Vengo a vivere da sola
Una scatola marrone, neanche bella, in soffitta. Piena di quaderni colorati. Naj Oleari, Marina Yatching, Il diario di MinkiaSabbry, qualche Smemoranda. Sono i diari di un’adolescente, i tuoi.
Non sai bene come, non sai bene perché e neanche ricordi quando: un giorno smetti di scrivere su quei diari, ed inizi a scrivere su internet. Crei il tuo nick e sei nel tunnel dei forum, dove ognuno dice la sua, anzi la scrive. Sempre d’accordo con Nut, non c’è volta che Maldestro non ti dia da pensare, fantastichi su Downtown il tenebroso sciupafemmine, IlGrilloParlante non te ne lascia passare una. Si creano le amicizie, si apprezzano le affinità. Ma le discussioni richiedono tempo, i monologhi molto meno. E allora blog. Come si diceva? “Il blog è il tuo diario segreto online”. No, non è segreto per niente, è blog. Prima vai su blogspot, poi su splinder. Non ti esaltano, non fanno per te. Tu cerchi un posto che sia più tuo. Cerchi. E chi cerca trova. LaStampa, Il quotidiano della tua città offre un angolo dei lettori: metti username, password, scegli i colori ed il tuo spazio è fatto. Scrivi il tuo primo post ed il giorno dopo lo trovi pubblicato in Home Page: sulla prima pagina, non ti sembra vero! Gli altri blogger lasciano i commenti di benvenuto. Sei arrivata. Pensi. Sei arrivata nella community di blogger che cercavi. E ti fermi. Per anni. Capisci in fretta che la Home Page è più un passaggio casuale che un traguardo irraggiungibile, ma chissene. Scrivi i tuoi post, leggi quelli degli altri. Sono tanti, forse troppi, ma mica li devi leggere tutti. Li commenti, e ti commentano. L’ironia di Dragor, il gusto spagnolo di Rotta a Sud Ovest, le riflessioni di Irene, le cretinate di Sara, i racconti di Marco. E si creano le amicizie, si apprezzano le affinità. Ti affezioni.
Poi arriva Facebook. Facebook ruba energie a chi scrive e tempo a chi legge. La pausa pranzo di chi sbirciava i blog degli sconosciuti, adesso è dedicata a commentare gli stati e le foto degli amici. I commenti sul tuo blog sono rari come un biglietto a quattro euro sui voli low cost. E allora scrivi le note su Facebook, dove i commenti degli amici sono frequenti come gli aumenti di tariffe dei low cost. Ma non è la stessa cosa: sei dovuta uscire dall’anonimato, non è il tuo nick a scrivere, sei tu, e lo sanno tutti. Questo non ti esalta, te ne fai una ragione, ma non ti esalta.
La patata tira sempre, il blog no. Ed anche LaStampa se ne rende conto: questi angoli del lettore non valgono la pena. E chiude. O meglio, apre a pagamento, che un po’ è come chiudere. C’è chi paga l’affitto per decenni ed è contento così, tu no. Pagare per pagare, vai a vivere da sola. Torni al sito che hai lasciato invecchiare più di un barolo, ci metti il blog, e chissene. Nessuno ti metterà più in home page, ma qualcuno ti verrà a trovare lo stesso, e va bene così.
Randagia, che viene a vivere qui
Una scatola marrone, neanche bella, in soffitta. Piena di quaderni colorati. Naj Oleari, Marina Yatching, Il diario di MinkiaSabbry, qualche Smemoranda. Sono i diari di un’adolescente, i tuoi.
Non sai bene come, non sai bene perché e neanche ricordi quando: un giorno smetti di scrivere su quei diari, ed inizi a scrivere su internet. Crei il tuo nick e sei nel tunnel dei forum, dove ognuno dice la sua, anzi la scrive. Sempre d’accordo con Nut, non c’è volta che Maldestro non ti dia da pensare, fantastichi su Downtown il tenebroso sciupafemmine, IlGrilloParlante non te ne lascia passare una. Si creano le amicizie, si apprezzano le affinità. Ma le discussioni richiedono tempo, i monologhi molto meno. E allora blog. Come si diceva? “Il blog è il tuo diario segreto online”. No, non è segreto per niente, è blog. Prima vai su blogspot, poi su splinder. Non ti esaltano, non fanno per te. Tu cerchi un posto che sia più tuo. Cerchi. E chi cerca trova. Il quotidiano della tua città offre un angolo dei lettori: metti username, password, scegli i colori ed il tuo spazio è fatto. Scrivi il tuo primo post ed il giorno dopo lo trovi pubblicato in Home Page: sulla prima pagina, non ti sembra vero! Gli altri blogger lasciano i commenti di benvenuto. Sei arrivata. Pensi. Sei arrivata nella community di blogger che cercavi. E ti fermi. Per anni. Capisci in fretta che la Home Page è più un passaggio casuale che un traguardo irraggiungibile, ma chissene. Scrivi i tuoi post, leggi quelli degli altri. Sono tanti, forse troppi, ma mica li devi leggere tutti. Li commenti, e ti commentano. L’ironia di Dragor, il gusto spagnolo di Rotta a Sud Ovest, le riflessioni di Irene, le cretinate di Sara, i racconti di Marco. E si creano le amicizie, si apprezzano le affinità. Ti affezioni.
Poi arriva Facebook. Facebook ruba energie a chi scrive e tempo a chi legge. La pausa pranzo di chi sbirciava i blog degli sconosciuti, adesso è dedicata a commentare gli stati e le foto degli amici. I commenti sul tuo blog sono rari come un biglietto a quattro euro sui voli low cost. E allora scrivi le note su Facebook, dove i commenti degli amici sono frequenti come gli aumenti di tariffe dei low cost. Ma non è la stessa cosa: sei dovuta uscire dall’anonimato, non è il tuo nick a scrivere, sei tu, e lo sanno tutti. Questo non ti esalta, te ne fai una ragione, ma non ti esalta.
La patata tira sempre, il blog no. Ed anche il quotidiano se ne rende conto: questi angoli del lettore non valgono la pena. E chiude. O meglio, apre a pagamento, che un po’ è come chiudere. C’è chi paga l’affitto per decenni ed è contento così, tu no. Pagare per pagare, vai a vivere da sola. Torni al sito che hai lasciato invecchiare più di un barolo, ci metti il blog, e chissene. Nessuno ti metterà più in home page, ma qualcuno ti verrà a trovare lo stesso, e va bene così.
Randagia, che va a vivere da sola e già sa che le mancherete