Torino Trapani, Ryan-Air. Offertone. Che ci sarà a Trapani? Non so, ma per 50 euro vado volentieri a vedere.
Gli amici siciliani non mancano, e l’itinerario è presto suggerito: un po’ cultura, un po’ mare, un po’ tavola e soprattutto un po’ vino.
Stiamo parlando di offertone, quindi solo bagaglio a mano. Ridurre le creme solari comprate in confezione famiglia a boccette da 100ml non e’ facile. L’indagine di mercato svela che puoi comprare boccette da 100ml da Sephora o Carpisa a 2 euro, oppure prenderti il bagnoschiuma Auchan a 80 centesimi, svuotarlo e poi farci il refill, mi insegna la socia. Trapani e’ vicino a Marsala: devvero vuoi un volo solo bagaglio a mano? Ecco, ovviamente ci ho pensato dopo.
E’ un tour, quindi macchina a noleggio. Una Panda. O per lo meno, una Panda è quello che abbiamo prenotato. Tanto che manco mi faccio il trolley rigido: metti che non ci sta nel bagagliaio? Vado di borsa palestra! Coda allo sportello Hertz. Dai dai andiamo da quello carino “Randa, sembra imbranato…”. E vabbe’, mica serve un genio per darci una macchina. Il biondo (finto biondo, da vicino) spara il sorriso del “Tanto so figo, adesso ti frego” e ci comunica che avremo un’auto un po’ più grande, perché di Panda non ne hanno più. Perché? Perché ha usato il termine “grande” invece del solito “comoda”? Dunque chiediamo: “Più grande quanto? Che macchina è? ” “Un po’, una C-Max”. Boh, sara’ piu’ grande della C-3, ma C sta. Cauzione per la benzina 100 euro. E che è, un TIR? La socia mi fa notare “Categoria E, la Panda era Categoria A: dobbiamo anche prendere la patente C o la B ci basta?” Al parcheggio scopriamo che non e’ un TIR ma poco ci manca. Un Ulysse dei tempi moderni, ed e’ pure Ford. Toh, i trolley rigidi ci sarebbero stati senza problemi, qui ci sta anche un cadavere, e pure comodo.
Arriviamo a Paceco, e cerchiamo il nostro B&B Il Gelsomino (http://www.ilgelsomino.info/). Deve essere vicino alla chiesa. Chiediamo ad un uomo all’angolo che ci risponde: “Chi cercaste? “. Non sa. Tacuma bin. Parcheggiamo il TIR e scendiamo a chiedere. Un tizio, ben gentile, ci dice “Ah si’, la B&B è lì, ma è chiuso, vai all’angolo e chiedi di Gonzales”. Gonzales? Io mi aspetto Cammeluzzo, no Gonzales, sono a Paceco o a Città del Messico?
La socia si rifiuta: “Ma ti pare che vado a cercare la gente agli angoli? Adesso telefono al numero che mi hanno dato…” Facciamo a chi lo becca prima, lei al telefono io all’angolo. Al richiamo “C’e’ Gonzales?” mi compare un simpatico pensionato chiacchierone che fa mettere giù il telefono alla socia, ci porta alla nostra camera, pulita e bella ampia. Sul comodino abbondano i depliant turistici, dove la fan da padrone le saline, ma sbuca anche un il Satiro Danzante di Mazzara del Vallo, la statua bronzea ripescata nelle acque siciliane. Gonzales e Margherita, la moglie, ci offrono un fantastico aperitivo a base di pane e olio, olive e peperoni, il tutto servito in terrazza. A dirla tutta, la coppia di gestori è un po’ invadente, ma molto simpatica e disponibile. Chissà forse i siciliani son tutti così. Margherita poi, fa delle arance candite da leccarsi i baffi.
Padrone dei nostri enormi mezzi, ci dirigiamo alle saline. Fantastico colpo d’occhio, peccato che sbagliamo il museo: finiamo al museo delle saline, a Nubia. Entriamo in questo mulino ristrutturato e una madama, ci recita “Museo privato, si paga 2 euro e io vi racconto qualcosa”. Già il fatto che prima mi dici il prezzo e poi il contenuto, mi fa pensare che non sia proprio la tua passione, comunque va bene, entriamo. Con noi degli scozzesi. La madama recita la filastrocca in puro italiano, a memoria, ignorando completamente gli stranieri. Passione Zero. Alcuni nomi li ritrovo nel dizionario della salina trapanese. Cartelli in inglese? Sia mai: uno solo, ridicolo. Ci prodighiamo in una traduzione in differita per i malcapitati scozzesi, al termine della visita, contando sulla nostra memoria: divertente la traduzione in doppio. Alla prossima, rifacciamo.
Col senno di poi, capiamo che la nostra corretta destinazione sarebbero state le Saline di Ettore e Infersa, di fronte all’imbarco per Mozia. Noi abbiamo sbagliato, voi pensateci.
Mazzara del Vallo. Il Museo del Satiro Danzante. Ambiente ristrutturatissimo ed elegante. Un filmato ci spiega tutto, durata 25′ 45”. Non ce la posso fare, dormita dichiarata “svegliami solo se russo”. Per me il filmato è durato 2′ 20”: le interviste ai marinai di Capitan Ciccio, il peschereccio che ha recuperato il satiro. Sai quando si dice, tu dagli una mano che ti chiedono il braccio: dopo che questi simpatici pescatori hanno trovato la gamba, non riuscivano a salpare senza chiedersi “Chissa’ se oggi peschiamo il resto della statua…”. E quell’oggi è arrivato: hanno pescato la statua. Vedevi la gioia nei loro volti, manco avessero scoperto l’America. E son contenta per te, Capitan Ciccio. In fondo alla sala, eccolo, il satiro. La socia, gran intenditrice d’arte, mi fa notare “Hai visto che lato B ha il satiro, eh?”, ma il lato A mi aveva lasciata alla mia apatica contemplazione dell’arte in quanto tale. Alle pareti, la citazione:
Voglio vederti danzare
come i Dervisches Tourners
che girano sulle spine dorsali
Franco Battiato
Mai notato che quella canzone menzionasse I “Dervisches Tourners”. Le cose che non sai, o le chiedi o le ignori. Questa rientrava nelle ignorate. Fino all’altro giorno.
Per strada, pomodori, frutta e verdura, tutto a 1 euro… tutto a un gusto che al nord te lo sogni. Quindi è questo il gusto dei pomodorini pachino? Un altra cosa ignorata. Fino all’altro giorno.
Randagia, tra Satiri e Sale