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Trilogia di un bancomat – Errata Corrige

Posted on Marzo 17, 2011 by randagia

Errata Corrige

Fine settimana, accendo il cellulare personale che ormai non uso quasi più: non so andare in giro con due cellulari, ed ha vinto quello aziendale. Un messaggio in segreteria. Mi viene un dubbio. Il dubbio di essere pirla. Ascolto. Infatti. Non è più un dubbio, è una certezza. Quella voce calma che non si agita mai, che, odio ammetterlo, in fondo mi rassicura sempre, mi ha lasciato un messaggio: “Signorina, se ne sarà già accorta ma per precauzione la banca le ha bloccato il bancomat in quanto ha riscontrato movimenti anomali sul suo conto. Il rilascio di un nuovo bancomat avviene in automatico, mi chiami senza problemi se le serve aiuto.” Messaggio registrato il 07 Marzo. Il PraivatBencher! Chiamiamolo. Anche solo per aggiornare il numero di telefono. Allora ci siamo: l’informatica non è un’opinione: il bancomat l’hanno bloccato automaticamente dal momento che, mi confermano, il teletrasporto non è contemplato tra i servizi offerti. Il bancomat l’hanno bloccato con tanto di telefonata il giorno dopo al mio cellulare genialmente perennemente spento. Ma questi son dettagli. Questo rilevamento automatico però non è ancora ben integrato con numeri verdi e operatori da sportello, sui cui sistemi l’accaduto risulta con qualche giorni di ritardo. Intanto il bancomat nuovo è stato riemesso. Solo un dubbio: mica mo me ne escono 2 di bancomat Chiediamoglielo.
Io: “Adorato praivatBencher, io ho già fatto denuncia, richiesto disconoscimento operazione e richiesto nuovo bancomat allo sportello, probabilmente in quei giorni in cui allo sportello non risultava nulla, ora non è che mi arrivano 2 bancomat?”
Adorato PraivaBencher: “E certo che siì.. gliene arrivano due, sì. Ci penso io comunque a fermare una procedura, che già se lo fa clonare quando ne ha uno solo, figuriamoci con due!”

Trilogia di un bancomat – capitolo 3

Posted on Marzo 17, 2011 by randagia

L’informatica non è un’opinione

Spiegatemela. Spiegatemi perchè se un lurido lettore bancomat mi dice “transazione negata” la bella signorina che risponde al numero verde della banca non ha lumi su quella transazione. Spiegatemi perchè se il lurido bancomat del benzinaio è così intelligente da capire che non ci sono più soldi su quella tessera, la bella signorina che risponde al numero verde mi dice “Nessuna operazione oggi, tutto in regola”. Ma come? Almeno la “transazione fallita” deve risultare! Tu banca lo sai. Ora, perchè la tua bella signorina non lo sa e il lettore bancomat sì? Me lo chiedo, non trovo risposta. Finchè non vado in banca e mi trovo una di quelle signorine. Ho la mia bella denuncia e parto: “Voglio disconoscere i movimenti effettuati all’estero la scorsa settimana perchè non li ho fatti io, bancomat clonato”
Signorina : “si certo, vediamo: 180 euro il 10 Febbraio, 200 euro l’11 …”
No: “Quelli non li avevo visti: allora mi hanno preso pure di più! Ma no aspetti… 10 Febbraio ha detto, mo siamo a marzo: quella è una trasferta di lavoro, no no! Guardi il 5 e il 6 marzo”
Signorina: “Le stampo l’estratto conto che deve segnare quelli da disconoscere”
Va bene, scorro tutto l’estratto conto e nessun movimento strano, o meglio, quelli che avevo visto sul conto online non ci sono. Mi sono sognata tutto?
Io: “Scusi, ma qui non vedo i movimenti del 5 e 6 marzo…”
Signorina: “Se non li vede, significa che non ci sono”
Sì, come i bambini che credono di diventare invisibili chiudendo gli occhi!
Io: ” Sul conto online li vedevo come movimenti non contabilizzati.”
Signorina: “Ma se non sono ancora contabilizzati, come fa a dire che ci sono?”
Io: “Sono in fondo pagina segnati come “non contabilizzati”, tra un paio di giorni, salgono al ruolo di contabilizzati.” E intanto penso “Ma minchia, chi lavora in banca qui? Io o lei ?” ma mi trattiengo dal comunicarle i tuoi pensieri.
Signorina: “Eh già… sono qui… allora le stampo questi”
Adesso ho capito come mai il bancomat capiva che non avevo più soldi, e il numero verde no: alle richieste al bancomat risponde una macchina, alle domande al numero verde risponde un umano.
Avrei dovuto ricordarmi della bionda sportellista, sveglia, che mi aveva salvata in più occasioni. Oggi ho sbagliato sportello.
Prendo, firmo, giro, trigo e chiedo : “La tessera bancomat me lo rifate autiomaticamente?”
Signorina: “No”
Io: “Allora vorrei richiederlo” Se non le viene un’ernia a prendermi il modulo, penso.
Me lo porge, e toh guarda: c’è una casella: “Notifica via SMS – Servizio a pagamento”. Un SMS per ogni prelievo effettuato, sena controllo umano ma inviato dalle macchine. Ci sta. Crociamola sta casella. Sì, decisamente. Il cancello chiuso mentre i buoi son già in Francia.
Ora, lasciamo stare la signorina di cui sopra, ma, cara banca: difficile fare controlli incrociati tra un prelievo fatto all’estero e uno in italia a distanza di qualche ora? E poi il giorno dopo di nuovo uno all’estero e l’altro in italia? Il teletrasporto è richiedibile allo sportello, come il telepass? Controllare è facile, è banale, è fattibile: perché non lo fai? Rilevi le operaioni anomale, e uno squillo puoi anche farmelo. Se lo sportello bancomat è stato manomesso, e sai che ci sono passata, perchè lo sai, uno squillo me lo puoi fare no? Chiedimi, e io ti dico se blocchiamo o non blocchiamo sta carta. Non lasci che tutto scorra, che io magari prima o poi blocchi la carta oppure che qualcuno mi porti in rosso. Si può fare, eccome se si può fare: yes you can! Come si dice oltreoceano.
E cara banca, in questi giorni ti scrivo. E come te a tanti altri. E se non serve a niente, pace: scrivere è gratis, magari un pirla prima o poi si ferma a leggere e un’idea gli viene, di dare qualche strumento in più, a noi poveri pirla.

Vai all’errata corrige.

Trilogia di un bancomat

Posted on Marzo 17, 2011 by randagia

Un’avventura dei giorni moderni, delle persone moderne. Una botta di sfiga. Che sicuramente non è successa solo a me.

Capitolo 1: il dono dell’unbiquità, il mio bancomat ce l’ha.

Capitolo 2: voglio lo sportello bancomat anti-privacy.

Capitolo 3: l’informatica non è un’opinione.

Errata Corrige: la mia banca è differente.

Doppia Mattina

Posted on Marzo 13, 2011 by randagia

Rahul si alza tutte le mattine, quando ancora mattina non è. Qualcuno si sveglia prima di lui, e con quotidiana dedizione mette a bollire sull’unico fuoco di casa acqua, latte e la giusta dose di tè e spezie. Quando il Chai è pronto, ne riempe una teiera grande come uno sgabello, principale fonte di reddito della famiglia. Doccia, spazzolino e vestiti puliti. Rahul lancia uno sguardo ai bambini che dormono, e senza proferir parola esce, prendendo con sé la teiera, tutt’altro che leggera e ringraziando con lo sguardo chi l’ha preparata. La notte è ancora buia, inciampare è facile ma non concesso, tutto quel guadagno non può rovesciarsi sulla strada. Camminando lentamente, evitando le mucche ancora dormienti a terra, senza farsi spaventare dai cani che ringhiano agli angoli, si dirige alla stazione. Nonostante l’ora, la stazione brulica già di gente. Una famiglia seduta in cerchio sbocconcella la colazione. “Chai chai”. Rahul risponde alla richiesta, e versa caldo Chai in cinque bicchierini per tutta la famiglia. Gli sorridono, lo ringraziano augurandogli una buona giornata. Deve essere proprio una bella famiglia, pensa Rahul mentre si allontana camminando cautamente per non urtare le sagome di chi, sul pavimento, ancora dorme. Una bella famiglia. Una di quelle dove il padre c’è, chissà cosa si prova a sentirsi bambini. Rahul non lo ricorda più, forse non l’ha mai saputo. Le donne già in coda alla biglietteria ancora chiusa chiamano “Chai! Chai!”. Con un sorriso, vende un bicchiere di chai ad ognuna di loro. Le donne sole sono sempre le più gentili, anche se non scambiano neanche una parola con lui. Le donne sole, quelle indiane. Le occidentali invece non lo chiamano, bevono acqua dalle loro bottigliette sigillate, mangiano barrette, non bevono brodaglia calda portata in giro da uno sconosciuto in quella sporca teiera enorme. Che poi sporca non è, è solo vecchia. Gli occidentali non sanno quello che si perdono, pensa Rahul ogni volta che sente un paio di occhi posarsi su di lui con finta pena. Rahul è fiero del suo lavoro, porta il sorriso su molti volti, ancora intorpiditi dal sonno, prima che vengano provati dalla fatica della giornata, e se quelli non vogliono provare, peggio per loro. Potranno girare il mondo, ma non lo conosceranno mai, se bevono solo bottigliette sigillate. Rahul questo lo sa, e per questo non risparmia i suoi “Hello! Uanna Chai? Uanna trai?”. Qualcuno sorridendo accetta, e si ferma volentieri a far due chiacchiere con lui, sono pochi, pochi quanto basta: gli stranieri non conoscono il prezzo di un bicchiere, non si accorgono che pagano almeno cinque volte più dei locali, o forse se ne accorgono, ma fanno finta di niente e pagano. Sogna di andare in Europa un giorno, di mischiarsi con questa gente che vive di fretta, che non si fida di nessuno, ma che viene fregata da tutti. Sogna, ma solo per pochi istanti. Sa che il suo posto è qui, con la sua famiglia. Deve pensare al pane per la sua famiglia, di sogni si ciberà poi. Sale sul treno, e intona il solito “Chai! Chai!”. Viene fermato di tanto in tanto, e versa un bicchiere. Un vagone, due, dieci. Un bicchiere, dieci, cento. Un fischio. Rahul scende veloce. Il treno parte. Depone la teiera, ormai non più così pesante, sul binario, si siede a terra e le si appoggia contro, quel tiepido calore gli fa bene. Conta timidamente i soldi raccolti, non sono molti, dovrebbero bastare per il pranzo dei bambini, ma non per le cure del più piccolo. Albeggia. Rahul corre verso casa, deposita la teiera vuota, e corre al negozio. Deve iniziare a lavorare.

Strade Bianche

Posted on Marzo 13, 2011 by randagia

Da brava barotta, non attraversi spesso l’italia da nord a sud, in auto. L’hai fatto una volta, ad Agosto, e ti è bastato. Invece qui te lo fanno sembrare anche un viaggio affascinante. Senza le code ai caselli, senza le autostrade proprio. E d’inverno, forse sta lì la differenza. Forse no.
Tre amici, tre anime in pena per un motivo o per l’altro, si fanno un Torino-Bari su una punto sgarruppata. Che ti chiedi poi perchè l’attraversano su una punto, quando in copertina c’è una cinquecento. Licenza poetica.
Sparsi qua e là tra le pagine riferimenti a posti che hanno segnato la tua vita: l’estate a Senigallia, dove si è formata l’unica coppia di cui sei stata testimone all’altare, le affascinanti spiagge di Tulum, dove un’amaca è meglio di qualunque cinque stelle, il Gargano, una delle tue peggio vacanze, ma in uno dei meglio posti.
Il tutto intercalato con dialoghi non troppo intellettuali, che ti rubano un sorriso.
“Ti va un cocktail?”
“si, ma niente vodka, mi fa male alle gambe”
“oh, ti si gonfiano?”
“no, mi si allargano”

Perchè poi in fondo è così, cosa cerca una donna in un uomo? Un cocktail. Tre quarti di ragioniere, un quarto di sognatore. Per l’esecuzione passo passo, leggetevi il libro.

Randagia, persa sulle Strade Bianche di Enrico Remmert

Certi Bambini

Posted on Marzo 6, 2011 by randagia

Sei stata a Napoli, hai notato quanti piccoli calciatori camminano allegri per le strade sotto il peso del loro borsone da calcio: vanno alla partita? agli allenamenti? Non sai. Ma son tanti, son belli. Ti prende un po’ il gelo nelle vene quando pensi che in quei borsoni possa esserci oltre alle scarpe con i tacchetti, anche una pistola. Quando pensi che forse non stanno andando a fare goal, ma a fare bang. E no, non è uno stereotipo, è un libro. Di Diego de Silva. Una lettura che prende, descrivendo realtà forse lontane dalla tua, ma incredibilmente reali. Non ti dice la città dove è ambientato, ma è inconfondibile: forse ha avuto ‘scuorno di dire Napoli, o forse semplicemente dire Napoli non è necessario. Quando leggi queste pagine, non hai bisogno dei cartelli stradali. E De Silvia riesce a farti amare il delinquente dal cuore tenero, e farti storcere il naso al santarellino bell’imbusto. Certe frasi le hai dovute rileggere due volte per capirle, e non era certo colpa del dialetto, nè della costruzione forbita: devi pensare, quando leggi. Non è un harmony.

Rosario guarda succedere le cose fino alla fine.
Rosario si prende quello che può finchè qualcuno non glielo toglie.
Rosario non vi riguarda.
Rosario vi piace.

Randagia, con il debole per i deliquenti

Brava in volo

Posted on Febbraio 20, 2011 by randagia

Non finisco di
leggere un libro da un po’. Uno perché è noioso, l’altro perché non è il mio
genere, l’altro ancora perché l’ho dimenticato nel bagno di una camera
d’albergo e anche volendo, diventa difficile finirlo. Mi si prospetta un volo
lunghetto e cerco un compagno di viaggio: una compagnia facile, alla buona ma
di un certo spessore, che non mi faccia pensare troppo, meglio se italiano.
Un’amica esordisce euforica con un “Ce l’ho io quello che fa per te!”. La
prossima volta mi ricorderò di precisare anche “con un titolo che non mi faccia
vergognare”, oggi invece mi imbarcherò con “Brava a letto”.  Attira l’attenzione più di una minigonna, o
almeno di una indossata da me.

La protagonista è
una ragazza che possiamo definire eufemisticamente grassa, che ha fatto dell’ironia
il suo punto forte, che adora scrivere. Alle prime pagine, pur divertendomi,
penso all’amica che me l’ha prestato, quella atletica taglia 42, dedicandole
una delle più note canzoni di Masini. Ma il libro prende, leggero a
sufficienza. Le classiche pagine da lettrice donna, con una copertina che
attrae il lettore uomo. La descrizione di un ambiente di lavoro principalmente
femminile, mi fa ringraziare di aver studiato per un “travai da omu”.  A pagina 30 capisci chi è quello che diventerà
il principe azzurro a pagina 368, e capisci anche che lo diventerà solo perché
stai sfogliando le pagine di un libro e non i giorni di una vita. Vedi
un’amicizia che nasce sui lettini di un salone di bellezza, e ti chiedi se
credi meno a questa storia o a quella del principe azzurro. A rendere il libro
meno banale del previsto ci pensano la spiccata ironia della protagonista, che
ci risparmia frasi melense da lettura Harmony, ed un personaggio ben
particolare: una madre che confonde l’invadenza con l’affetto, ma senza
raggiungere estremi che ho visto solo dal vero.

Il volo di ritorno
è più complicato del previsto e, causa maltempo e sfighe varie, viene
posticipato alla mattina successiva. Non so se per colpa della serata a fiumi
di birra con gli altri malcapitati o la levataccia in piena notte per prendere
l’aereo, ma piango a fontanella per almeno una ventina di pagine tra una
colazione servita in un cartone colorato e l’ennesimo bicchiere d’acqua.
Stupita, dalle premesse non me l’aspettavo proprio.

Il finale è alla
Walt Disney, avrei voluto smettere di leggere prima, ma non ero ancora
atterrata.

Potrei
consigliare la lettura a tutte le donne oversize perché si immedesimeranno
nella protagonista, a tutte quelle col fisico perfetto perché potrebbero capire
cosa succede dall’altra parte,
a tutti gli uomini
che abbiano mire su una donna abbondante per capire a cosa potrebbero andare
incontro e a tutti quelli che “la donna grassa no!” per capire cosa si stanno perdendo, ma in realtà lo leggeranno solo quelli
che sono stati ipnotizzati dal titolo. 

 

Randagia, brava
in volo

 
Brava

Se non domenica quando?

Posted on Febbraio 12, 2011 by randagia

Eccoci. Siam tutte lì a dire “Siamo donne, oltre le gambe c’è di più”, “Le italiane non fanno solo bunga bunga”, “Grandi donne non solo mignotte”. E “se non ora quando”? Abbiamo per ministri donne che fanno il bunga bunga, e per questo sono conosciute anche all’estero, mentre nessuno conosce l’esistenza di quelle che invece si danno da fare h24 per un risultato anonimo. Anonimo si, ma comunque un risultato.

Mi chiedo se Mina Welby manifesterà. Che sia una gran donna, lo si sa. Moglie di Piergiorgio Welby. Chissà perché una gran donna, deve sempre essere “la moglie di”. Non sempre, quasi. Mina è una donna che ha desiderato che suo marito morisse, ma non per l’eredità. Lo ha desiderato tanto quanto lo ha desiderato lui, forse di più. Il 20 dicembre 2006 il desiderio è stato esaudito: il respiratore artificiale che teneva in vita Piergiorgio è stato staccato, e sulle note di Bob Dylan, Mina ha visto il suo Piergiorgio andarsene. Finalmente. Eutanasia, l’ultimo gesto di amore. Triste vittoria di una lunga battaglia.

Domenica 13 Febbraio, ore 18:30 alla Casseta Popular di Grugliasco: Incontro con Mina Welby e Pino Giannini per la presentazione del libro L’Ultimo gesto d’amore, e se non domenica, quando? Ingresso gratuito, con tessera ARCI.

Prove di racconti

Posted on Gennaio 31, 2011 by randagia

Le madri non si arrendono mai. La mia mi ha regalato un grembiule con su scritto “Non so cucinare, ma ci provo”. Se scrivessi un libro lo intitolerei “Non so scrivere, ma ci provo”. In questi racconti, ci provo. Anzi, ci proverò perché per ora, di racconti da mettere qui, non ne ho.

Il balcone su Torino

Posted on Gennaio 30, 2011 by randagia

48 anni. Un impiego a tempo indeterminato, ben retribuito, in un’azienda sicura. Entri alle 8 esci alle 17. I colleghi sono per la maggior parte amici. Dopo vent’anni in cui avete condiviso cinque giorni su sette: avete delineato le amicizie, distinguendo le vere dalle apparenti, avete marcato le divergenze, tutte vere. Sai chi sono gli stronzi, sai che ce ne sono, tanti. Fino a qualche anno fa non ti pesava superare il limite delle canoniche otto ore. Quante serate passate con la pizza sulla scrivania a dirimere urgenze, a risolvere problemi, da sola o con i colleghi di sempre. Quanti scambi gastronomici, le marmellate di una, i liquori dell’altro. Adesso, scambi gastronomici a parte, non è più così. Adesso le otto ore devono bastare, non hai motivazione nè entusiasmo per farne di più. Adesso alzarsi al mattino e timbrare il cartellino ti pesa, ti senti in prigione, chiusa nella tua cella Excel. Un po’ sono cambiati i tempi, un po’ è cambiata l’azienda, un po’ sei cambiata tu. Stare ad un computer tutto il giorno, ti sembra il modo migliore di sprecare la vita. Per chi, poi? Per un indirizzo email? No, tu vorresti fare qualcosa di buono per qualcuno di umano, che ti risponda con un sorriso ed una stretta di mano, non con “sentiti ringraziamenti” e “distinti saluti”. E mentre ci pensi, eccola apparire in basso a destra sullo schermo quella busta giallina, foriera di un’altra probabile inutile urgenza. E invece no. “1 Risultato risponde alle tue richieste” da ImmobiliareVeneziani. Favoloso rustico su due livelli, 80 mq a piano, con possibilita’ di ricavare otto camere, travi a vista, cortile esterno. affare irrepetibile. All’irripetibile non ci credi tanto, però effettivamente è come lo volevi tu. In due settimane è tuo, ed il giorno che consegni in comune la dichiarazione di inizio lavori per la ristrutturazione, in ufficio consegni le dimissioni. Il computer lo userai solo più per scrivere agli amici e per rispondere alle prenotazioni della B&B “Il balcone su Torino”. Hai paura. Addio stipendio sicuro, addio mutua, addio weekend di shopping. Bentornato entusiasmo, bentornata iniziativa. E per qualche anno non ti dispiacerà troppo mettere gli stessi vestiti: quel nuovo sorriso che ti si è dipinto in volto farà sembrare nuovi anche loro. Gli stronzi commentano al caffè “Ma quella è fuori, lo è sempre stata, ti pare che a 50 anni butta tutto all’aria e si mette in braghe di tela a fare pane e marmellata ai tedeschi? Sì, sì combiniamo una cena tra un annetto, e vediamo se è ancora tanto convinta”. Gli amici capiscono il rischio che corri e stimano il tuo coraggio. “Dai sei una grande, vedrai che verrano dal Polo Nord solo per dormire nelle tue camere con le travi a vista, e scofanarsi la tua marmellata di mirtilli… ma un vasetto me lo passi ancora o adesso che non fai più consegne alla scrivania mi devo scordare il gusto che ha?” Ti dai fare, Torino non è certo come Roma o Firenze, ma dopo l’anno delle olimpiadi, il turismo c’è. La gente viene a vedere la mole, e scopre che c’è molto di più. Ti piace accoglierli, suggerire ristorantini sconosciuti, angoli affascinanti che nessuno cita. Racconti la storia dei turet, quelle fontane verdi col toro, che di verde non hanno niente perché sprecano acqua in continuazione in tutta la città, ma per tradizione questo e altro… Ti riesce pure di convincerli del fascino della pizza al padellino, con i napoletani eviti però. Ti alzi all’alba, ti corichi a mezzanotte, con sonni spesso interrotti dal campanello in piena notte, che gli scandinavi, vittime di troppo barbera, non ritrovano mai le chiavi. Apri la porta con un sorriso, magari non con una bella cera data l’ora, ma con un sorriso. Quello, adesso non ti manca più.

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