Buon Compleanno, nonna!
15 gennaio.
Buon Compleanno Nonna, ma quante ne abbiamo fatte insieme ?
Ti ricordi quando mi tiravi le patrle (ciabatte) dietro se ti facevo arrabbiare? Io mi ricordo i lividi se non mi schivavo in fretta. E quella volta che per poco partiva la finestra….
Se prendi piu’ di “Distinto” ti faccio gli gnocchi. questo era il nostro tacito patto, neanche tanto tacito perche’ conservo ancora i contratti. Mi impegnavo tantissimo per un piatto di gnocchi, e fioccavano gli “Ottimo” e i “Distinto+”. Bastava il + per avere gli gnocchi. Con il senno di poi, avrei voluto insufficiente, magari sti cuscinetti sui fianchi non mi sarebbero venuti. Perché non me l’hai detto ?
La sveglia alle 6 per ripassare “che al mattino rimane di più” … ma chi ti ha detto sta cosa ? Tu hai la terza media, non puoi sapere… e lo so che con la terza media tenevi la contabilita’ dell’azienda di famiglia, ma la partita doppia l’hai studiata alle 6 del mattino ?
I lordoni presi per il disordine che lasciavo in camera, facciamo che non me li ricordo. “A casa tua dovremo scavalcare la merda per spostarci da una stanza all’altra”. Avevi ragione, solo che per fortuna casa mia è praticamente un monolocale, quindi non s’ha da faticare tanto.
Mi ricordo il lordone per il primo ragazzo. Il giorno che mi ha lasciata, ero un fiume di lacrime “Ma dime ti sa t’las da piure’ per an fiol, qul napuli… ven si c’at dagu un lurdun parei at piure per cheicosa” (ma dimmi se devi piangere per un ragazzo, quel meridionale… vieni qua che ti do’ una sberla almeno piangi per qualcosa).
Sì perche’ di nonne ne avevo due, ma con l’altra non ci ho mai azzecato molto. Non dava mai soldi. e anche a te rodeva per quello, tanto che un Natale mi hai detto “Ti dò il doppio dei soldi che ti dà l’altra”, convinta che 0 per 2 facesse 0. Legittima convinzione: peccato che quell’anno l’altra mi avesse dato 50 mila lire, così t’è toccato darmene 100: con tutti quegli gnocchi in matematica non mi freghi!
15 anni. Esco la sera. Papà vuole che torno per l’una, e tu a dirgli: “guarda che se deve far cretinate le puo’ fare anche prima dell’una, smettila con questo coprifuoco: io a te mica lo davo, ed eri molto piu’ deficiente di lei”. Che nonna moderna!
18 anni. La macchina. “Niente autoradio, vuoi mica essere milanese!” tuonava papà. L’autoradio me l’hai regalata tu , con un biglietto “Ricorda a papà che quando aveva vent’anni era l’unico dei suoi amici ad avere l’autoradio. E non era milanese.”
19 anni. L’universita’. “A le’ an travai da omo, ma duvria purte’ ad gran… set’s sicura che lu finise ?” (e’ un lavoro da uomo, ma dovrebbe portar soldi, sicura che ce la fai ?). Tutti storcevano il naso, ma tu no. Grazie. Poi ti incazzavi quando davo ripetizioni per tirare su qualche soldo, che era tempo sprecato che i soldi me li avresti dati tu: anzi, me li avrebbe dovuti dare papa’. Aspetta e spera. “Varda che mi voi nen moire se ti tses nen laureate di’…” No nonna, tranquilla, mica ci mettero’ tanto, e poi tu campi fino a cent’anni!
22 anni. Stoccolma. “Sat dise ca a serv” (Se dici che serve)… ma studia eh…. io vado, e studio, ma non abbastanza in fretta.
23 anni. Ti prende il cancro, e io sono lontana. Ti vengo a trovare e tu sei solo buona a dirmi “Non perdere tempo con me, studia”. Cazzo sta zitta nonna, a studiare c’è sempre tempo. “Dai nonna, mi metto lì sul tavolo all’angolo, così sei hai bisogno sono qui, e studio eh ?” . Ma come faccio a studiare con la persona che mi ha cresciuta stesa in un letto, bianca, con la flebo e morfina dopo morfina. E mi considero una merda, perché tra qualche giorno me ne andrò di nuovo via e non so se ti rivedrò. Mai più. “Non so se riuscirò a vederti laureata bambin…” solo che adesso non ho il coraggio di dirti che camperai cent’anni, “ma l’esame che hai dato ieri, era l’ultimo ?” “sì nonna, sì, l’ho passato sicuramente”. Invece non era vero un cazzo, ma non avevi certo bisogno di saperlo. No dai, a parte quella non te ne ho mai contate tante di bugie…
“A capisu nen lu sgnur perche’ ven nen a pieme… ”
Si vede che e’ distratto nonna, c’avra’ i fatti suoi… Vorrei che in Italia ci fosse l’eutanasia, ma non ti dico neanche questo adesso. Un abbraccio forte… no, non forte perché ti fa male. Le lacrime le ho trattenute a stento, ma ci sono riuscita. e parto. “Ma promettimi che ti ricorderai di me, che mi penserai ogni tanto…” Minkia, Nonna, non dire cazzate per favore! “E tutte ste parolacce non dovresti dirle…”
27 giugno : mattina presto suona il telefono. Sento singhiozzare di là, è papà. “Mamma se n’è andata” e non riesce a dire altro. Io non riesco a dire altro che “prenoto un aereo”.
L’aereo lo prenoto, ma fa ritardo, mi fa perdere la coincidenza per Torino. Avevo chiesto alle hostess “anche milano” purchè sia in fretta. Ma le troie mi hanno detto che non c’è: invece c’è, ma lo scopro da sola, è troppo tardi così le ore di attesa le passo tra i singhiozzi i ricordi e le sigarette a scrivere un reclamo alla compagnia, scritto talmente bene che mi frutterà voli gratis tutto l’anno. Quando si dice non tutto il male viene per nuocere: sì ma intanto viene.
Arrivo all’aeroporto di Torino che il funerale è gia iniziato, gli amici di sempre mi vengono a prendere per portarmi da te. Vomito, non so se sono io o la classica guida degli amici di sempre. Arrivo al cimitero che il funerale è già finito.. per prima vedo la zia novantenne , l’unica sorridente perche’ alla sua età i funerali sono occasione di vita mondana.
Poi mi sono laureata eh, credici, non e’ una bugia. E si’, a te ci penso ancora, spesso. E no, mi dispiace, le parolacce le dico ancora.
Buon compleanno, nonna!