Capodanno ad Udaipur

Ci avevano avvisate: attente a
chi vi parla in italiano, vuole solo farvi bere e poi…


Uomo avvisato mezzo salvato, ma donna no. Nei giri del pomeriggio in tanti ci
parlano, in italiano e non, invitandoci a feste di capodanno per la sera. Io
declino sempre con un "Yeah yeah see you later". Peccato che non
siamo in una metropoli, quindi il later arriva davvero e te li ribecchi.
E pensi "Randa, parli sempre troppo". Sfumata l'opzione del later,
passi al tradizionale "No, thank you", che viene immediatamente
seguito da un piagnisteo di "You broke my heart". Altre espressioni
no. Questa sanno e questa usano, tutti. Deve essere una canzone famosa. Alla
faccia dell'originalità.
Ci scofaniamo una cena buffet, non so se abbiamo scelto di fare cena nel posto
più carino, più economico, più pulito o semplicemente da quello che aveva il
receptionist più figo, comunque siamo finite al
Mewar
Haveli
. E ci è andata
bene.
A panza piena apprezziamo bene dalla terrazza i fuochi d'artificio riflessi sul
lago. Colori e rumori. Rumori e colori. Sbam! Sbam! E questo cos'era? La
lampada ad olio che ho appena spatasciato al suolo. Il solito elefante in
cristalleria, che per l'occasione si è imbucato ad un Roof Top Party. E
per forza, siamo nella città dei Roof Top Parties, mica potevamo
perderceli. Musica e festeggiamenti sul tetto piatto di queste case che si
affacciano sul lago. Musica qua, canti là, urla a destra, bottiglie che si
stappano a sinistra. Aveva ragione la socia: è la città perfetta per
festeggiare capodanno. Peccato che poco dopo mezzanotte tutto taccia. Siamo
nella città dei Roof Top Parties di Cenerentola? Solo una terrazza
resiste con musica a palla e luci, dall'altro lato del fiume. E lì siamo
dirette. Per strada non un'anima, o meglio nessun'anima di quelle che
intendiamo noi, perché delle loro è pieno: pochi maiali, tante mucche e troppi
cani. Passa qualche moto, qualche macchina con l'immancabile "Happy New
Year!". Incrociamo due anime a piedi che parlano italiano e insieme
andiamo verso la festa.
Individuata la casa, saliamo verso la terrazza. È il
Dream Heaven, guest
house raccomandata dalla Bibbia Planet. La scalata alla terrazza non è facile,
azzeccare la vietta, la scaletta, e poi? Scaletta sbarrata. Prima dello
sbarramento una porta socchiusa sembra condurre in casa d'altri, ma il
cartello, quasi coperto, dice Reception. Che si fa? Si chiede? Ma dormiranno..
Che si fa? Si rinuncia? Chi rinuncia il primo dell'anno rinuncia tutto l'anno.
Busso. Niente. Apro la portina ed entro con un timido "Is there anyone
here?" Un rumore. No, non ho rotto niente, è qualcuno che si muove. Arriva
una madama, assonnata e mal vestita, forse in pigiama. Ostento il sorriso mentre
le dico che vorremmo salire alla terrazza. La madama rientra nel suo ruolo e mi
chiede se siamo ospiti dell'albergo. Mi faccio insultare per averla svegliata
per nulla o conto una balla e do un senso alla sua levataccia? "Volevamo
festeggiare con i nostri amici che ci hanno detto di raggiungerli lassù." E speruma bin. Sorride, dice
che ci fa aprire e ci augura "Happy New Year". E buon anno anche a
lei, madama. E grazie. "Randa, complimenti. Io credevo di avere una bella
faccia da culo, ma tu sei meglio di me!" Eccolo, il primo complimento
dell'anno mi arriva da Francesco, che mi conosce da 10 minuti. Il fine
giustifica i mezzi. Ci aprono la porta, anzi la sradicano proprio. Entriamo in
una festa dove tutti son già ubriachi. Un italiano sta per iniziare il suo duro
periodo di volontariato a Goa: e cavoli, a Rimini no? Spalmare creme solari,
gridare cocco bello e magari concludere qualcosa con le scandinave in vacanza.
Il vero volontariato duro. Un local sfoggia
un petto semi villoso sotto una giacca gessata aperta, facendosi precedere da
un alito da bevitore di birra crucco. Un australiano ubriaco fa delle foto più
belle di quelle che faccio io da sobria. Non mi interessa scoprire se è lui ad
essere molto bravo, oppure io molto chiavica. Francesco rutta in faccia alla fidanzata
all'inno di "In India si fa!". Scopriremo nostro malgrado che è vero,
in India si fa. È quasi l'alba quando torniamo verso la guest house. Che è
chiusa. Bussiamo al portone. E gnun
gnun a rispundia
. Ma cavolo a che ora chiudono qui? Beh forse ci conviene
chiederci a che ora aprono, sono le 4 e mezza. Ci giriamo. Solo mucche. No dai,
iniziare l'anno dormendo con le vacche no. Insistiamo. Arriva una donna, il cui
volto dimostra che solo due minuti prima era tra le braccia di Morfeo e lì
avrebbe preferito rimanere, piuttosto che vedere le nostre belle facce. Non
sorride, ma ci apre. Chiediamo scusa ma continua a non sorridere. Non ci
sorriderà neanche il giorno dopo. Ricordatevi che le guest house in India
chiudono alle 23, e c'è un perché.

Randagia, che non è mai tardi per
dire Happy New Year.