London’s calling

Ti svegli una domenica mattina e c’è un sms da chi non senti da un po’ che recita così: “Randa, ti ho fatto una proposta indecente via mail, check it out!”. E pensi che la devi smettere di cazzeggiare su internet se non vuoi essere circondata da mentecatti. Già, ma tu vuoi essere circondata da mentecatti.
Nella dura strada verso il bagno accendi il pc: “Le cazzate si fanno solo una volta nella vita, o almeno solo una volta ogni tanto. Uno che manco sto a dirti chi è tanto non lo conosceresti, suona a Londra, io ci metto albergo e volo, tu i biglietti del concerto. Se ti ispira invitami.”
Fai un rapido check mentale sulla sanità del mittente, e non è nella black list della tua vita. Ma ci finirà se pretende di farti prendere dei biglietti per un concerto che non sai di chi è. Mentre versi il latte sui cornflakes pensi “Ma per favore, fosse Stoccolma almeno..”.  Al secondo cucchiaio hai già risposto all’sms con il solito convinto “minkiassì”. E vai, neanche sto weekend sistemerai i problemi della cucina.

Quando vai in giro con uno che non è il socio di sempre, non sai mai che ti toccherà: se lo scarpinatore folle che alla sera ti viene da chiamare casa Mennea a chiedere soccorso, se la panza da ristorante a pranzo e a cena che ancora non ha realizzato che per mangiare si mangia meglio in Italia, o l’uomo delle alte vette che appena c’è una torre bisogna salirci, e di corsa, oppure l’intellettuale che tutti i musei sono suoi e tu non puoi dire che di arte non ci capisci niente, ma devi fingere interesse che in fondo i tuoi hanno pagato per farti studiare. Tanto è inutile che provi a immaginartelo, ogni volta ci rimani fregata in una maniera diversa. E la cosa ti piace.
Poi sarebbe anche carino se quando ti dicono “i biglietti li prendi tu”, questi non fossero già esauriti. Sarebbe carino. Come si dice bagarino in inglese? E-bay? No, www.seatwave.com.
Dei grandi, scambio biglietti tra fan: ti garantiscono data di consegna, con tracking online. Manca un giorno dalla presunta consegna, non c’è traccia di sto benedetto tracking: ti sale l’ansia, e stai per scrivere la solita mail: “razza di ladri, dove sono i miei biglietti, rivoglio i miei soldi”. Ma loro ti anticipano con un “We know you might be concerned.. We are working on it, please trust us and wait”.
Concerned non è proprio l’espressione giusta, ma mi hai anticipata, e allora mi fido: non ti tempesto di mail e aspetto. E i biglietti arrivano: bravi, tornerò da voi molto volentieri.

E vai con il cazzeggio nella City! Al primo accenno di estrarre una cartina vengo fermata “Metti via, fa troppo turista. Easy, andiamo di IPhone.” Sì, solo che dovresti sapere come girarlo l’IPhone, che ha il nord e il sud un po’ confusi, serve sempre un giro attorno all’isolato per capire come siamo messi.
Inquadrato: stavolta ti è toccato il tecnologico antiturista, fattene una ragione. Parli del
più e del meno. “Oh, fa freddo oggi eh?” “Sì, l’IPhone dice 5 gradi”. Se l’IPhone avesse detto 30 questo mi sarebbe uscito in bermuda e pelle d’oca: se non sei abbastanza intelligente per la scienza, scegli la religione, ma anche l’IPhone può aiutare.
Una compagnia aerea si fa pubblicità con “Dimentica la cartina per ritrovarti meravigliosamente perso”. Oppure tienila chiusa in borsa, per ritrovarti meravigliosamente pirla.
“Proviamo un pub?”, “Alle due del pomeriggio?”, “Certo, dove altro vorrei essere? Mica in uno di quei mercatini dei designer londinesi che ci sono solo qui, che si trasferiscono a Londra, perché, alla faccia di Milano, quelli più avanti sono qui. No, vorrei essere in un pub a farmi la birra delle due”. E il relativo ruttino, ovviamente. Buona la birra inglese, sì, se ti piacciono le rosse, calde. E non sto parlando di gusti sessuali.

Ma dai pub prima o poi si esce. Ecco passa un pullman con su scritta la nostra destinazione: se alzi gli occhi da quel display e non prendi il palo, abbiamo qualche chance di farcela. Sali.
Dietro di noi gang di turisti italiani, cartine e caos. Caos e cartine. Il tecnologico antiturista è ovviamente anche anti-italiano all’estero. “Che casino fanno questi? Dimmi come si dice di far silenzio, in spagnolo”.
Saperlo, lo spagnolo, ma qualcosa mi viene comunque, sempre. Lo vedi che si concentra, fa la faccia seria. E non dice nulla. Faccia sempre più seria, si sta caricando e sbotta “Puedon hacer silencio por favor?!” Una ragazza del gruppo risponde subito “Oh, mi scusi
signore, abbassiamo il tono”. Adesso me lo menano, penso. Invece no. L’han preso sul serio, com’è possibile?! L’han preso sul serio e non dicono più una parola. Nè lui, nè loro. Il silenzio sul pullman. Non resisto, guardo il ragazzino del gruppo con la faccia più perplessa e vado secca in italiano “Ma non dategli retta,  questo è più pirla di voi!”. Peccato che così dicendo, non ne ho insultato uno solo, ma dieci. Ora mi sa che menano me. La solita
ragazza del gruppo mi salva con “Ah ecco, anch’io la penso come la tipa!”. La tipa? Sono io la tipa. Era tanto che non mi dicevano “tipa”: siamo alle Vallette e non ce ne siamo accorti? Possibile. Pessima mossa: anche il branco ha la nostra stessa destinazione, e quando scendiamo questi dimostrano un’innata fiducia per chi estrae un IPhone e cerca la strada “Allora mister
GPS, vi seguiamo!” Bravi, seguiteci, facciamo il nostro warm up dell’isolato, poi capiamo nord e sud e vi portiamo. Tempo due ore e ci siamo. Se invece aveste alzato gli occhi, avreste visto l’insegna del posto che cercate a caratteri cubitali davanti a voi. Subito.
Dopo un po’ che giri ti viene sete, e accenni un ingresso a mini market per prendere una bottiglietta d’acqua. Due occhi ti guardano come se ne avessi appena insultato la madre e ti fanno “Ma non puoi resistere fino ad un pub?”, “No, ho sete, voglio acqua e non voglio pagarla 5 euro. Io entro. Se ti infastidisce, camminami a distanza. E stai attento ai pali”.
L’acqua dura poco e vince di nuovo il pub. Due personaggi locali sulla sessantina attaccano bottone. Hippy di altri tempi. Entusiasti, fa piacere. Un inglese da paura, sorridi e bevi, ed evinci il senso di quelle parole, mas o meno. Anni e anni di studio messi alla prova in una birreria, quello che si dice la carriera. Mia madre ne sarebbe fiera. Alla seconda birra li capisci bene, fin troppo. E iniziano a commentare sui turisti, diversi dai presenti, ovviamente: “They are all the same: Map and Mineral Water!!!” E che hanno? I raggi X e mi vedono nella borsa? Estraggo le armi improprie, colpevole, per l’occasione: perché il segreto nella vita è prendersi in giro da soli. O almeno per me è così. Il tecnologico antiturista se la gode abbastanza, ridendomi in faccia. Essere turisti non è reato, per la cronaca.
Uno degli hippy mi incalza “Be careful, he will not marry you because of this!”. Sbatto il
bicchiere sul tavolo, urlando “What the hell! Will you not marry me????!!!!!!!”. Ho sempre sognato di dirlo ad un uomo. Finalmente. Sono in pari con le amiche.

Poi in confidenza “Randa, tu a Torino non vai in giro con la bottiglietta dell’acqua!”. E invece sì che ci vado. E invece sì un bel niente: ho risposto solo per spirito di contraddizione, perché poi mi sa che a Torino mica ci vado in giro con la bottiglietta d’acqua. Ma da domani sì.

 Randagia, map and mineral water