pedalando nell’Alto Duoro
Smesse la pagaie a Miranda do Douro, raccontate nell’articolo precedente, saltiamo sui pedali a Pinhão. Stavolta osiamo davvero, ripetendo l’errore di inizio stagione: inforcare le bici alle due del pomeriggio. Almeno qui non c’è la salita delle Gole del Tarn, è un falso piano e si torna in treno.

Lasciamo il camper lungo la N-222 poco dopo Pinhão e mentre tiriamo le tende da sole per impedire la trasformazione del mezzo in forno, notiamo dall’altro lato del fiume i nostri simili parcheggiati tra le fresche frasche. Pace, ormai siam qui.
la N222 da Pinhão a Peso de Reigua
Si corre lungo il fiume, incastonati tra le colline e le vigne. Siamo sulla N-222 da qualcuno definita la strada più bella al mondo, da altri considerata troppo trafficata. Leggiamo infatti che la N-222 è, per regola matematica, la strada più bella al mondo: non solo in questo tratto offre scorci emozionanti di paesaggio collinare ma gode di un ottimo rapporto tra secondi di rettilineo e secondi in curva, con le sue 93 curve in 27 chilometri (fonte Il sole 24 ore). E io che l’ho pedalata senza saperlo.

Il caldo si fa sentire, ma non mancano le “discese a fiume” per rinfrescarsi un po’. Qualche acino ci aiuta a integrare gli zuccheri prima di tornare in sella. Non serve intrufolarsi nelle vigne, i grappoli sono lungo la strada, un po’ per decorazione, un po’ per attrazione.

Una lunghissima sosta lungo il percorso per ammirare con dovizia di particolari l’operazione di superamento della diga da parte di una barche da crociera: pare che fosse una delle grandi domande sinora senza risposta nella vita del mio curioso compagno. Come fanno le barche a passare la diga? Ora lo sappiamo. E che barche: enormi, eleganti con la piscina e tanta gente che mangia e che beve, sembrano tutti ubriachi, sembrano tutti ricchi.
Arriviamo a Peso de Reigua: neanche il tempo di arrivare e c’è già il treno per tornare indietro. Le stazioni qui sono opere d’arte, decorate di Azulejos un po’ in tutta la regione e Pinhão non è da meno.

A Pinhão ci tuffiamo di nuovo in acqua, non pulitissima, in fondo è un porto, ma la temperatura ci induce a non essere troppo pignoli.
Le migliori cantine sono qui, offrono degustazioni, aperitivi, ogni meraviglia. Ma non è un piacere che ci concediamo, non tanto per volontà salutistica della sottoscritta, quanto perché l’uomo non sa apprezzare ciò che non è birra.
Randagia, scende verso Almarante