Ad un matrimonio, ‘un si prende nulla che vola….

Lo sai da un po'. Il toscano si sposa la torinese, e come dice Ammaniti quando è d'accordo con Vasco, la prende e la porta via.
E smazziamoci sto matrimonio. Uno di quelli che ci siamo invitati da soli, noi che i matrimoni li evitiamo come la peste. Per la storia del vestito, per la giornata che va via attorno ad un tavolo con gente che faremmo volentieri a meno di conoscere e tanto altro. A questo però ci teniamo. Chissà perché. La meniamo finché ci invitano, magari senza neanche volere. E si va. Comodo, dietro l'angolo: in Toscana. La spedizione parte il venerdì pomeriggio.

Il navigatore non c'è, ma gli sposi hanno preparato un Plico con descrizioni a prova di stupido. Noi siamo organizzati. Non abbiamo il navigatore. Non abbiamo il Plico, ma ce ne accorgiamo troppo tardi.
Chi doveva portarlo e l'ha dimenticato però sembra aver ingoiato un navigatore, perché con non chalance azzecca tutte le svolte e ci convince di essere arrivati all'albergo giusto. Effettivamente un paio di camere prenotate a nostro nome le troviamo.

Sveglia all'alba: si va dalla sposa. C'era scritto cosi' sul Plico: "vai dalla sposa". E il dubbio ci viene, che noi in fondo siamo amici dello sposo…
Eppure, sono arrivati i rinforzi: loro il Plico ce l'hanno davvero, e s'ha da andare alla casa d'appoggio della sposa.
Tutti dalla sposa. Siamo i primi: i primi rompiballe. La sposa, con tono sereno e tranquillo, da dietro la porta ci consiglia: "Ma non siete andati dallo sposo? E' subito qui dietro l'angolo, passate gli farete piacere!". Figo, lui ci scrive di andare da lei, lei ci manda da lui: certo, la pensano uguale: tra i piedi non ci vogliono.
Ma dormirsela, e arrivare in chiesa, e in ritardo come al solito, agli altri non va? Tanto è solo al pranzo che si accorgono se ci sei o no…
No, a sto giro, si fa ad usanza: è usanza andare dalla sposa, è usanza andare dallo sposo. E' usanza girare come dei badola per dei paesi sconosciuti: poi ci si chiede perché le usanze tendono a sparire: emmenomale!

Ovviamente sbagliamo strada andando dallo sposo dietro l'angolo, ma l'abbigliamento stile LeIene e la parlata dotata di "C" ci rende facilmente distinguibili: parenti e amici dello sposo ci fanno strada pensando "Beh, mica scemo a tornarsene qui, guarda questi 'un riescono a trovare una 'asa quando 'e l'hanno davanti..".
Vabbè, arriviamo dallo sposo. Si mangia si beve, foto. Si vede finalmente il mitico nipote: quello che ha solo 8 anni, ma lo zio rompe da 9. Si tirano scemi a vicenda. E tirano scemi noi. Il nipote però è venuto meglio. Se hai una figlia sui 5-10 anni, falla passare di lì tra un po'. Si abbandona il testimone di nozze, che sfiga vuole fosse quello con il navigatore ingoiato. Svegli dall'alba, ma imbranati da una vita, ringraziamo che la sposa abbia un minimo di strascico sennò non saremmo arrivati in tempo a vederla entrare in chiesa. Persi, ci siamo persi. Di nuovo. Come al solito.
Una bella cerimonia, all'insegna del "fate figli come conigli", la voce di lei che ogni tanto trema. Un Sì. Due Sì. E uno scapolo in meno. Andato.
Ristorante. Persi di nuovo. Il Plico c'è, in più si segue il torpedone: impossibile perderci. Un tafano colpisce una del gruppo, e ci si ferma. Il gruppo si distacca, addio torpedone. Beh, han girato a destra. Arriva l'invitato tecnologico, un tutt'uno con il suo cellulare/navigatore: la faccio io la strada! E svolta a sinistra. Eccoci. Fregati, va già bene se arriviamo per il dolce. Seguendo il suo navigatore riesce a sfrecciare davanti al ristorante con tanto di cartello "Oggi sposi" e passarlo senza esitazioni, quasi fosse l'insegna di un lavaggio auto. Questi sono i momenti in cui si abbandonano gli amici, e si parcheggia. Abbiamo perso mezzo buffet, ma ci siamo.

Bellissimo il posto, bella la giornata, la musica, e gli sposi. I tavoli battezzati con tutte le città da Arezzo a Torino. E vedi che sono tante. Solo in autostrada ti renderai conto di quanta pazienza leghi Torino con Arezzo. Si mangia, si beve Montepulciano, si ballano i Watussi. Piove, ma chissene tanto ormai è andata. Lei bella e leggiadra gira tra i tavoli salutando tutti gli ospiti. Lui, con canapione rosso da Montepulciano, gira tra i tavoli col bicchiere ora pieno ora vuoto, non è leggiadro. Per niente.

Si stappa lo spumante, e clap il tappo finisce a me. Una mi sorride "Evvai, è buon auspicio!" Auspicio de che? Io questa del tappo non la so. Ma come non la sai? Il bouquet è matrimonio entro l'anno, il tappo è un figlio entro l'anno. E ti sembra buon auspicio questo? Ad un matrimonio non si prende nulla che vola, mi consigliano. Effetivamente, sarebbe saggio. Il tecnologico cerca su google: "Eh no Randa, il primo hit non lo vuoi leggere…. uuuh, neanche il secondo. Senti, vuoi che passiamo in farmacia a prendere un test di gravidanza? Magari due?". Mi chiedo sempre più se gli amici uno se li sceglie o gli capitano, e spero che sia la seconda, perché altrimenti non me lo perdonerei. Quando poi con google ci faccio due parole direttamente io, scopro che non si tratta di parto gemellare, ma trovi l'anima gemella entro l'anno! E allora smetto di crederci. Chissà perché le superstizioni hanno effetto solo se fanno paura.

Randagia, che Viva gli Sposi!