Non aprite quell’armadio
Si apre il sipario su una stanza che sa di vecchio, con un armadio di quelli che chiunque abbia più di vent’anni e sia andato almeno una volta a casa dei nonni ne ha visto uno. Orrendo.
Quella che sembra una moderna casalinga frustrata fa il suo ingresso in scena, fascetta in testa, calze colorate, pantaloni domyos, quelli di deca, gli stessi che hai anche tu.
Inizio un po’ scarso: lei e lui che discutono della suocera e del lavoro mentre lui dichiara di essere in “mostruoso ritardo”. Quest’espressione deve essere particolarmente piaciuta al registra, se nei primi cinque minuti la fa ripetere almeno tre volte in una discussione infinita poco credibile. Quando è mattino, sei in ritardo, sei incazzato, non stai a far discussioni infinite, dici “vaffanculo” e esci. Qui no, va beh, è finzione e la mimica facciale di lui merita attenzione.
Vari personaggi si aggiungono alla scena. Monica, femminista incallita. Maria, che degli uomini ha paura, e avessi io il balcone che ha lei, forse mi porrei lo stesso problema. Giovanni, un uomo in crisi matrimoniale e non solo, con delle movenze da tenersi la pancia. Il ritmo si fa più incalzante, i problemi di ogni personaggio si presentano, si alternano magistralmente guidati da Carla, che non è una casalinga frustrata, ma una psicanalista alla prime armi. Si ride e si sorride, e si dimentica l’inizio scarso. Un bell’idraulico dal forte accento tedesco, con gli occhi spiritati, sovrasta la cadenza torinese degli altri attori, che non sarà da professionisti, ma sentirla piace. Eccome se piace, siamo a Torino, mica a Canicattì.
E anche oggi il teatro amatoriale ha dato soddisfazioni. Lo spettacolo era “Non aprite quell’armadio!” in scena il 12/11/2011 al teatro esedra, per la rassegna la Primavera del Giglio.
Randagia, che vorrebbe il numero dell’idraulico, e non solo perché le si è intasata la doccia.