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Punta arbola con gli sci

Posted on Maggio 11, 2018 by randagia

Orridi di Uriezzo in Val Formazza

Posted on Maggio 10, 2018 by randagia

10 Motivi per visitare la Costiera Amalfitana a piedi

Posted on Aprile 23, 2018 by randagia

Ma la Cialma dov’è?

Posted on Gennaio 29, 2018 by randagia

Vallone degli Invincibili

Posted on Ottobre 13, 2017 by randagia

Arrampicare per credere

Posted on Settembre 17, 2017 by randagia

Giordania Trekking. Un’emozione dietro l’altra tra deserto e roccia. “Quando torno” – mi son detta – “dimagrisco e mi iscrivo ad un corso di arrampicata”. Era il 2009. Ho lasciato passare un po’ di tempo, ma quest’anno mi sono iscritta (forse perché ho smesso di “aspettare” di dimagrire). Di scuole a Torino ce n’è in …

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Punta Ramiere

Posted on Luglio 31, 2017 by randagia

Uno snow leopard alla Lamet

Posted on Maggio 27, 2017 by randagia

Ti presento il mio rifugio….

Posted on Maggio 7, 2016 by randagia

E’ venerdì, hai sonno e andresti volentieri a dormire, però…

Però la vita del rifugista ti ha sempre affascinata, e se trent’anni fa il tuo film poteva essere “Volevo sposare Simon Le Bon”, adesso sarebbe “Volevo sposare un rifugista”. E allora prendi un caffè e vai, vai a sentire cosa hanno da dire due rifugisti della tua zona: Nino del Vaccarone e Andrea del Gastaldi.

La serata è nella nostra sede Cai, alla tesoriera. La sala è piena, qualcuno sta anche in piedi.

Nino è accompagnato da tre donne: una bellissima moglie, una bambina vivace ed una bambola di pezza.
Andrea, che fa egregiamente le veci del gestore ufficiale, è accompagnato da qualche amico e da una contagiosa passione per le vie di arrampicata.

Il presentatore della serata ci spiega “Il filo che lega i due rifugi è Antonio Tonini.”
Ah si, e chi è? Chi mi siede vicino mi guarda male, possibile che io non sappia chi sia questo Tonini? Poco male, tanto stasera me lo spiegano.

Tonini è il primo scalotore di quasi tutte le vette della Val d’Ala: nel 1857 l’ingegner Tonini viene spedito in Val d’Ala per prendere misure trigonometriche delle varie cime. Il suo aiutante, Ambrosini, sotto minaccia di licenziamento, si carica un leggero strumento di misura, saran stati si e no 40 chili, su queste “collinette” intorno al Gastaldi che superano i 3.000 metri, come la Bessanese e la Ciamarella, giusto per dirne due poco note. Nelle valli del Gastaldi, nasce la storia di Tonini come alpinista. Purtroppo nelle valli del Vaccarone questa storia di chiude: la caduta in un crepaccio nella valle dell’Ambin non gli lascia scampo. (Il vicino di sedia sostiene che sia stato Ambrosini a buttarlo giù). Pare che ci sia una targa a suo nome da qualche parte, vista dal nonno dello zio del cugino, ma non si sa dove sia esattamente, da qualche parte, sul terreno sfasciumoso del Ghiacciaio dell’Agnello.

Ah bon, capito il filo della serata andiamo al sodo.

Nino ci presenta le valli del Vaccarone con il suo accento non proprio autoctono e con le sue spettacolari foto: nubi in basso a Luglio, nubi in alto ad Agosto, albe rosa e notti di fulmini. La posizione interessante sul Tour d’Ambin: passando dal lago del Moncenisio, o attraversando il famoso Pertus di Romean, non importa che via si scelga, che direzione, quello che ci consiglia è la calma e l’osservazione. Evitiamo i panini mangiati in fretta sulla panchetta del rifugio per scendere, andiamo venti metri più in là, mangiamoceli guardando il lago, assaporando il panorama. I fortunati possono incontrare ermellini e pernici, gli stambecchi invece sono quasi una garanzia per tutti. Il momento più bello qui è l’alba, e ce lo mostra con una bella selezione di foto scattate dalla finestra della sua cucina. Una cucina con vista. Ci tiene anche a dirci che in quella cucina cercano di evitare il più possibile di aprire scatolette: cibo fresco, verdura fresca, questo vogliono dare ai loro ospiti, e se lo portano su a spalla, per 3 ore. Il vicino Rifugio d’Ambin ha adottato un’altra tecnica di trasporto: lascia una cassetta con quello che serve ad inizio sentiero ed un cartello “Grazie a chi ce lo vorrà portare al rifugio”. Pare che il rifugista così salga sempre scarico. Francesi, chissà se anche in Italia potrebbe funzionare.

Dalle parole di Nino e Andrea, si capisce che non tutti gli escursionisti sono poi così esperti: Andrea ti punta una zona in foto, dove tutti si confondono e “tocca andarli a riprendere”. Nino ti spiega che “Spesso la gente crede di andare a destra e poi va a sinistra. Allora anche se ci chiedono colazione nel cuore della notte, abbiamo preso l’abitudine di alzarci anche noi invece di lasciare tutto pronto: giusto per guardare che direzione prenderanno per poi sapere eventualmente dove andarli a cercare”.
Sia Nino che Andrea fanno parte del Soccorso Alpino, e meno male che ci sono!

Un bel video illustra il Tour della Bessanese, che unisce rifugi italiani e francesi. L’entusiasmo di Andrea ci racconta la storia di Tonini con questo gusto per l’alpinismo antico, e sfruttando la sua figura ci presenta tutte le vette della sua valle: la Ciamarella e il Collerin, raggiungibili con vie di alpinismo Facile (F) o Poco Difficile (PD), ma si vede che la passione sale quando ci racconta dello Spigolo Murari (AD+, più che Abbastanza Difficile) per salire alla Bessanese invece della via normale.

Una bella serata, due belle persone, tante belle escursioni.

Randagia, che non sa da quale valle iniziare…

La Traversata dei Re Magi

Posted on Aprile 2, 2015 by randagia

E’ una manifestazione storica, una roba turistica, una passeggiata. Con queste parole ti convince e ti iscrive alla decima edizione della “traversèe des rois mages”, una escursione scialpinistica che ogni anno, dall’olimpico 2006, il Cai di Bardonecchia e il Caf di Modane Valfrejùs organizzano, per commemorare una storica traversata alpinistica. Le prime edizioni sono state agonistiche, con tanto di pettorali, imbrago e salita alla vetta Thabor. Le ultime più turistiche, o per lo meno senza pettorali e imbraghi, dichiaratamente aperte a tutti.
Traversata dei Re Magi
Quest’anno si parte dalla Francia, da Valfrejus e si arriva a Bardonecchia. Tocca quindi a noi italiani svegliarci prima per andare in bus dagli amici d’oltralpe. L’appuntamento è a Pian del Colle alle 6:30, che poi sono le 5:30 con l’ora solare. E’ buio. Tu sai infilarti gli scarponi al buio? No, ma il furgone parcheggiato vicino ti ospita sotto il suo invidiabile impianto di illuminazione. Son già simpatici sti partecipanti.
Quando arriva il pullmann si accendono le luci e si iniziano a vedere le facce altrui: tutti alti, magri, fisicati e marchiati con teste di leopardo da testa a piedi. L’attrezzatura non fa lo scialpinista? Forse no, ma ti dà comunque un’idea.

In bus si arriva Valfrejus, e mentre si registrano le iscrizioni, si consuma una colazione a “pain de chocolate” che mette il buon umore. Qualche faccia è conosciuta, qualcuna lo diventerà. Si parte con le pelli? Si parte in discesa? Si parte all’insegna dell’arrangiarsi. Poche le raccomandazioni: “La traccia è segnata, ci sono bandierine verdi e rosse, seguitele e fate dei piccoli gruppi”. Parte il primo gruppetto, due o tre persone che ti sembrano sfocate tanto son veloci. Parte il secondo gruppetto e non è da meno. Partono tutti gli altri: un unico gruppetto da cinquanta persone, una mandria. E trascinata dalla mandria, fai la prima salita. Al cambio d’assetto, c’è chi si toglie le pelli senza neanche togliere gli sci e chi invece le infiocchetta e le ripone nello zaino. Opti per la via di mezzo: le stacchi e le infili sotto la giacca, quella sana sensazione di umido sullo stomaco, che tanto bene non fa. La discesa è caotica, nessuna difficoltà tecnica effettiva se non schivare gli altri, che scendono come meteore impazzite. Una passeggiata turistica? Questi corrono! Ma chi te l’ha fatto fare di buttarti in questo caos? Ma una bella gita tra pochi amici, no?
Si ripresenta la salita, per fortuna. Pian piano il gruppo si trasforma da mandria al pascolo in processionaria in fila, il sole splende, il vento tira, la calca non c’è più. Trovi la tua dimensione: ne hai parecchi davanti, parecchi dietro, puoi andar serena. Qualcuno ti sorpassa dichiarando “Il n’est pas froid”, “gnanca na frisa” rispondi tu, con la pelle d’oca sotto le maniche corte. Qualcuno, nonostante la testa di leopardo in fronte, ti si affianca e fa due chiacchiere “La prima volta? In questa direzione è bella, ma nell’altra come sciabilità è migliore, ci vediamo l’anno prossimo”. Certo, perchè oggi mica riesci a stargli dietro. Ma va bene così.

Il sole se la gioca con il vento per regalarti degli spendidi scorci: sei in un corridoio bellissimo, sulle alpi. Non importa se siete uno o cinquanta, adesso quel panorama è tutto tuo, e nonostante la fatica, o forse proprio per la fatica, lo trovi bellissimo. Il fascino della traversata è anche questo: gli occhi non puntano alla vetta, all’arrivo, non sono chiusi in una valle, galleggiano su una, poi due, tre valli.

Chissà se davvero devi passare i Re Magi: mica li riconosci, non sei fisionomista con le persone, figurati con le montagne. Riconosci il Rifugio del Thabor però, dove qualcuno ti urla: “Vai che c’è una torta buonissima!”. Beh, c’era: perchè quando arrivi tu è rimasto solo il te con la frutta secca. Poco importa, ora si scende. Via le pelli per l’ultima volta e giù, parlando italiano con i francesi, e francese con gli italiani, confondendo la fatica con il divertimento, vivendo una splendida esperienza.

Arrivi ai rifugi della Valle Stretta, dove ti attende l’ultima fatica: il pranzo. Nell’attesa, ecco una coppia di turisti, italiani. Lui urla a lei “Cosa vuoi che ci diano da mangiare qui, con sto branco di coglioni che fa casino!”. Il branco, siamo noi. Informiamo la malcapitata che c’è una manifestazione scialpinistica qui, e magari all’altro rifugio ci sono meno “coglioni”. Lei arrossisce e si scusa “scusatelo, è arrabbiato perchè l’ho fatto salire a piedi, a lui piace il mare, a me la montagna ma sapete in una coppia…”. Ma cara figliola, butta un occhio sul ben di dio di figlioli del branco, e lascia perdere l’uomo da mare. L’amour a l’è nen pulenta. Ma che buona che è la pulenta, ottima conclusione di una divertente esperienza.

Il prossimo anno? Si rifà, certo. Complimenti agli organizzatori: per l’agilità nei trasporti, la qualità dei ristori, la costanza che ci mettono tutti gli anni.

Randagia, che tiene d’occhio il sito ufficiale http://traverseedesroismages.hautetfort.com/

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