Messner o “Cervino” di Barmasse: “Vorrei leggere un libro vero”. Con questa affermazione mi emoziona più che con il primo “Ti amo”, che nel frattempo ho dimenticato. I neuroni si mettono al lavoro e propongo un romanzo giallo ambientato in montagna di modo che l’impatto non sia troppo traumatico e non rischiamo di perderci il nuovo lettore sul nascere. Al corso di scrittura di Giaveno Gialla ho appreso che Antonio Manzini ha creato il personaggio di Rocco Schiavone a immagine e somiglianza di Giallini, l’attore che poi lo rappresenta nella fiction Rai ambientata ad Aosta. Una delle poche serie Rai che merita davvero di essere vista, insieme a Montalbano e alle prime 3 stagioni della Tataranni, poi tristemente evoluta in Harmony da quattro soldi, o forse “romance” come sdoganato dal recente Salone del Libro. Ma questa è un’altra storia.
Se avete poca memoria come me e avete già visto la serie in TV o su RaiPlay la lettura è ancora più piacevole. Magari non vi ricordate l’assassino, ma rivivete ogni scena, dal poliziotto che scappa alla vista di un cadavere, alle scene fantozziane dell’agente non troppo sveglio.
La maggior parte dei gialli moderni focalizza l’attenzione su un nugolo di personaggi, offuscando la trama: qui invece la trama è chiara, gli indizi disseminati con sapienza. Tiene l’attenzione alta dalla prima all’ultima pagina: piuttosto che intrecciare la vicenda con flashback e punti di vista differenti e fastidiosi per il lettore pigro, Manzini preferisce allungare il brodo con accurate osservazioni sui vari corpi femminili che si incontrano nelle pagine: nella maggior parte gran fighe, ma se hai qualche chilo in più attenzione a fare la comparsa in un suo romanzo, ti fa “l’ultimo prezzo”, come per la maestra di sci definita “balenottero”. Sia messo agli atti che non bisogna essere magre per saper sciare, anche se le ginocchia mostrerebbero una certa fisiologica preferenza. Per par condicio, l’autore tenta anche una descrizione del fondo schiena di Rocco: lascia stare Antonio, sai scrivere bene ma non sai fingere.
In copertina un’amica alla Libreria Lello di Porto, foto di Stefano Oldino.