Un ragazzo urla tra la folla, la voce esce da un torace scalfito da quelle che sembrano frustate, ma non lo sono. Sono segni di tagli che si è fatto da solo. Da solo, per protesta.
Non per la TAV, non è valsusino, è libico. E’ uno dei tanti approdati sull’isola, che ha sfidato la traversata in mare, senza nulla da perdere. Qualche soldo ce l’aveva, e ha giocato al rischiatutto: ha pagato per lasciare il suo paese, rischiando. Non esiste assicurazione di viaggio, non esiste soddisfatti o rimborsati: vuoi lasciare il tuo paese? Fallo, ma rischi di lasciare il mondo intero. Non vengono fornite statistiche, ma la disperazione dà coraggio, senza chiedere referenze. E lui di coraggio ne ha avuto. Il mare, la sete, il freddo, il caldo, la paura, gli altri stipati come lui su un barcone che sfida le leggi della fisica, con pochissime possibilità di vittoria. Questi momenti sono ancora vivi nella sua giovane memoria, non proprio una pubblicità della Costa Crociere. Ce l’ha fatta, è arrivato qua. E ora? E ora lo vogliono spedire indietro? No, lui ha lottato, e non accetta di essere spedito indietro, vuole essere spedito avanti. E protesta. E come lui tanti altri, che la TV ci mostra per le strade di Lampedusa, che sembrano far concorrenza alle peggio vie dei nostri ghetti. Tutto questo per vedere se qualche soldo alla Comunità Europea il nostro governo riusciva a prenderlo, ma forse la Comunità Europea non guarda i nostri tg. O per lo meno, non si fa fare fessa da loro, al contrario di molti di noi. E’ andata male, al governo ma soprattutto a Lampedusa. Perchè poi la TV poi si è dimenticata di informarci che l’emergenza è rientrata, che Lampedusa è ancora lì con le sue spiagge bianche, le sue acque trasparenti, le sue strade sicure. La TV si è dimenticata di dirci che per strada non capita di incontrare immigrati, e se ti sembra di averne visto uno più scuro degli altri, tranquillo è Carlo Conti, l’uomo che convive con la lampada abbronzante. Un uomo è innocente fino a prova contraria, è una notizia data è vera, fino a regolare smentita, in TV ovviamente. Gli italiani credono solo alla tv.
E’ vero, i barconi arrivano ancora, e arriveranno a lungo. Arrivavano anche quando la TV non ce lo diceva. Gli immigrati sostano nel centro di accoglienza una notte, forse di più, e poi vengono portati in altre città, Bari, Manduria e nessuno li vede. I barconi vengono sequestrati, e ammucchiati in un campo, giusto lì prima del centro. Questo è l’unico segno che rimane: il cimitero dei barconi. Legni colorati, chiglie incastrate tra loro in secca. Ogni barca ha un nome, arabo. Pantaloni, plastica, legni rotti. Ammassati e guardati a vista da due fuoristrada dell’esercito. Questa è l’unica immigrazione che viene a contatto con il turista, ma solo con il turista attento perchè alcuni neanche se ne accorgono.
Lampedusa non ha nulla: terreno arido che costa troppa fatica coltivare. Hai presente i capperi di Pantelleria? Buoni, no? Ecco, e quelli di Lampedusa? Quelli no, perchè qui non cresce neanche un cappero. Tutto arriva con le navi. Compriamo l’insalata oggi? No, son 3 giorni che non mi arriva la nave. Vivono di pesca e turismo, turismo e pesca. La pesca va bene, dipende dal meteo. Il turismo va male, dipende dalla TV. E lampedusa si è ritrovata con prenotazioni cancellate, charter annullati, agenzie viaggio che non la promuovono, perchè è faticoso convincere il cliente medio che è tutto tranquillo, che non trova un cadavere che galleggia mentre si fa una nuotatina, che non gli ruberanno il cellulare per rivenderlo al mercato nero, che non gli chiederanno l’elemosina ad ogni angolo. E’ più facile dirgli “Ha mai pensato alla Grecia?”. Ecco bravi, pensate alla Grecia. Ma un altr’anno magari. Quest’anno abbiamo un’isola dalle acque limpide, con una costa tempestata di calette naturali e affascinanti, un’isola che ha la sola colpa di essere più vicina all’Africa che all’Italia, un’isola che ha subito un calo del turismo dell’80% secondo gli isolani, secondo la questura non si sa. Ma questo la TV non lo dice, e l’italiano medio non lo sa.
Randagia, con Lampedusa nel cuore e la TV spenta