Patagonia: Penisola Valdés
21 Novembre 2015. E’ mattina presto quando, dopo un’ottima colazione e relativa scorta da Panaderia Valentina, lasciamo Puerto Madryn per dirigerci verso la Penisola Valdés. L’accesso alla penisola si paga (260 pesos a testa), ma ne vale veramente la pena. I più truffaldini entrano quando la “dogana” è chiusa ed il campeggio incustodito, così si fanno l’ingresso gratis e la doccia fredda. Sì perché al campeggio di Puerto Piramides, l’acqua calda c’è solo fino alle 19, poi i ragazzi vanno via e la caldaia si spegne.
Quando all’autonoleggio di Trelew ci avevano fatto notare i 5.000 dollari di franchigia in caso di cappotamento, con tanto di mimo della capriola affinché capissimo, ci era sembrato un po’ esagerato, ma adesso che guidiamo qui è facile da capire: se ti fai prendere dall’entusiasmo del rally, facile che capotti te, l’auto e il guanaco che ti ha tagliato la strada. Infatti su queste strade sterrate, di ghiaia, di “ripio” incrociamo più animali che automobili. I turisti procedono con a cautela, rispettando il limite dei 60 chilometri all’ora, i minibus e i pullman del loco, invece li raddoppiano: ma loro hanno più ruote. (Se ti interessano i dettagli sul noleggio auto leggi la sezione dei consigli pratici dedicata.)
Numerosi sono i guanachi, della famiglia degli alpaca, che si muovono soli o in branco. Più rari i choique, un emù (simil struzzo per intenderci) razza interessante, in cui il maschio cova le uova di tutte le femmine con cui si è divertito e poi si cresce i piccoli. Infatti noi ne vediamo uno a spasso con i suoi sedici piccoli. I mara ci sembrano quasi creature mitologiche: mezzi cane e mezzi lepre. Wikipedia li definisce banalmente dei roditori noti come “lepre della patagonia”,ma lasciateci sognare per noi sono mezzi cane mezzi lepre.
Ci fermiamo ad ammirare le acque azzurre di Caleta Valdes e i leoni marini che giocano sulla spiaggia, non verrei più via:
“Ancora cinque minuti, quando ci ricapita una cosa così?””Spero domani”, mi risponde lui, ma mi regala ancora quei cinque minuti.
L’unico paese della penisola e Puerto Piramides: una strada, un campeggio, un ristorante e quattro agenzie che organizzano crociere per vedere le balene.
Il campeggio è distribuito su più strade polverose e non necessariamente in piano, e non è dotato di nessuna comodità, ma un semplice collegamento con la spiaggia, ci regala una bella passeggiata mattutina, con una foto da copertina. La spiaggia ci porta fino al “centro”. La colazione da al “El vento se viene, el viento se va” ci dà le calorie per tutta la settimana: spremute e torte ottime! I colori di questo locale, che apre un po’ quando gli pare ma apre, mettono davvero allegria. La proprietaria è un’artista e i suoi manufatti colorati sono in tutti i negozietti dell’isola. Tutte le crociere in barca per le balene partono alla stessa ora, non presto. le 9 o le 10. Hanno più o meno tutte lo stesso prezzi, intorno ai 90-100 euro dipende dal cambio ed alcune di loro neanche accettano il bancomat. Un quarto d’ora prima della partenza arrivano frotte di gente, già tutti indirizzati chi all’una chi all’altra, se la giocano bene. E noi quale facciamo? Ma noi davvero vogliamo farla? E se invece andassimo a vedere l’ultimo angolo di penisola e ce ne tornassimo al molo di Puerto Madryn?
Saliamo in macchina e andiamo via, per l’ultimo pezzo di penisola. Qualcosa ci attraversa la strada. E’ lontano, è piccolo, è lento: è un pinguino di Magellano! Il primo pinguino non si scorda mai: mi catapulto giù dalla macchina e lo tempesto di foto, neanche fosse Brad Pitt. Lui non si scompone, attraversa e prosegue. Siamo ormai vicini alla Pinguinera: una montagnola vicino all’acqua dove diverse coppie di pinguini, una delle poche specie monogame, ha bucherellato la terra per costruirsi casa, vista mare. Si vede che anche loro fanno i mutui perché ogni coppia torna allo stesso nido, tutti gli anni. Il vento tira forte, i più pigri si riparano nelle tane i più impavidi si asciugano al vento, gonfiando i polmoni per far sentire di tanto in tanto la loro voce.
E’ solo un assaggio perchè spostandoci di qualche centinaio di chilometri su una dritta e infinita strada di ripio, arriviamo a Punta Tombo: una colonia con 300.000 pinguini. A Punta Tombo, si cammina su quattro chilometri di passerelle, praticamente in mezzo a loro. Questo è il periodo di apertura delle uova: qualcuno è ancora chiuso, qualcuno è già rotto. Si vedono le mamme che danno da mangiare ai piccoli, oppure sono i papà? Difficile distingure. Qualcuno va a lavarsi in mare, a giocare o a fare ginnastica e poi pian piano ripasseggia fino alla tana. E tu li segui, con lo sguardo e con le gambe.