La vela spacca, ma anche il mirto non scherza (Osterie del Levante)

Sei a Zanzibar. Un napoletano schifato ti dice "Il mare della sardegna è mille volte meglio". Una veronese sognante aggiunge "Giá, ho fatto un corso di vela qualche anno fa in Sardegna, quelle cose che ti restano nel cuore, emozioni uniche, condividi tutto, passioni e dolori da mattina a sera, bellissimo.. poi quando la gente parte, scendono le lacrime. Mai provato?". No, ma sai cosa? Quest'anno provo.
Sul mare, niente da dire. Sulla vela, avrei dovuto notare la forma fisica smagliante della veronese che la propagandava. Avrei proprio dovuto notarla. Il benedetto senno di poi.

E allora google. Primo link centrovelicocaprera. Mi sa di fighetto, vedo i prezzi. E' fighetto. Secondo hit Levante. Toh, di Torino. Toh, hanno un blog. E anche una bella canzone assurda (tanto assurda quanto realistica, ma questo lo scopri con il benedetto senno di poi). Dai, deciso. Una settimana? Ma no, due! Corso deriva base: se ci dobbiamo fare male, facciamocelo bene.

Hai solo questo piccolo problema che tu e l'acqua non siete proprio fatti l'una per l'altra. Hai imparato a sciare a tre anni, ma a nuotare a diciotto, e solo perché ti eri innamorata di un paio di occhi azzurri che o vai in acqua o ti lasciano a terra, in tutti i sensi. Mica è un problema, chiami l'amico nuotatore e gli dici "Facciamo un ripassino in piscina?". Dopo l'ennesima piscina chiusa (perché le piscine a Torino d'estate la sera chiudono. Tu muori di caldo e loro chiudono.) ti arrabatti e vai in orario non congeniale. Due vasche. L'amico ammira il tuo stile in acqua con l'espressione "stella, tu sei nei guai", ma alla domanda esplicita "beh, allora mi dici buone vacanze o mi fai le condoglianze?" mente con un "buone vacanze!".

Arrivi in base. Dicesi base una zona riservata di un campeggio con tendoni e tavolate. Puoi montare la tua tenda, o chiedere il tuo letto in camerata, che poi è una tendonata. Scegli la seconda.

Arrivi un venerdì sera, il sabato iniziano i corsi. Gente svaccata sulle amache, che ride, scherza, si conta i lividi. "Tranquilla, torni ma’olata ‘ome ‘na mela!" ti incita un simpatico toscano appena ti inquadra. Bene. Questo me lo avevano accennato. Trovi il tuo letto nella camerata, e l'unico desiderio è fare un bagno. Ti cambi tranquilla come a casa tua convinta che sia una camerata femminile. Uscendo inciampi in un paio di scarpe numero 45 come minimo. Azz, camerate miste. Ricordatelo.

Il mare? Beh qui non è forse l'angolo migliore della Sardegna, ma se ti allontani un po’ in barca cambia tutto, acqua azzurra acqua chiara, trasparentissimo. Mai visto un mare così. Neanche a Zanzibar. Il giorno passa, il corso inizia. "Orza, Poggia". Sì queste le avevo già sentite. Azz questo è vento però, mica come quello del laghetto. E dicono pure che non è ventone. Prova di scuffia (dicesi scuffia la barca che cappotta). A tirarla su sta barca niente è, ma rientrarci in sta barca è una fatica immane. Quei chili ripresi li paghi tutti. Con la mora. Ma i tuoi poveri compagni di corso son buoni e ti tiran su come un tonno. Vuoi bene al tuo equipaggio. Tanto bene. Vento, vele, adrenalina. Sbagli: acqua. E sei sotto, con tutte le cime attorno. Beh, la paura per l'acqua ti è passata, non c'erano alternative. Iniziano i lividi sulle braccia, quelli da risalita. Continuano i lividi sulle gambe, quelli che chissà come te li sei fatti ma te li sei fatti. Forse sbagli qualcosa. Sì, sbagli sport. Sei più portata per l'uncinetto. Ed è tutto detto. Però ti diverti, da matti. A metà della seconda settimana, o forse pure un poco prima, quando le ginocchia hanno già recitato metà rosario, e la testa ti dice "dovevi farlo a vent'anni, gallinaccia!" opti per un banale cabinato, dove puoi confermare di non avere senso del vento, ma almeno puoi salvare il salvabile. Hai abbandonato l'equipaggio, non si fa. Dispiace, ma non si fa. Però sei intera, si fa. Dispiace, ma si fa.

La vita in base continua: una volta a settimana ti tocca la comandata. Aiuto al cuoco, a gruppi di 5. Che se non hai mai fatto il militare può anche essere un'esperienza. Tagli zucchine. Non un chilo, non due chili. Non sai neanche quante. Sai solo che non finiscono più. Dall'altro lato della cucina da campo senti un accento salernitano che recita "Ma come gli viene a sto cuoco di fare gli straccetti di manzo? 50 hamburger non andavano bene? Che almeno non tagliavo tutta sta carne.." . Però ti diverti, da matti.

Vivi in infradito, non ricordi più cosa sia la tv, le telefonate latitano. Le chiacchiere scorrono, quasi come il mirto.

Bello, ma difficile da descrivere, magari provalo (se sei in forma fisica smagliante) !

 

Buon Vento

Randagia, che dopo due settimane di vela chiama la deriva ancora barca