Mi piace andare al mercato. Adoro Torino. Amo Porta Palazzo la mattina presto, quando i coltivatori diretti mettono il loro banco e mi lasciano curiosare e individuare il meglio di stagione.
Amo Porta Palazzo anche la sera: ho lasciato che tanti torinesi si facessero la coda di due ore all’inaugurazione (il 13 Aprile) e ci sono andata con le amiche un paio di giorni dopo, un martedì sera.
Appena entrata mi sembrava di essere nella “Piazza dei sapori” della Sagra del Peperone, però al coperto: le tavolate al centro, i banconi dei locali sui lati dell’edificio. Mi sono trattenuta dall’esternare la mia impressione, non tutti amano la Sagra del Peperone. Chi non si è trattenuta è invece una madamina entrata poco dopo di noi “Che meraviglia, sembra di essere a New York!” Davvero? O lei ha visto qualcosa a new york che io non ho visto, o mi sa che nella grande mela non c’è mai stata.
Dunque siamo in questo grande capannone ristrutturato, ristrutturato bene. Iniziamo il tour: un’occhiata alla pasticceria siciliana, un’annusata all’enoteca, mezz’ora di estesi davanti al banco dei formaggi, passo veloce al locale che puzza di tartufo (ma si sa son gusti). Tralascio l’angolo della pizza, l’ennesima humburgeria, l’eleganza del cambio e il paradiso del fritto: mi incanto di fronte al girarrosto. Non è il potere ipnotizzante del pollo che gira ad avermi incanta, ma tutto quello che non era pollo. Su quegli spiedi girava di tutto e quel tutto veniva poi guarnito magistralmente con patate o verdura. Qui inizio a guardare i prezzi: 10-12 euro, si può fare. Non considero l’angolo della pasta fresca anche se probabilmente merita e proseguo verso il paradiso della carne: piemontese e toscana. La tentazione della fiorentina è forte, incontro degli amici che hanno già ordinato: puntavano alla fiorentina, ma poi visto i 50-60 euro al chilo e le porzioni abbondanti, hanno optato per un filetto. Il costo al chilo per la fiorentina è alto sì, ma se consideriamo dal macellaio la paghi almeno 40 e qui te la cucinano anche, inizia a essere ragionevole. Certo però il fatto che ti servano una bistecca da tre etti fa la differenza: bisogna venerci in due!
Continuo il tour approdando al pesce. Dai, sono a dieta, non dovrei neanche essere qui, almeno che mi fermi al banco del pesce: i cartocci del fritto misto sono molto invitanti, ma meglio un polpo con patate. Le amiche si sono perse strada facendo, tanto qui ognuno prende il suo e poi ci si trova nei tavoloni centrali. Mi metto in coda dietro a cinque persone, tocca a me quando il ragazzo che prende le ordinazioni mi chiede di aspettare un attimo, scrive un biglietto e lo appende “POLPO FINITO”. Molto bene e ora? La coda non era stata lunghissima, diciamo 10 minuti, ma la delusione è forte. Scambio due parole con il ragazzo alla cassa, che deve tergiversare per consentire alla cucina di tenere i ritmi della coda:
“Senta leggo qui che si possono usare i ticket..”
Sì, deve fare la MAGNA CARD al banco informazioni: poi decide quanti ticket caricare e li consuma dove vuole..
Beh, tanto qui si consumano in fretta
Mica vero signora, qui non è caro…
Io non stavo alludendo al prezzo, intendevo dire che uno è tentato e prende un po’ di tutto, ma lui continua:
Quella foto del panino di mortadella è stata proprio un caso sfortunato, qui cerchiamo tutti di contenere i prezzi e dare un buon servizio, noi poi…
Quella sera non avevo ancora visto la famigerata foto, ma da quel momento in poi non è passato giorno senza che uno dei miei amici su Facebook la condividesse. Questo è il motivo per cui vi state subendo questo articolo, perché tanta gente che nel locale manco vi ha messo piede condivide sta benedetta foto del panino con la mortadella, almeno provo a raccontarvi qualcosa di vissuto in prima persona non di “Inoltrato” come dice whatsapp.
Mi prendo il mio numerino e aspetto il fritto. Di fianco a me un Babbo Natale vestito di bianco con la scritta “Davide” sulla giacca sembra fare la gioia delle madame invece che dei bambini. Madame che provano a farsi selfie con lui ma hanno qualche problema di inquadratura, lui sorride a tutte e si dimostra interessato. Chiedo a una ragazza “Ma, lui chi è?” Scabin. Giuda Faus, Scabin! Uno degli chef più famosi in zona! Già perché se avessi completato il tour mi sarei accorta che il banco successivo con l’insegna “le uova e altro” pare sia proprio di Davide Scabin. Certo è un personaggio, ma io preferisco non distrarmi eccessivamente dalla mia attesa e riporto l’attenzione verso la cucina del pesce da cui sta uscendo ogni ben di dio, anche l’ultimo polpo: tre tentacoli di polpo che con quattro patate lasciano la cucina per 10 euro. Per la stessa cifra mi arriva il cartoccio di calamari e gamberi fritti che stenterò a finire (io!).
Cerco le amiche tra i tavoli, di folla ce n’è. Eccole, tutte con il loro humburger: il girarrosto aveva incantato anche loro e molti altri, tanto che i cibi che alle otto erano pronti, alle 8 e 10 erano già finiti e bisognava aspettare la nuova cottura. “Aspettare” non è una parola che piace all’uomo moderno, figuriamoci alla donna, quindi l’humburgheria ha fatto goal.
Quanto al bere, consigliano di sedersi e aspettare che un solerte cameriere arrivi a prendere l’ordine per il bere. Seguiamo il consiglio, ma non vediamo il cameriere: sono i primi giorni, dovranno ancora “tararsi”. Le impazienti vanno all’enoteca a prendersi il dovuto, le indecise aspettano che arrivi il cameriere. Che poi è “la” cameriera, giovane e gentile.: come giovani e gentili sono i tanti ragazzi che lavorano qui, ai banchi come ai tavoli. Ampia scelta di birre e di vini. Io cado su un calice di Shiraz (5 euro per chi si sta facendo il conto) che ben si accompagna con il mio fritto di pesce.
Una seconda diaspora per il dolce: chi va dal sicialiano per l’immancabile cannolo, chi dal gelataio per iniziare l’estate.
Ci tornerò? Sicuramente sì, per una serata informale con gli amici o in due, per fare a metà di una fiorentina gigantesca..
Randagia, che se volete farle un favore condividete anche questo articolo e non solo quella foto