Giordania Trekking: pronti, partenza, via!
Dicembre. Voglia di deserto. Voglia di cambiare aria. Subito. Chissenefrega del Natale? Parti subito che sfrutti meglio le ferie. Peccato che il resto d’Italia non la pensi come te, e fin a dopo Natale non c’è il numero di partecipanti sufficiente affinché un viaggio parta. E aspetti. Aspetti che passi Santo Stefano, e parti con il viaggio Giordania Trekking di Avventure nel Mondo.
Camminare ti piace, in montagna ci vai spesso, secondo la scheda del viaggio, si tratta di trekking di categoria “facile”, vuoi non farcela? Arrivano le prime mail del gruppo che si sta formando. Il viaggio è stato assegnato alla guida di un tizio di nome Donato ma di mail Renato, giusto per aver confusione già dall’inizio. La confusione però si limita al nome, perché le istruzioni di viaggio che vi propina sono nette:
1) leggetevi la relazione che vi mando, scritta da chi prima di noi ha fatto lo stesso viaggio (e vedete di non fare domande che lì hanno già una risposta).
2) mettete l’indispensabile nel bagaglio a mano, che quello in stiva è probabile che ce lo perdano.
3) portate qualcosa di tipico della vostra regione, meglio se alcolico.
Ecco diciamo che il decalogo del perfetto viaggiatore non serve, basta il trittico.
Iniziamo a leggere la relazione. Bello, ti dicono cosa ti devi portare.
Scarpe da trekking. Sì.
Vestiti comodi. Sì.
Una corda da 20 metri. Una corda da 20 metri? Ma non era un viaggio di categoria “facile”? E scusa, fosse stato di categoria “difficile” serviva anche la corona del rosario da 5? No, la corda no. Tanto se la porti, mica la sai usare. La porteranno altri, ovvio. Altri sì, se solo non ragionassero come te. Però prendi il moschettone viola, che un moschettone serve sempre, dice tuo padre, ma mica è vero.
Di tipico cosa porti? La bagna cauda? E no, senza tapinambur no. I gianduiotti? Si squagliano. Torrone, vai di torrone. E qualcuno ci provi a dire che non è tipico piemontese.
Sul bagaglio, già sai, non ti preoccupi: scarponi ai piedi, sacco a pelo nello zainetto, di tutto il resto, se va di sfiga, si può fare a meno, o quasi.
Il gruppo è di dodici persone. Da Torino, siete in due a partire. I grandi accordi preliminari, presi circa tre ore prima della partenza, sono “Ci si aspetta al check-in”. Beh, o siete entrambe immuni alla sindrome del “ma tu cosa ti porti?” o siete prese da altro, o non ve ne può fregare nulla di avere un’idea di con chi vi toccherà passare i prossimi giorni, l’importante è posare i piedi e l’anima in quel deserto. Probabilmente un mix delle tre.
Ci si riconosce facile, al check-in per Istanbul tante valigie, ed un solo zaino. Sarà lei, ma falle uno squillo che eviti figuracce. L’ultimo buon caffè prima del metal detector, con chi in aeroporto ti ci ha accompagnata e qualche amico che tra un check-in e un landed capita di lì.
L’incontro con tutto il gruppo è al gate del volo Istanbul-Amman. Scalo a tempi stretti, ma meglio i tuoi tempi stretti che le 10 ore di attesa di altri. Tra pochi metri incontri il “gruppo”, e che Allah te la mandi buona. Anche qui riconoscerli è facile. Un cofanetto di Ferrero Rocher gira tra un gruppo eterogeneo di persone: matematico, sono loro. Un Terence Hill che non ha abusato di botulino si avvicina sorridente, con l’accento di Troisi: ecco è Renato/Donato! Lui viaggia leggero, solo bagaglio a mano. “Certo, perché la tenda te la sto portando io!” dichiara sorridendo una voce con lo stesso accento, la sorella. I Ferrero Rocher hanno uno sponsor Emiliano, Tiziana e Franco, la coppia del gruppo. Il ruolo di cassiere, tanto odiato quanto indispensabile nei viaggi in cui è prevista una cassa comune (sempre con Avventure nel Mondo), è già stato assegnato in tua assenza a Ol, povera lei che si prende la rogna, ma contenta tu che l’hai scampata. Un Piero Pelù più in carne e con i capelli corti è arrivato da Milano per voi, sotto il falso nome di Ale. Il veneto è ben rappresentato dagli aitanti Wil e Henry. Ma belin, dove sono i genovesi?