I pensieri di Torquato
Un appartamento non signorile, ma luminoso, ben arieggiato. Stavamo lì da un po’, si stava bene. Mi volevano bene, più lei di lui. Anzi, lei mi voleva bene, mi coccolava. Lui mi tollerava. Ultimamente litigavano un sacco, sentivo le vibrazioni delle loro parole, dei loro sentimenti. Del loro servizio da dodici che andava in frantumi.
Quel giorno l’ho vista preparare le valigie, piangeva. Non si piange quando si va in vacanza. Non piegava meticolosamente i vestiti, li buttava dentro. Tanti. Troppi. Non faceva le valigie così quando andava in vacanza. Non capivo. Dove andrà? Perché? Mi si è avvicinata, mi ha coccolato come solo lei sa fare, e mi ha sussurrato “non posso più tenerti con me, perdonami”. Io non capivo niente. Cos’era cambiato? Che fastidio le davo? Perché? Perché?
Mi ha dato ad un’altra donna, che mi ha accolto con amore: non mi ha fatto mai mancare niente, mi ha cresciuto con cura. Ma mica è la stessa cosa. Non può essere la stessa cosa. Ogni tanto tornava, mi salutava sì, ma con distacco. Ed io intanto son cresciuto, eccome se son cresciuto. Sto diventando grande. Questo vaso non basta più. L’altra donna non può mettermi in uno più grande e le dice che mi porta in un vivaio. Un vivaio dove qualcuno si prenda cura di me, finchè qualcun altro non mi adotterà di nuovo. Ma no, lei dice che no, di non farlo, che le mette tristezza, che le sembra di abbandonarmi così. Le sembra? Adesso? E cosa crede di aver fatto anni fa, quando piccolo piccolo mi ha parcheggiato dall’altra? Cosa cambia, adesso? Ha pensato a quello che è meglio per me? Magari troverei una sistemazione migliore, una casa in collina con un parco grande grande dove mettere radici.
Invece no, adesso lei mi rivuole, solo che non può tenermi con lei. Io continuo a non capire. Tempo per me non ne ha, dice, e mi porterà dai nonni, mi lascerà nel loro cortile, che non è un parco in collina. Ma chissà, magari mi verrà a trovare ogni tanto…
Torquato, il tasso