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due amiche, due giorni, due ruote

Posted on Aprile 18, 2023 by randagia

I monologhi di Sanremo

Posted on Febbraio 15, 2023 by randagia

cari negozianti…

Posted on Dicembre 9, 2022 by randagia

Cari commessi, cari negozianti, questo messaggio è per voi. Per voi che con sincero stupore e manifesta ammirazione sorridete a un anziano che paga dallo smartphone e non paghi aggiungete “Ma com’è tecnologico!”: SMETTETELA. Ieri ho accompagnato mio padre in un negozio. Lui sceglie gli articoli, chiede l’importo, ringrazia con il suo solito sorriso, prende …

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LO SPORT E’ DI TUTTI

Posted on Novembre 14, 2022 by randagia

cerca lungo il percorso

Posted on Giugno 21, 2022 by randagia

Il primo giorno in Friuli in Camper

Posted on Aprile 9, 2022 by randagia

Mont Ros, Champorcher: cuscini blu su lenzuola bianche

Posted on Marzo 18, 2012 by randagia

Quest’anno hai detto “Basta”. Basta. Basta a quelle gite in montagna che fai 700 metri di dislivello a inizio stagione, dicendo “alla prossima ne facciamo di più”, e ti ritrovi a fine stagione che sempre 700 ne fai. Crescita zero, come l’Italia. Ma quest’anno lo fai, ti iscrivi al C.A.I. (Club Alpino Italiano), almeno si cambia.
Scarichi da internet il Programma Gite, con discreto anticipo. Tanto discreto, che invece delle gite primaverili ci trovi le gite con le racchette da neve. Perché no?
Iscrizioni il giovedì in sede. “Ah, non hai mai messo le ciaspole? Sì, è una gita facile. E’ praticamente pianura.” Se praticamente è pianura, perché sul volantino c’è scritto dislivello 600 metri? La matematica non è un’opinione, ma la pianura sì?
Ritrovo la domenica, all’incrocio tra Corso Giulio Cesare e Corso Vercelli. Ah perchè, si incrociano? Pare di sì, si incrociano su un bel parcheggio ghiacciato, punto di ritrovo di escursionisti e immigrati rumeni. Dietro corso Romania, appunto. Vedi di azzeccare il gruppo giusto, o tu e le tue ciaspole vi ritrovate a Timisoara, e lì non sai se c’è neve.

Trovi il tuo gruppo, si compattano le macchine, una camicia a quadri carica te e altri. Non sa a cosa si è condannato: oltre al passaggio ti serve anche qualcuno che ti insegni come si cammina con le ciaspole, e una camicia a quadri è tipicamente più disponibile di chi ha il culo TheNorthFace e i pettorali Montura. Destinazione Champorcher. Durante il viaggio, racconti epici vedono protagonisti i vari personaggi del gruppo, in abiti fantozziani. E ridi. “Sta stra a fa ‘vni lurd” ti senti dire, quando di fronte a te si presenta la serpentina d’asfalto che da Bard porta a Champorcher, con tante di quelle curve da diventar scemi (n.d.r. traduzione non letterale).
Parcheggio. Arva. Racchette. Il tuo gentilissimo autista, si prodiga nella lezione numero uno: “Allora Randa, le racchette si mettono così… Ecco, sgancia dietro. Cammina davanti a me che vediamo come sali.” E non lo dice per guardarti il culo, o almeno credi.
Un’immensa distesa di bianco ai tuoi piedi, anni che non ne vedevi una così. In quel momento ti chiedi perchè poi hai scelto lo sci di pista perdendoti tutto questo. Qualcuno ha già lasciato impronte prima di voi, e le seguite, mentre lo sguardo, quando hai il fiato per sollevarlo, spazia su distese bianche schiantate contro il blu limpido del cielo. Lenzuola bianche e cuscini blu: immagini che la levataccia di questa mattina ti porta ad evocare. Fatichi come un mulo, e improvvisamente ricordi: era la fatica della salita che ti aveva fatto scegliere lo sci di pista! Troppo tardi per i rimpianti, grondando sudore, rimani affezionata al passo dell’apripista, che lento e inesorabile, costa dopo costa, ignorando il concetto di sosta, ti frega e ti porta fino in punta.
Respira: ce l’hai fatta! Guardati attorno: un panorama di quelli che visti in cartolina son belli, ma visti mentre ti asciughi il sudore sulla fronte, lo sono di più. No, non sai riconoscere le montagne, gli altri sì, e te le indicano per nome: ancora non sanno che è tutto inutile, perchè tu e la memoria avete un pessimo rapporto. E che dire del bacio di vetta? Quando si arriva su e, con tutto il sudore di cui si è intrisi, si baciano gli altri? Meglio non dire. Volano i complimenti per quelli che “Noi è la prima volta!”. Un bicchiere di the, un panino, due chiacchiere, quattro risate. Chi sbuccia frutta, chi gusta la trippa condita preparata dalla moglie, chi beve solo “sennò non digerisce”. Tu vorresti dormire, ma non sai come dirlo, e allora non lo dici.
In discesa, il tuo involontario mentore, è diventato volontario: “Allora a scendere, talloni verso il basso e lasciati scivolare… Guarda come faccio io, e fai uguale!” E tu lo fai, scendi. Dopo i primi passi incerti, inizia il divertimento: un passo dopo l’altro, correndo sul manto bianco, nel manto bianco. Ti ricordano le dune del deserto, ma bianche, farinose, fresche. Se cadi, chissene! E ridi. C’è chi dice che la montagna dovrebbe essere silenzio, ma non sei convinta. E ridi. Quando ti volti indietro vedi i segni dei vostri passi su quelle lenzuola bianche, confusi e disordinati come fossero di bambini. E sorridi.

Randagia, che bisogna mantenersi un po’ bambini. E ride.

Giordania Settentrionale: Panorami biblici!

Posted on Febbraio 5, 2012 by randagia

Le inquietanti inferriate alle finestre al quinto piano di grigi palazzi non ti stimolano a rimanere ad Amman più del necessario: notte di riposo, giornata di assaggio della Giordania settentrionale, prima del desiderato spostamento a sud. Si visita velocemente Umm Quais, un sito di rovine romane non particolarmente notevole, dove, come quasi ovunque in Giordania, vale più l’atmosfera del posto che il posto in sé. Da qui si gode una bella vista sul Lago di Tiberiade. Sì, sì, proprio quello del catechismo. Sai quando Gesù dice a Pietro «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini», e tutti mollan le barche, mollan le reti e gli van dietro? Ecco, erano proprio su quel lago, a pescare. Ora quel lago è nel territorio di Israele, ed i palestinesi vengono qui a guardare questo fantastico panorama che era la loro patria: vedi il lago, i villaggi, le campagne di Galilea. E ti fa più effetto questo, che pensare che sia un lago di acqua dolce sotto il livello del mare. Le guide ti sconsigliano di andare a Umm Quaiss nei venerdì di sole, in quanto meta dei merenderos locali: sarà, ma non ti credi ti sarebbe dispiaciuto.

Non puoi mancare Jerash, sito archeologico ben più vasto e ricco del precedente. Cioè tu lo potresti anche mancare, ma la rossa modenese, potrebbe uccidere se l’itinerario dovesse escludere questa meraviglia. E tutti i torti non avrebbe. Jerash (Gerada) insieme ad Amman, Umm Quais e altre 7 città faceva parte della decapoli, cioè della decina di città collocate sul confine orientale dell’Impero Romano, tra le attuali Giordania, Siria e Cisgiordania. Ci capiti con la luce del tramonto, fai finta di non sapere che si sta disputando una ridicola corsa delle bighe, ti guardi intorno e respiri fascino. Tra un colonnato e un pavimento mosaicato, i ragazzi del posto si danno appuntamento al muretto, sparando la musica a palla e fumando narghilè: la versione giordana del muretto di Alassio. Un mini souk ti attende all’uscita: chefie di tutti gli stili e i colori. Se hai intenzione di comprarne una, prendila qui: nel deserto ti servirà, e a Petra la pagheresti il doppio. Certo, non sono le chefie ricamate a mano, che vedi indossate dai locali: altrimenti invece di 5 dinari te ne chiedono 50. Almeno evita di prendere quelle con stampato “Made in China”.

Un lungo spostamento vi porta verso Madaba, dove, peccato averlo scoperto dopo, c’è il miglior ristorante di tutta la Giordania a prezzi non proibitivi, l’Haret Jdoudna. Non puoi non provare le baklava in una delle tante pasticcerie che fanno mostra di questi dolcetti al miele in enormi vassoi rotondi, che ti viene l’acquolina solo a parlarne.

Nel gruppo non ci sono ragazzini, ma allora com’è che la guardia deve venirvi a dire “Vi ricordo che questa è una chiesa, meno casino!” ? Sì, per lo meno lo dice in inglese e non in italiano, ma è una magra consolazione. Il mosaico della mappa della Terra Promessa, incastonato sul pavimento di una chiesa, voleva indirizzare i pellegrini, verso i luoghi di culto, e quindi questi vi erano principalmente raffigurati. Risale al VI secolo, ed è talmente particolareggiato da essere stato base per la cartografia della zona. Se lo visitate al mattino, la luce che filtra dalla finestra può infastidire il fotografo appassionato, a tal punto che i suoi amici potrebbero incasinarsi nelle peggio pose per realizzare ombre opportune, magari senza mantenere il silenzio, quindi: ricordatevi che siete in una chiesa!
In questa zona son fanatici del mosaico, c’è anche una scuola, la migliore al mondo. Una bella collezione è presente sul Monte Nebo, ma in questo periodo (gennaio 2012) è chiusa per restauri, quindi non la vedete. Farci una puntatina merita comunque, perchè il Monte Nebo non è solo mosaici, no. Tu vai, mettiti lì, sul terrazzo panoramico, guarda davanti a te: si vede Gerico, la valle del Giordano e se il cielo è terso, anche Gerusalemme. Sentiti arrivato, come Mosè qualche migliaio di anni fa. Già era proprio il buon Mosè che, dopo aver condotto il suo popolo per anni di marcia, arriva qui e finalmente vede la Terra Promessa. Peccato non riesca ad andare oltre e schiatti qui, per volere di Dio o per sfiga, che spesso coincidono. Si dice che Dio stesso l’abbia sepolto su questo monte, lasciando al figlio Giosuè il compito di tagliare il traguardo.

Randagia, che per questo viaggio ha ripassato le lezioni di catechismo

Giordania Trekking: pronti, partenza, via!

Posted on Gennaio 24, 2012 by randagia

Dicembre.‭ ‬Voglia di deserto.‭ ‬Voglia di cambiare aria.‭ ‬Subito.‭ ‬Chissenefrega del Natale‭? ‬Parti subito che sfrutti meglio le ferie.‭ ‬Peccato che il resto d’Italia non la pensi come te,‭ ‬e fin a dopo Natale non c’è il numero di partecipanti sufficiente affinché un viaggio parta.‭ ‬E aspetti.‭ ‬Aspetti che passi Santo Stefano,‭ ‬e parti con il viaggio‭ Giordania Trekking‭ ‬di‭ Avventure nel Mondo‭.

Camminare ti piace,‭ ‬in montagna ci vai spesso,‭ ‬secondo la scheda del viaggio,‭ ‬si tratta di trekking di categoria‭ “facile”,‭ ‬vuoi non farcela‭? ‬Arrivano le prime mail del gruppo che si sta formando.‭ ‬Il viaggio è stato assegnato alla guida di un tizio di nome Donato ma di mail Renato,‭ ‬giusto per aver confusione già dall’inizio.‭ ‬La confusione però si limita al nome,‭ ‬perché le istruzioni di viaggio che vi propina sono nette:‭
1‎) ‏leggetevi la relazione che vi mando,‭ ‬scritta da chi prima di noi ha fatto lo stesso viaggio‭ (‬e vedete di non fare domande che lì hanno già una risposta‭).
2‎) ‏mettete l’indispensabile nel bagaglio a mano,‭ ‬che quello in stiva è probabile che ce lo perdano.
3‎) ‏portate qualcosa di tipico della vostra regione,‭ ‬meglio se alcolico.

Ecco diciamo che il decalogo del perfetto viaggiatore non serve,‭ ‬basta il trittico.

Iniziamo a leggere la relazione.‭ ‬Bello,‭ ‬ti dicono cosa ti devi portare.‭
Scarpe da trekking.‭ ‬Sì.‭
Vestiti comodi.‭ ‬Sì.‭
Una corda da‭ ‬20‭ ‬metri.‭ ‬Una corda da‭ ‬20‭ ‬metri‭? ‬Ma non era un viaggio di categoria‭ “‬facile‭”? ‬E scusa,‭ ‬fosse stato di categoria‭ “difficile” ‬serviva anche la corona del rosario da‭ ‬5‭? ‬No,‭ ‬la corda no.‭ ‬Tanto se la porti,‭ ‬mica la sai usare.‭ ‬La porteranno altri,‭ ‬ovvio.‭ ‬Altri sì,‭ ‬se solo non ragionassero come te.‭ ‬Però prendi il moschettone viola,‭ ‬che un moschettone serve sempre,‭ ‬dice tuo padre,‭ ‬ma mica è vero.
Di tipico cosa porti‭? ‬La bagna cauda‭? ‬E no,‭ ‬senza tapinambur no.‭ ‬I gianduiotti‭? ‬Si squagliano.‭ ‬Torrone,‭ ‬vai di torrone.‭ ‬E qualcuno ci provi a dire che non è tipico piemontese.
Sul bagaglio,‭ ‬già sai,‭ ‬non ti preoccupi:‭ ‬scarponi ai piedi,‭ ‬sacco a pelo nello zainetto,‭ ‬di tutto il resto,‭ ‬se va di sfiga,‭ ‬si può fare a meno,‭ ‬o quasi.

Il gruppo è di‭ dodici persone.‭ ‬Da Torino,‭ ‬siete in due a partire.‭ ‬I grandi accordi preliminari,‭ ‬presi circa tre ore prima della partenza,‭ ‬sono‭ “‬Ci si aspetta al check-in‭”‬.‭ ‬Beh,‭ ‬o siete entrambe immuni alla sindrome del‭ “‬ma tu cosa ti porti‭?” ‬o siete prese da altro,‭ ‬o non ve ne può fregare nulla di avere un’idea di con chi vi toccherà passare i prossimi giorni,‭ ‬l’importante è posare i piedi e l’anima in quel deserto.‭ ‬Probabilmente un mix delle tre.
Ci si riconosce facile,‭ ‬al check-in per Istanbul tante valigie,‭ ‬ed un solo zaino.‭ ‬Sarà lei,‭ ‬ma falle uno squillo che eviti figuracce.‭ ‬L’ultimo buon caffè prima del metal detector,‭ ‬con chi in aeroporto ti ci ha accompagnata e qualche amico che tra un check-in e un landed capita di lì.

L’incontro con tutto il gruppo è al gate del volo Istanbul-Amman.‭ ‬Scalo a tempi stretti,‭ ‬ma meglio i tuoi tempi stretti che le‭ ‬10‭ ‬ore di attesa di altri.‭ ‬Tra pochi metri incontri il‭ “‬gruppo‭”‬,‭ ‬e che Allah te la mandi buona. Anche qui riconoscerli è facile.‭ ‬Un cofanetto di Ferrero Rocher gira tra un gruppo eterogeneo di persone:‭ ‬matematico,‭ ‬sono loro.‭ ‬Un Terence Hill che non ha abusato di botulino si avvicina sorridente,‭ ‬con l’accento di Troisi:‭ ‬ecco è Renato/Donato‭! ‬Lui viaggia leggero,‭ ‬solo bagaglio a mano.‭ “‬Certo,‭ ‬perché la tenda te la sto portando io‭!” ‬dichiara sorridendo una voce con lo stesso accento,‭ ‬la sorella.‭ ‬I Ferrero Rocher hanno uno sponsor Emiliano,‭ ‬Tiziana e Franco,‭ ‬la coppia del gruppo.‭ ‬Il ruolo di cassiere,‭ ‬tanto odiato quanto indispensabile nei viaggi in cui è prevista una cassa comune‭ (‬sempre con Avventure nel Mondo‭)‬,‭ ‬è già stato assegnato in tua assenza a Ol,‭ ‬povera lei che si prende la rogna,‭ ‬ma contenta tu che l’hai scampata.‭ ‬Un Piero Pelù più in carne e con i capelli corti è arrivato da Milano per voi,‭ ‬sotto il falso nome di Ale.‭ ‬Il veneto è ben rappresentato dagli aitanti Wil e Henry.‭ ‬Ma belin,‭ ‬dove sono i genovesi‭?

I feel CUD

Posted on Gennaio 24, 2012 by randagia

Scrittorincittà. Cuneo. Non posso non fare un salto. Prenoto due biglietti per Michela Murgia. Non ho mai letto nulla di suo, ma mi è simpatica a pelle. E la pelle non sbaglia. Teatro Toselli. Le letture vanno. Belle. Che fanno pensare. Fino al bis. Che fa tremare. Michela ti informa, che Santa Romana Chiesa, per riprendersi dalla decimazione degli 8×1000, a seguito dei ben noti episodi di pedofilia, ha bandito un concorso a premi per le parrocchie. In palio un volo a Madrid, per le giornate della gioventù, per le parrocchie migliori. Ma migliori in che? Migliori nella raccolta CUD. I feel CUD. Così l’hanno chiamato. «Cosa hanno in comune giovani, anziani, l’8xmille e Madrid? È ifeelCUD.it, il concorso al quale possono partecipare i ragazzi e le ragazze delle parrocchie di tutta Italia.” Il logo? Un CUD piegato ad aeroplanino. Avete capito bene, il concorso invita i ragazzi delle parrocchie a raccogliere i CUD di coloro che, avendo solo redditi da lavoro dipendente o assimilati, non sono tenuti a consegnarli. Tipicamente anziani pensionati. Ma se non sono tenuti a consegnarli per lo stato, perché dovrebbero esserlo per la Chiesa? Caro ragazzino della parrocchia, non è che stai aiutando un vecchietto in qualcosa che gli serve veramente. No, lo stai aiutando in una cosa che se non servisse a te per andare a Madrid, o meglio alla Chiesa per tirar su soldi, lui non dovrebbe neanche fare. C’è quella fantastica letterina che accompagna il CUD, quella in cui firmi per l’assegnazione del tuo otto per mille tra sette confessioni religiose (cattolica, valdese, ebraica,…). Vero, anche l’otto per mille di chi non firma viene comunque redistribuito tra sei dei sette enti contendenti, le assemblee di Dio disdegnano, secondo le percentuali calcolate in base a chi ha espresso una scelta. Ma se tu una scelta riesci a farla fare, vai a aumentare anche la tua percentuale del fettone di chi la scelta non esprime . E questo tu non lo sapevi, ma Santa Romana sì. E quindi vai, bel chierichetto, prendi il CUD del nonno, fagli firmare la letterina e portala a Babbo Ratzy, come faceva il nonno quando prendeva la tua e la portava a Babbo Natale. Solo che con le tue letterine, Babbo Natale non s’è fatto i soldi. Va che devi essere un genio a pensarla questa, va che devi aver avuto un’illuminazione dall’alto per esserci arrivato. Perché ad un comune mortale senza ganci lassù, questa sembrerebbe una truffa. Tanto quanto i finti esattori del gas che vanno a casa dei vecchietti e chiedono di pagare le bollette in contanti. Uguali. Solo che questi non chiedono soldi, chiedono solo fogli. E non rubano al vecchietto. Rubano allo stato, alle altre religioni, e va beh che tra di loro se la giocano, ma…
Se scoprissi che un ragazzino dall’aria innocente, va a chiedere il CUD di mia nonna e lo porta al suo Don Matteo con una firma sotto la voce “Chiesa Cattolica”, andrei dal suo Don Matteo e gli toglierei la gonnella in piazza. Prenderei la sua scatola delle offerte e la porterei ai valdesi. Raccoglierei l’elemosina durante l’eucarestia e la consegnerei al comune. E gli tirerei un cartone nello stomaco da fargli mancare il fiato. Altro che volo a Madrid.
Comunque ormai è tardi, il concorso è terminato. Sul sito sono elencate le parrocchie vincitrici. Tutte del sud. Probabilmente perché al nord, il CUD di tua nonna lo prendi tu, e le fai firmare nella casella dei valdesi un anno, alle assemblee di Dio un altro anno, allo Stato un altro anno ancora.

Questo l’articolo con cui, a Marzo, la Murgia denunciava il concorso su Il fatto.

Randagia, che non si sente CUD per niente…

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