Lago di Monastero
Oh sì, cambiamo valle. Un’oretta di macchina, tutta statale, cosa vuoi che sia. Puntiamo su Chiaves, sopra a Lanzo. Fino a Lanzo ci sappiamo arrivare, più o meno visto che già al primo bivio “Lanzo o Ceres?” non siamo così pronti, ma la socia occhio di lince, scannerizza il cartello stradale che sembra una pagina di dizionario e individua Chiaves sotto la direzione Lanzo. Peccato che poi I cartelli non pullulino, quindi le proviamo tutte, per scoprire che, come spesso nella vita, la strada più semplice è quella giusta: non entrare a Lanzo centro, stanne fuori e persevera, anche se ti sembra di allontanarti troppo i cartelli per Chiaves ci sono, aspettali. Superi la piazza parcheggio del paese e prendi a sinistra in “Passo della Croce”, prosegui ancora, tenace, e arrivi al Colle della Croce (1125 slm), dove finalmente puoi lasciare la macchina e mettere gli scarponi. Ben segnalato inizia il SENTIERO DEI 3 RIFUGI, con segni rosso gialli e cartelli ogni tanto: sentiero 332, 3 ore e 30 minuti. Seeeeeeeeee, sti tempi è sempre Messner a scriverli, mai una volta che ci mettano i miei. Però chissene, ben segnalato. Vai nel boschetto di betulle! E inizi a cantare:
O pescator dell’onda mi peschi l’anellin?
Se io te lo percherò, tu cosa mi darai?
Ti darò una borsa d’oro con dentro dei milion…
Non voglio solo quello ma un bacin d’amor!
Andiamo in quel boschetto nessuno ci vedrà
Sembri conoscerla solo tu, ma è un ottimo spunto per far partire riflessioni sull’induzione alla prostituzione contenute nelle canzoni per bambini, insieme all’istigazione alla droga già perpretata da Pollon e la sua polverina. Se ne parli, vuol dire che hai ancora fiato.
Al primo bivio, i cartelli confermano che hai già percorso un’ora, stessa sensazione del tuo orologio, e delle tue gambe. Epperò, o sei in forma, o stavolta non era Messner a dare i tempi. L’altro cartello ti informa che mancano ancora due ore. Si ma, non erano 3,30? Dove è finita l’altra mezz’ora? Forse la gente si ferma qui a chiedersi dove è persa la mezz’ora, e intanto perde la mezz’ora. Si sale, il percorso è dato per panoramicissimo. Peccato che ci sia una foschia che non vedi a due metri. Scopri questa è anche chiamata la Valle degli Infelici, che il sole non lo vedono mai. Ah, beh. Saperlo prima. Arriviamo al lago, confermando di avere il passo del CAI di Lanzo, che si è sbattuto a mettere i cartelli. Si incrociano tre alpeggi, o rifugi, che sono alpeggi secolari, rimessi a nuovo di fresco. Ci sono alcune fontane strada facendo, ma sono nei cortili delle case con tanto di cartello “Proprietà privata”, quindi senza chiedere, non si beve. Il tempo non promette troppo bene, quindi mangiato il classico panino, si torna indietro, e ci si mette tanto quando a salire. Quasi sul finale, ci si può concedere una deviazione verso la chiesa di S. Giacomo, che non sarà tanto speciale in sé ma offre un panorama della valle che assumi, nei giorni non di nebbia, sia molto bello. Oggi era grigio. Grigio impeccabile, intellettuale e pessimo umore, come i grigi della Punto, ma tutti insieme.
Considera un totale di 6 ore di camminata tra andata e ritorno, per 800 metri di dislivello.
Randagia, che pessimo umore in montagna mai….