Non sei una modaiola, ma quando ti piace un paio di scarpe non ti trattieni, o meglio non ti trattenevi.
Da qualche anno porti i plantari e questo ti impedisce di indossare qualunque calzatura possa veramente definirsi bella e ti costringe a vivere in scarpe da “quasi” ginnastica. Ti riduci a comprare sempre quelle due o tre marche che si differenziano solo per il nome, perchè le scarpe che fanno sono uguali. E se sei donna con problemi ai piedi sai di che marche sto parlando.

Un giorno passeggiando in centro e vedi loro, le “quasi” scarpe da ginnastica patchwork, decorate in fucsia e scamosciato, sono lì in una vetrina e urlano ad alta voce il tuo nome. Ti fermi a guardarle, sono dieci volte più belle di quelle delle solite tre marche, ma sono anche tre volte più care. Entri o non entri? Il finale è già scritto: entri. L’unica donna della storia che sia riuscita a liberarsi di una bella scarpa si è poi vista arrivare il principe azzurro che gliela riportava a casa. Per una scarpa sola basta il principe azzurro, per il paio serve la carta di credito.

Le indossi felicemente per tutta la stagione. Alla primavera successiva, sorpresona! Le scarpe patchwork sono diventate scarpe bianche sporche. Dove sono le decorazioni? Dove i glitter?

Non sono arrabbiata, sono triste: quelle scarpe mi piacevano da morire e non ci sono più. Vado al negozio a fare le mie rimostranze, il principe azzurro mi da un passaggio, dopo avermi fatto la ramanzina “Ma cosa vuoi che ti dicano? Ti diranno che ti fanno uno sconto irrisorio per una spesa folle su un nuovo acquisto. Tu ste scarpe le hai usate, quindi è normale, la roba da fighetti non dura”.
Le ho usate eccome , mica ho comprato un soprammobile, ho comprato quelle cose comode per camminare che si mettono ai piedi e si cammina.
Poi sarà anche vero che la roba da fighetti non dura dieci anni, ma almeno uno sì!

Non mi piace dargli ragione, ma aveva ragione. Quando mostro l’articolo deteriorato in negozio, mi dicono:
– “Eh, ma lei le ha usate”
E minkia, ci risiamo. “Certo che le ho usate, ma non ho staccato le decorazioni una a una…”
– “Strano però, nessun altro si è lamentato…”
Già. “Sono lieta di saperlo, quindi magari sono solo le mie ad essere difettose…” (O sono gli altri a non lamentarsi e comprare “di nuovo”?)
– “Comunque è un articolo dello scorso anno, non so se si può fare qualcosa”
E allora tiriamo fuori il pregresso “Guardi, mi era già successo con un paio di sandali Geox (e facciamoli sti nomi!) e me li hanno sostituiti, le scarpe di qualità non possono non superare la stagione, sennò una va a comprare dalla Ventura (per non fare nomi)”
– “Ma noi non possiamo fare niente. Al più, le posso offrire un considerevole sconto se ne vuole comprare un altro paio”
O lo sconto è di 200 euro, o non se ne parla. “Ma le pare che compro un altro paio di scarpe che non mi fanno una stagione? Possiamo inoltrare un reclamo all’azienda produttrice o no?”
– “Guardi, può lasciarcele qui e le facciamo vedere al rappresentante, ma non credo che..”
Esco salutando educatamente. Ritornerò per riprendermi le mie scarpe rovinate, ma la mia carta di credito non incontrerà mai più il vostro POS visto quanto siete gentili e professionali.
In auto mi aspetta il principino con la filastrocca del “te l’avevo detto”.

Qualche giorno dopo, il negozio mi chiama per dirmi che ovviamente il rappresentate le aveva schifate, troppo vecchie e mi invita ad andarmele a riprendere. Minkia. Chiedo il riferimento della casa produttrice, ma non me lo possono comunicare: “Deve trovarlo per altre vie signora, mi dispiace”. Non è vero che ti dispiace, se davvero ti dispiacesse avresti insistito un po’ con il rappresentante invece di fregartene, ammesso che sia davvero passato questo “rappresentante”.

Le amiche di Facebook mi aiutano a reprire il riferimento dell’azienda produttrice, una fabbrica italiana di Brescia. In fondo era semplice: si trova sul catalogo del Micam di Milano, il più grande salone internazionale del settore calzaturiero. Certo, facile sapendo che una cosa come il Micam esiste.

Alzo la cornetta e chiamo: una ragazza molto gentile mi chiede se posso mandare le foto delle scarpe per valutare la situazione, mezz’ora dopo ricevo una mail con “Effettivamente ha ragione di lamentarsi, non è normale: ci può gentilmente dire che numero porta e a quale indirizzo spedire le scarpe in sostituzione?”
Non mi hanno chiesto scontrino, data d’acquisto, come le ho usate, se le ho usate. Hanno visto che si erano deteriorate e me le hanno sostituite. E vediamo come andrà la stagione.

Randagia, che domani uscirà di casa con le sue #Clocharme nuove (e le indosserà anche per riprendersi le vecchie)

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Per leggere la lettera di reclamo inviata clicca qui: Lettera di Reclamo #1