Torino rasenta i 40 gradi, non è il caso di dormire a casa nel weekend. Dove andiamo? Un bivacco, che sia una meta nuova per tutti: il Bivacco La Llièe in Valpelline, 2422 metri, dovrebbe essere fresco.
Si lascia l’auto a Thules, Oyace, a quota 1100 e si inizia a salire in un fresco bosco seguendo il sentiero 6. Si raggiunge l’alpeggio di Verdignolettaz, chiuso, con fontana chiusa anch’essa. E’ zona di alpeggi, ma le mucche non ci sono ancora, pare che sia troppo presto per loro, arriveranno a luglio. Quindi acqua pulita: qualunque torrente incontriamo, possiamo bere ma non avremo il latte fresco a colazione.
Arriviamo al bivacco per mezzogiorno, areare il locale prima di soggiornarvi: è esposto al sole e si scalda come un forno.
Posizione panoramica, su splendido prato fiorito: una fioritura così non resisterà all’arrivo delle mucche. Regaliamo un pediluvio panoramico ai nostri piedi e facciamo scorte d’acqua, la giornata non finisce qui.
Vogliamo salire alla Becca di Morion: io propongo di aspettare e salirci al tramonto, ma come al solito il gruppo non concorda e ci andiamo subito. Menomale: fossimo saliti per il tramonto, saremmo scesi all’alba successiva. La salita non è esattamente una passeggiata. Si deve seguire il filo di cresta, ma se lo perdi ti trovi a ravanare tra pietroni che si muovono, erba scivolosa e terra sdrucciolevole. Noi ovviamente il filo l’abbiamo perso, anche se solo per poco. Nel ravanamento il capo cordata ci precede e non manca di immortalare i passaggi più significativi: per fortuna senza audio, siamo signore.
In cima lo spazio è poco, ma il panorama è tanto.
Il bilancio dell’ascensione conta un ginocchio ammaccato e 50 sfumature di viola su una chiappa, ma tutto bene, normale amministrazione.
Torniamo al bivacco che è ora di cena anche se fa ancora caldo. Incastriamo scale e panche sul retro per poter cenare all’ombra.
Tre grandi bombole del gas sono disposte vicino all’ingresso del bivacco. Apriamo il gas? Sì ma quale delle tre? Beh, magari quella con il tubo? Geni in quota.
C’è chi cucina il cous cous fresco, chi apre la quinoa cotta in busta, chi il riso venere cucinato ai 40 gradi di Torino. A seguire biscotti, caffè e tisane in condivisione. Nessuno va a letto con la fame.
Aspettiamo che si rinfreschi un po’ e intanto ci godiamo il tramonto sul Bianco e sulle Grandes Jorasses. Ci ritiriamo che c’è ancora luce: chi ha scelto i posti letto migliori si gode il panorama come una ninna nanna. Se ci andate, puntate bene alla porta quando scegliete il vostrop materasso.
Bivacco estremamente in ordine, moka e qualche pentolino disponibili, insieme ai soliti avanzi di zucchero, caffè e parole incrociate. La fontana non era attiva, ma è bastato scendere 50 metri per una sorgente o prenderla al fiume poco distante.
Unici occupanti del bivacco noi e qualche mosca: chissà com’è ad alpeggi aperti
Colazione cercando i primi raggi del sole e poi discesa ad anello passando per il colle Arpeyssaou (2494m) e il sentiero . Visitiamo la cappella della Madonna delle Nevi o almeno vorremmo: è chiusa.
Scendiamo verso Bruille. Raggiungiamo la poderale che, con cartelli “simil-stradali” ci indica la strada del ritorno: ancora 4 chilometri di sterrata in quasi salita, con sorprendenti cascate adatte al pediluvio per gli appassionati del genere. Incontriamo il sentiero di salita all’impronunciabile Verdignolettaz e da lì giù alle macchine.
Ci abbiamo messo forse di più a scendere che a salire, ma poco male. A rifarlo, passeremmo dal colle de Fouillou per scendere.
Grazie ai miei soci di gita per le foto e a Bubbolotti per le relazioni su gulliver:
La Llièe (Bivacco) da Thoules per l’Alpe Verzignolette