Lo zaino sul letto

Lo zaino sul
letto, è quello di un lungo viaggio.

Inizio così.
Rimirando lo zaino come per capirne meglio la forma, le tasche, le disposizioni
ottimali del materiale che ci voglio infilare. Ogni viaggio sempre meno roba:
non capisco se per la vecchiaia che non vuol portar pesi, o per l’esperienza che non vuole roba di cui si può facilmente fare a meno. Propendo per la seconda,
anche perché non saprei mai accettare la prima.

Randa, ma fai sempre lo zaino la sera prima? Sì, lo riempio la sera prima, ma lo preparo
per una settimana. La preparazione consiste nello stilare la lista, un numero
di giorni feriali antecedente alla partenza sufficiente a consentirne
l’acquisto, se necessario. La lista è sempre la stessa, certo ogni volta cambio
un po’, per dimenticarne cose diverse. Stavolta, la scrivo. E scriverò anche
cosa dimentico, ma dopo, ovviamente.

 

Iniziamo, in
rigoroso ordine random. (LL=Lesson learned) :

Deodorante nel bagaglio a mano: ammettiamo che imbarchi lo zaino. Se te
lo perdono, e hai fiducia di ritrovarlo, non vorrai comprare nulla, proprio
nulla, di quello che già ci avevi buttato dentro. Il deodorante non deve essere
lì, a meno che ti piacciano le vacanze da eremita (LL: MexicoCity 2009).

Grucce da tintoria:  leggere,
comode, utili per stendere maglietta e biancheria. Sostituiscono, in caso di
vacanza minimalista, il cordino da stendere con le pinze.

Sapone di marsiglia: ottimo rapporto utilità peso. Solo che quando
lavi, rimane umidiccio. Ne sono stati avvistati modelli Roll-On che evitano
questo problema, o per lo meno lo sigillano. Sarebbe un apprezzato dono, mai
trovato io.

Bikini: anche se vai in montagna, una piscina può capitare sempre. Inoltre, è
psicologicamente utile per capire quando devi fare il bucato: quando ti ritrovi
a metterlo come biancheria, ti rendi conto che devi lavare almeno un paio di
mutande.

Biancheria: tanti cambi quanto l’intervallo massimo di
spostamento senza giorno di sosta nello stesso posto. Se non sosti mai più di
una volta nello stesso posto, hai tre possibilità,valuta tu:

·       
abbandoni
l’igiene, sono comunque fatti tuoi.

·       
prendi
un cambio al giorno, riempiendoti lo zaino come un venditore ambulante

·       
vai
in giro con le mutande lavate appese allo zaino ad asciugare (in questo caso,
scegli tu se sexy o da nonna in base alle amicizie che vuoi fare).

Pantaloni: cotone, ThinkPink-like. Comodi, comodi, comodi. Si
dice che la durata media di un paio di pantaloni sia 5 giorni. I pantaloni non
si lavano mai, o quasi. Lo dice anche Vasco, ma solo dei jeans. Se ti piacciono
i jeans, e puoi tollerarne il peso nello zaino, o li tolleri lerci, o fai
vacanze di almeno un mese, così avranno il tempo di asciugare. Le lavanderie
dei budget hotel sono spesso abbordabili, ed spesso sono l’unica ancora di
salvezza.

Cerotti Compeed: assolutamente, sempre, anche sottomarche: non
cammini mai tanto come in vacanza, una vescica ti verrà, e se non a te, a
qualche tuo compagno di viaggio. Un investimento che si è sempre rivelato
vincente. Se invece sei di quelli che si fanno venire le vesciche e si guardano
in giro con gli occhi del gatto di Shrek, sappi che un Compeed è come un diamante: è per sempre. Se un compagno di
viaggio te lo presta, non metterlo al mattino per toglierlo alla sera,
sradicandolo con tutte le tue forze, per poi chiederne un altro e finire così
la scorta dell’(ex)amico: tu rimani con la vescica e la pelle scorticata, e
alla prima vescica che viene all’altro, defraudato dei suoi Compeed, ti manda
la maledizione di Montezuma. Lo so per certo. (LL: Tanzania 2008)

Medicine da viaggio: no, non ci sto. Per principio, solo medicinali
estremi: un rimedio contro la maledizione di Montezuma (Tiorfix saved my life)
e il Lariam per la malaria.

Assorbenti: o vai di pillola, o saranno irregolari. Fatti i
tuoi conti, e considera che in alcuni paesi i Tampax non li trovi al
supermercato, anzi quando li chiedi alla commessa ti guarda come se fossi la
peggior sgualdrina e ti recita disgustata: “noi quelli non li vendiamo”. (LL:
Mexico 2009)

T-Shirt: un paio, di quelle che asciugano in fretta, appese alle grucce di cui
sopra. Filosofie alternative dicono una sola e poi compri.

Pile: sempre e comunque, uno medio. Puoi gelare tanto per l’aria condizionata
quanto per una giornata no. Ottimi quelli sottili di decathlon: non ti piangerà
il cuore nell’abbandonarli, peccato non abbiano il cappuccio, comodo per
proteggere la testa su bus e treni.

Scarpe: due paia, da ginnastica e sandali. Uno deve andare bene anche per uscire
la sera.

Calze: sempre, se non metti i sandali, a meno che ti voglia finire i Compeed che
ti sei portato dietro.

Quadernino: rigorosamente comprato nell’ultimo viaggio serio.  Un paio di penne, che perderai.

Guida: nonostante le mie iniziali preferenze per Routard, devo ammettere che al
fine di trovare un tetto sulla testa, la Lonely è molto meglio. Accompagnata da
una Polaris: non ti dice niente sugli alberghi, ma tutto sui posti. Figurati
che quella della Tanzania, insegnava anche a distinguere le merde di zebra da
quelle di impala: utilissimo per ottenere il titolo di Merdologa del gruppo (LL: Tanzania, 2008)

Cartina: anche se viaggi con mezzi pubblici, fa comodo capire
come sei girata. Certo c’è chi non lo capisce nonostante la cartina, ma è come
la copertina di Linus, da sicurezza.

Beauty: piccolo, ma col gancio per appenderlo a qualunque appiglio in un qualunque
bagno (ikea, muji). Le più fighe portano anche il gancio appendi borsa, sai
quelle robe che agganci al tavolo del ristorante per appendere la borsa: così
lo appendi anche se hai solo piani e non ganci. (LL: Porto Pozzo, Sardegna, 2009)

Infradito:  sono le
ciabatte più sottili e leggere che esistano, io le odio, ma mi servono. Cedo.

Occhiali da sole: un paio bello, un paio schifo di scorta.
Perderli o farseli ciulare con il sole a picco, dà fastidio. E comprarli alle
bancarelle sotto un metro di polvere, dà altrettanto fastidio (LL: Valladolid,
Mexico 2009)

Asciugamani: meglio se di microfibra: uno grande e uno da
bidet, no accappatoio.

Sacco Lenzuolo: se finisci in posti in cui non dormiresti mai ma
ci devi dormire, ti dà conforto. Pensi che le pulci abbiano rispetto di lui, e
intimidite non si cimentino con te. Forse sbagli, ma non lo vuoi sapere.

Bagnoschiuma: uno di quelli che sanno di buono, per farti
sentire a casa anche nella peggio topaia. Confezione a tubo, si rompe meno. O
almeno spero.

Sacchetti alla lavanda: da immondizia sì, ma profumati. Ci impacchetti dentro i vestiti, così non
si bagnano se anche ti bagni tu. E per i vestiti lerci, non fa miracoli ma
aiuta. (LL: Tanzania, 2008)

Sacchetto nero: da immondizia, sì, ma può servire ad avvolgere
lo zaino, se non hai il copri zaino.

Scotch da imballaggio: in combinazione con i sacchi neri per avvolgere
lo zaino, o per ricomporre qualunque cosa ti si rompa, lascia stare ago e filo,
se non sei buona. Prendi lo scotch.

Fazzoletti di carta e Salviettine: kleenex e culo bimbi è il minimo necessaire da
viaggio. Se non c’è pandemia in corso troverai l’amuchina gel mani solo in
farmacia, altrimenti anche dal tabaccaio.

Crema Solare: solo se
la usi abitualmente, ed in tal caso, nel bagaglio a mano. Ancora ricordi la
ricerca disperata di crema solare prima di salire sulle piramidi a mezzogiorno.
(LL: Teotihuacan, Messico, 2009)

Torcia: meglio se la
frontale.

Cappellino: sempre, e
comunque. Per religione. La mia.

Pareo: per andare in
spiaggia senza il telo da villaggio, per ficcartelo addosso come vestito, per
coprirti dal sole se perdi il cappellino, come copri spalle per chiese moschee
etc

La tua camicia egiziana preferita: perché a casa non ti osi metterla, in giro sì.

Copertina: la prendi
a prestito dall’aereo all’andata, e la restituisci al ritorno. Onesto e utile.

Macchina Foto e SD:
schedine piccole, massimo un giga, che almeno le cambi spesso e se ti ciulano
la macchina foto qualche foto ti resta, perché lo sai: della macchinetta te ne
frega, ma delle foto di più (LL: Messico 2010, e addio galline sul bus!)

Randagia, che quello che ha dimenticato lo scoprirà solo viaggiando