Brava in volo
Non finisco di
leggere un libro da un po’. Uno perché è noioso, l’altro perché non è il mio
genere, l’altro ancora perché l’ho dimenticato nel bagno di una camera
d’albergo e anche volendo, diventa difficile finirlo. Mi si prospetta un volo
lunghetto e cerco un compagno di viaggio: una compagnia facile, alla buona ma
di un certo spessore, che non mi faccia pensare troppo, meglio se italiano.
Un’amica esordisce euforica con un “Ce l’ho io quello che fa per te!”. La
prossima volta mi ricorderò di precisare anche “con un titolo che non mi faccia
vergognare”, oggi invece mi imbarcherò con “Brava a letto”. Attira l’attenzione più di una minigonna, o
almeno di una indossata da me.
La protagonista è
una ragazza che possiamo definire eufemisticamente grassa, che ha fatto dell’ironia
il suo punto forte, che adora scrivere. Alle prime pagine, pur divertendomi,
penso all’amica che me l’ha prestato, quella atletica taglia 42, dedicandole
una delle più note canzoni di Masini. Ma il libro prende, leggero a
sufficienza. Le classiche pagine da lettrice donna, con una copertina che
attrae il lettore uomo. La descrizione di un ambiente di lavoro principalmente
femminile, mi fa ringraziare di aver studiato per un “travai da omu”. A pagina 30 capisci chi è quello che diventerà
il principe azzurro a pagina 368, e capisci anche che lo diventerà solo perché
stai sfogliando le pagine di un libro e non i giorni di una vita. Vedi
un’amicizia che nasce sui lettini di un salone di bellezza, e ti chiedi se
credi meno a questa storia o a quella del principe azzurro. A rendere il libro
meno banale del previsto ci pensano la spiccata ironia della protagonista, che
ci risparmia frasi melense da lettura Harmony, ed un personaggio ben
particolare: una madre che confonde l’invadenza con l’affetto, ma senza
raggiungere estremi che ho visto solo dal vero.
Il volo di ritorno
è più complicato del previsto e, causa maltempo e sfighe varie, viene
posticipato alla mattina successiva. Non so se per colpa della serata a fiumi
di birra con gli altri malcapitati o la levataccia in piena notte per prendere
l’aereo, ma piango a fontanella per almeno una ventina di pagine tra una
colazione servita in un cartone colorato e l’ennesimo bicchiere d’acqua.
Stupita, dalle premesse non me l’aspettavo proprio.
Il finale è alla
Walt Disney, avrei voluto smettere di leggere prima, ma non ero ancora
atterrata.
Potrei
consigliare la lettura a tutte le donne oversize perché si immedesimeranno
nella protagonista, a tutte quelle col fisico perfetto perché potrebbero capire
cosa succede dall’altra parte, a tutti gli uomini
che abbiano mire su una donna abbondante per capire a cosa potrebbero andare
incontro e a tutti quelli che “la donna grassa no!” per capire cosa si stanno perdendo, ma in realtà lo leggeranno solo quelli
che sono stati ipnotizzati dal titolo.
Randagia, brava
in volo