Langhe d’autunno: una tavolozza di colori caldi

Autostrada deserta, ci siete solo voi. Voi e l’inquietante tutor. Tieni d’occhio il tachimetro, tra una battuta e l’altra. Torino-Savona, uscita marene Marene, poi fino a Cherasco, su quel tratto di autostrada che i cuneesi aspettano da anni, un po’ come la metro per i Torinesi: ce n’è un pezzo, ma non è chiaro fin dove porti. Ti infili i paesi sempre più piccoli: prima Monforte, poi Sinio. E con i paesi si rimpiccioliscono anche le strade. Guidi serena, ma in due mica sai se si passa. Un SUV ti sfreccia a fianco, i tuoi specchietti superano indenni un incontro ravvicinato con i suoi. Ora lo sai, in due si passa.
Sinio, un posto mai sentito, ma con un sacco di itinerari. Ne hai scelto uno a piedi, tra i vigneti di Serralunga. Parte dal B&B “Sole delle rive”, ben indicato appena arrivi in paese. Maurizio, il gestore, stupito che abbiate trovato su internet l’itinerario che propio lui aveva scritto, vi procura una cartina e si prodiga in indicazioni, che puntualmente non saprete seguire alla lettera. “Ma tranquilli, seguite LANGA BAROLO in direzione SERRALUNGA: è ben segnalato!” Certo, ben segnalato. Ogni tanto. Ogni tanto no. Pare non si sia voluto insistere con i cartelli per non dare fastidio ai proprietari dei vitigni. Ah però, socievoli!
Il panorama è splendido. Le colline sono una tavolozza di colori caldi. Filari rossi e gialli si alternano ordinati sulle colline, in sfumature da far invidia a Missoni. E dire che la settimana migliore dovrebbe essere la prossima.

Camminando tra i noccioleti, vien la voglia di raccoglierle. Qualcuno dubita.
– “Ma le nocciole sono commestibili anche non tostate?”
– “Non fosse che sei veneta, penserei che sei meridionale. Assaggia!”
Tostate piacciono di più, non c’è dubbio, ma schifo non fanno. E un sacco si riempie, tanto ormai la raccolta è finita, quel che trovate è vostro.
seguendo il percorso arrivate nel centro storico di Serralunga, dove non sono rare insegne di trattorie, cantine e produttori vari. “Giudice Marco Viticoltore”. E guarda questo, giudice, viticoltore, che fa tutto lui in questo paese? Ma a pensarci bene, Giudice deve essere il cognome. Visita al castello? Sì, ma prima i panini. A ciascuno il suo, coppa, prosciutto. No, oggi la frittata per tutti non l’hai fatta, ma in centro tavola, o meglio in centro piazza, condividiamo un mignon di rum direttamente da Cuba, il fondente con le nocciole per stare in tema, il fondente e basta perché vi piace. Un gruppo di ciclisti ha lo stesso programma, la birra al posto del rum, ma il concetto è lo stesso. Alla faccia dei veri sportivi.

“Raga, ho lasciato a casa la tessera musei, se si paga, io vi lascio andare e faccio la pennica!” Niente pennica, Massimiliano, un giovane volontario, vi guida nella visita. Il castello è nel suo periodo di prova: appena ristrutturato, aperto al pubblico tutti i giorni fono al 20 Novembre, poi si vedrà. Hanno fatto il bando per il custode, ma chi era stato selezionato ha rinunciato. “E come si fa a far domanda?” chiede l’amica disoccupata che già pregusta la dimora nobiliare. Un po’ isolato magari, ma non c’è isolamento che non si risolva con un buon libro e un vasetto di nutella, o almeno così sostiene l’aspirante custode. Niente, la cosa non va in porto.
Al pian terreno, la sala dei ricevimenti. Il bagno non c’è, è al primo piano e solo per i residenti. Sulla porta un cartello “Non utilizzabile”. E se qualcuno ha messo il cartello, vuol dire che qualcuno l’ha utilizzato. Complimenti.
Ultimo piano. Terrazza coperta. Da ogni finestra, un diverso scorcio di langa. Se hai la fortuna di capitare in una giornata tersa, si vede il Monviso. Oggi no.

Chissà se rimarrà aperto, o se sarà un’altra delle bellezze del Piemonte, tenuta chiusa per assenza di fondi. Con questo dubbio lasciate la vostra offerta nella cassetta, il vostro commento sul libro degli ospiti. Qualcuna è anche tentata di lasciare il numero a Massimiliano.

Dopo la pillola culturale, riprendete la falcata e non senza esitazioni e incroci sbagliati, tornate al B&B, dove Maurizio e Maria, vi offrono un caffè nella bella sala del loro rustico. Quattro chiacchiere, e quel raro gran senso dell’ospitalità, che riempe il cuore. Che fa pubblicità.

Sul sito www.coloridilanga.it sono disponibili tanti itinerari, a piedi, in bici e in auto.

Randagia, innamorata dei colori di langa