RoccaSella e la Venere delle foglie

E’ dicembre, ma la neve si vede ancora solo da lontano. Allora via, ancora scarponcini e racchette. Il tè lo porta Vicky, il caffè David, Randa ha ancora quel rhum nella fiaschetta di plastica da condividere. Qualcosa di basso, che di pestare la poca neve che c’è non se ne ha voglia. Rocca Sella, 1508 mt. Si parte da Celle, sopra a Rubiana, ben indicato. Un paio di fontane alla partenza consentono anche agli storditi dalla borraccia vuota di farsi le scorte. Il pezzo forte del sentiero è il panorama, per tutto il percorso, e con una giornata tersa così: che botta di culo! In un’oretta, vabbè un’oretta abbondante, siete su. Non da soli ovviamente. La cappella di Rocca Sella e le rocce del “sagrato” non le hai mai viste deserte, ma almeno adesso non è come a luglio, che sembrava una spiaggia ligure. Due chiacchiere, un panino, punti quello che sembra il più muntagnin di tutti e ti fai consigliare un sentiero diverso per il ritorno. “Ah sì, potete fare il sentiero delle foglie: andate a destra, passate da Fontana Barale, eh certo, foste venuti due settimane fa i colori delle foglie sarebbero stati uno spettacolo, un bel bosco di faggi..“. E quando ti dicono “due settimane fa era uno spettacolo di foglie” tu non ci arrivi a pensare che se due settimane fa quelle foglie erano colorate e sugli alberi, adesso sono secche e per terra, e si scivola da paura. Ecco perchè il “sentiero delle foglie”! Iniziate a sfottervi “Che, fai surf?” “Guarda la Vicky, come la Venere che esce dalle foglie!”. Già ma il Botticelli non l’ha disegnata con un bernoccolo in fronte, quindi occhio alle scivolate con cranio su roccia. Arrivate a Fontana Barale, dove una allegra coppia di pensionati con cane si sta godendo il sole. Si sente rumore di elicotteri. “Speriamo che non facciano male ai ragazzi… dicono che non ci sono soldi, ma poi per mandare tutto sto ambaradan di esercito qui su, li trovano!” Ah, oggi c’è una manifestazione No-Tav. “E’ l’anniversario: l’8 dicembre del 2005 c’era stata la presa di Venaus. Mi ieru.. capite il piemontese? “ Sì madama, vada tranquilla, che si vede che quando si infervora, l’italiano non le viene facile. E madama parte decisa e ‘nrabià: “Ero in prima fila, lì attaccata alle recinzioni, con il giubbetto giallo, e gliele abbiamo date a quelli, ma poi qualcuno ha detto basta, e non abbiam potuto fargli male: bisognava metterli in mutande e lasciarli lì al freddo, nel canalone…” La discussione si fa animata, la pensiamo tutti alla stessa maniera. In valle tutti la pensano alla stessa maniera. Lasciamo Fontana Barale, per scendere, tutti insieme: che è anche quello il bello della montagna della domenica, teste che ti accompagnano per un paio di tornanti, talvolta di più. Stavolta di più. E che passo madama! Alla faccia della pensionata, se ne frega del sentiero delle foglie, cade anche, ma va giù secca. E il marito non manca di precisare “Da giovane, ha vinto tutto quello che poteva vincere, faceva le maratone, nella squadra nazionale!” Lei prova a sviare il discorso, non ne vuole parlare, ma lui non la smette più. “L’è propi namurà” (è proprio innamorato). E quando hai finito di parlare di NoTav, tocca al prezzo della benzina, che la monovra Monti giusto ieri ha alzato di botto. “Ma mi ‘am catu an caval, vadu fe speisa cul caretin!” (Ma io mi compro un cavallo e vado a far spesa col carretto). Poi gli argomenti si alleggeriscono, “Ma come lo fai il tiramisù, con i savoiardi?” Eh sì, mica me lo farà con i pavesini? “Prova con i cantuccini, fantastico: i cantucci fan ‘na pippa ai savoiardi!”

Randagia, che complimenti madama, a lei le rogne fan ‘na pippa!